Sacchetti bio, la metà è fuorilegge
Un'inchiesta tra supermercati, negozi e mercati in tutt'Italia svela un nuovo business gestito dalla criminalità e favorito da leggi poco chiare.

Da sacchetti di poco valore a vera miniera d'oro. Dopo che dallo scorso gennaio i sacchetti biodegradabili sono diventati a pagamento è nato un dibattito che non ha più trovato pace. E ora è sorta una questione ben più seria: il mercato illegale delle buste di plastica. Lo dimostra la nostra inchiesta in negozi, mercati e supermercati di 11 città italiane dove la metà delle buste utilizzate è risultato fuori legge.
Un affare redditizio
Il mercato parallelo dei sacchetti bio è un affare redditizio, la nuova frontiera delle ecomafie. Lo raccontano i numeri dei sequestri delle buste fuorilegge, le denunce per frode in commercio e le violazioni amministrative accertate dalla polizia. Solo nel mese d'agosto, ad esempio, sono stati sequestrati otto milioni di buste, una cifra altissima.
Regole ancora non chiare
Secondo le nuove regole i sacchetti che devono contenere e trasportare alimenti devono essere biodegradabili e compostabili, inoltre, devono avere almeno il 40% di materia prima rinnovabile. Le buste devono essere tutte a pagamento e non possono essere distribuite gratis. Un modo per disincentivare un utilizzo sventato della plastica e per ridurne la dispersione.
Cosa dice l' UE
L'obbiettivo dell'Unione Europea è quello di limitare la produzione, la circolazione e l'utilizzo di borse di plastica dando solamente delle direttive. Ogni singolo Stato può quindi decidere quali misure adottare. L'Italia ha scelto di puntare sulla riduzione dei sacchetti tradizionali a favore di quelli bioedegradabili e compostabili.
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