Com’è strutturato il nostro di test laboratorio sulle pellicole trasparenti

Alimentarietà
La norma di riferimento per la commercializzazione delle pellicole per alimenti è severa e dettagliata (DPR 777 del 1982, DL 108 del 1992, DM 34 del 1973 e successivi aggiornamenti, REG. 10/2011 e successivi aggiornamenti): abbiamo immerso un pezzo di pellicola selezionato casualmente dalla confezione per 10 giorni a 40°C in diverse soluzioni (acido acetico, olio d’oliva, alcol etilico) per valutare se avvenga o meno la migrazione di sostanze chimiche dalla pellicola e se queste superino i limiti imposti dalla norma. Dopo aver identificato tramite un analisi specifica di quale materiale si tratta, li abbiamo sottoposti a prove più dettagliate. Perché come abbiamo spiegato prima ogni materiale ha i suoi punti deboli: per il PVC abbiamo analizzato la cessione di cloruro di vinil monomero, mentre per il PE esene ed ottene.
Microonde
Per questo test abbiamo dovuto inventarci un metodo, perché purtroppo non esistono linee guida: abbiamo analizzato il comportamento delle pellicole durante e dopo una quindicina di minuti con una ciotola di acqua a 800 W di potenza.
Prova pratica
Abbiamo chiesto a una decina di uomini e donne che normalmente utilizzano la pellicola di darci il loro giudizio compilando un questionario: si strappa facilmente? Aderisce a diversi tipi di contenitori rigidi? Si appiccica alle mani e si accartoccia? E con i sandwich come si comporta? È resistente?
Etichetta
Abbiamo verificato che le indicazioni in etichetta fossero coerenti con la tipologia del materiale, così come previsto dalla normativa. Abbiamo considerato come informazioni di base necessarie i metri, la presenza del logo per il contatto con alimenti i contatti del produttore, le avvertenze ed i consigli per il corretto utilizzo. Abbiamo premiato chi, pur non essendo obbligato per legge, specifica il tipo di materiale di cui è fatta la pellicola, fornisce informazioni sulle altre dimensioni (ad esempio spessore o larghezza), aggiunge indicazioni per la corretta raccolta differenziata.
Impatto ambientale
Abbiamo valutato l’impatto ambientale del materiale, il PE è da preferire al PVC perché quest’ultimo si degrada in microplastiche che possono funzionare come “spugne” ed assorbire alcuni composti molto inquinanti, detti POPs (Persistent Organic Pollutants) e se incenerito, può produrre diossine. Comunque essendo prodotti usa e getta non possiamo attribuirgli un giudizio positivo come materiale i valori vanno dal 3 per PE al 2 per PVC.
Infine abbiamo valutato l’imballaggio: tutti i contenitori sono riciclabili nella raccolta differenziata sia l’imballaggio in cartone che il rotolo interno (che non può essere eliminato in questo tipo di prodotto, al contrario della carta igienica in cui se ne può fare a meno). Se volete essere precisi, separate il seghetto nella raccolta dell’alluminio. Il peso così come le dimensioni dei contenitori sono molto simili, quindi il diverso impatto ambientale è in funzione dei metri contenuti. Più pellicola utilizzabile per lo stesso imballaggio riduce il peso ambientale dell’imballaggio.