Alimentazione: quanto le tue abitudini impattano sull'ambiente?
Lo abbiamo chiesto a oltre 1.600 consumatori. Più della metà degli intervistati è disposta a spendere di più per acquistare prodotti sostenibili e sa che le proprie abitudini alimentari impattano notevolmente sul pianeta. Ma i marchi danno poca fiducia.

Seguire uno stile di vita e di alimentazione che favorisca sia il benessere umano sia quello ambientale (peraltro correlati) è una sfida importante del nostro tempo. Siamo pronti a coglierla? Sembra di sì. Dalla nostra inchiesta (abbiamo coinvolto 1.625 persone tra i 25 e i 74 anni, tra aprile e giugno 2019) emerge molta consapevolezza: il 60% degli intervistati crede, infatti, che le proprie abitudini alimentari abbiano un impatto sul pianeta. Il 25% - una percentuale che avremmo sperato più alta - fa molta attenzione agli aspetti ambientali: prima di comprare considera, per esempio, se il metodo di produzione è sostenibile oppure controlla il tipo di imballaggio utilizzato. Gli imballaggi sono cruciali: i rifiuti di plastica inquinano mari e oceani. Non hanno solo un pesante impatto ambientale, ma finiscono anche in quello che mangiamo. Nel 2018 abbiamo analizzato 102 campioni di sale marino, cozze e gamberi: più di due terzi (ben 70 su 102) risultava contaminato da microplastiche.
Attenzione all'origine
Un intervistato su due poi tiene molto conto dell'origine locale degli alimenti. Esistono diversi marchi di origine, come per esempio Dop e Igp: nei disciplinari, che definiscono i dettagli della produzione e il legame con il territorio, sono trascritti tradizioni e sapori tipici. Ciò nonostante - va detto - questi bollini non sempre sono garanzia di una maggiore sicurezza e qualità. E non tutti assicurano quello stretto legame con il territorio, che - spesso erroneamente - i consumatori credono di trovare. Prendiamo per esempio la Bresaola della Valtellina Igp. Il disciplinare di produzione fornisce indicazioni minime riguardo alla materia prima: viene specificato solo che la bresaola deve venire prodotta “esclusivamente con carne ricavata dalle cosce di bovino dell’età compresa fra i 18 mesi e i quattro anni”. Tradotto significa che la carne destinata alla produzione della bresaola non deve provenire necessariamente da allevamenti italiani.
Fare la spesa: le nostre abitudini
La nostra indagine svela un altro dato importante: il 55% degli intervistati dichiara di essere disposto a spendere di più per acquistare prodotti sostenibili. Un'ottima notizia per l'ambiente, ma purtroppo anche per le mire del marketing: l'attenzione verso l'aspetto ambientale ha generato più di un'attività di "greenwashing", ovvero tentativi di aziende o brand di mostrarsi pubblicamente più attenti, sensibili, impegnati in questioni ambientali di quanto lo siano effettivamente.
Mai fidarsi di chi sostiene che un prodotto è green e a basso impatto ambientale esclusivamente sulla base di parametri limitati; mai credere a slogan e proclami ambientalisti vaghi; mai cadere nella trappola di immagini, elementi grafici e comunicativi senza riferimenti precisi a procedure e azioni verificabili; mai fidarsi ciecamente di fonti o saperi tecnici che non sono accessibili al consumatore finale. Insomma, approfondire sempre.
Infine il 54% delle persone intervistate per questa indagine sostiene che il prezzo non è il principale criterio di scelta usato per gli acquisti. Molto bene, lo diciamo sempre anche noi che il prezzo non fa la qualità e lo dimostrano soprattutto i risultati dei test comparativi che facciamo su tantissimi prodotti (ne mandiamo in laboratorio circa 3.500 ogni anno).