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Batteri resistenti agli antibiotici nella carne di pollo: ecco la nostra inchiesta

20 marzo 2019
antibiotico-resistenza

Tracce di batteri antibiotico-resistenti trovati in tutti i campioni analizzati: è l'esito dell'ultima inchiesta su 42 campioni di carne di pollo comprati nei negozi. Abbiamo lanciato un manifesto per chiedere a produttori, istituzioni e industria farmaceutica di fare la loro parte per promuovere un uso corretto degli antibiotici. Leggi la nostra inchiesta in anteprima e firma anche tu il manifesto.

La nostra ultima inchiesta su tutti i 42 campioni di carne di pollo (acquistati in supermercati e macellerie di Milano e Roma) ha rilevato la presenza di uno o più geni portatori di resistenza agli antibiotici più usati in medicina (tetracicline e beta-lattamici). Per fortuna sulla carne non abbiamo trovato la presenza di geni di resistenza alla colistina, un antibiotico salvavita, la cui efficacia deve essere assolutamente preservata. Questi risultati del test confermano però i rischi: dobbiamo stare in guardia.

Si chiama antibiotico-resistenza e secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità è ormai diventato un problema di salute pubblica mondiale. Perché il rischio – quando i batteri sviluppano resistenza – è che a catena la loro “potenza” si trasferisca ad altri batteri, anche pericolosi, e che alla fine gli antibiotici perdano sempre più efficacia contro le infezioni.

Per questo bisogna agire in modo tempestivo per preservare l’efficacia degli antibiotici per il futuro. Ma come? Ciascuno deve impegnarsi personalmente a combattere questo pericolo. Sottoscrivi con noi il nostro manifesto: insieme sproneremo i produttori, le istituzioni e l’industria farmaceutica a fare la loro parte.

33 mila morti l'anno 

Le infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici sono la causa di 33.000 morti l’anno nell’Unione Europea, un problema che non deriva soltanto dai medicinali che assumiamo, ma anche da quelli somministrati negli allevamenti. L’Italia infatti è al terzo posto nell’Unione Europea per l’uso di antibiotici negli allevamenti: il 70% degli antibiotici venduti nel nostro Paese sono destinati agli animali.

Che cos'è l'antibiotico-resistenza?

Normalmente, dopo l’assunzione, un antibiotico entra nei batteri uccidendoli o bloccandone la riproduzione. Alcuni batteri, quando esposti in modo eccessivo e scorretto agli antibiotici, sviluppano meccanismi di resistenza (attraverso la produzione di enzimi degradanti, sistemi di estrusione, variazione della permeabilità, mutazione dei target degli antibiotici) grado di inattivare o rendere inutili questi medicinali: i microrganismi sono così in grado di riprodursi e trasferire la loro potenza a batteri anche più pericolosi per l’uomo. Il rischio finale è che questa resistenza si diffonda sempre di più, che gli antibiotici, farmaci essenziali anche contro malattie serie, non siano più efficaci, che anche una modesta infezione possa diventare difficile da curare e che, ad esempio, chi deve fare un intervento chirurgico o una chemioterapia antitumorale non possa più difendersi da probabili infezioni con una terapia efficace.

Quali sono le cause?

Tre sono le principali cause del diffondersi dell'antibiotico-resistenza.

  • Una è l'uso eccessivo e sbagliato degli antibiotici da parte delle persone: gli italiani sono al quinto posto in Europa per uso di questi farmaci.
  • Poi ci sono gli ospedali, una riserva di microrganismi facilmente trasmissibili, anche resistenti.
  • Ma l'altra grande causa è la presenza di superbatteri che finiscono nel nostro piatto a causa dell'abuso di antibiotici negli allevamenti: un uso sempre più massiccio, dovuto alla diffusione degli affollati capannoni industriali, in cui è più facile che gli animali si ammalino. E per mantenerli in vita e non perdere in produttività non si lesina con i medicinali.
Dagli animali agli uomini: come si diffondono i batteri resistenti

Negli allevamenti, spesso gli antibiotici si danno non solo agli animali malati ma anche a quelli sani, in modo da prevenire contagi e non perdere in produttività. Più antibiotici si usano, però, e più batteri sviluppano un meccanismo che permette loro di resistere a questi farmaci.

I batteri resistenti vanno così a finire non solo nella carne che arriva alle nostre tavole ma, attraverso gli escrementi degli animali, anche nel terreno e quindi nei concimi e nell'acqua per irrigare frutta e verdura che, di nuovo, arrivano nel nostro piatto. I batteri resistenti possono anche infettare gli allevatori che lavorano a contatto con gli animali. E, così, loro volta i lavoratori possono trasferirli ad altre persone. 

Cosa puoi fare tu: quali precauzioni prendere

Perché gli antibiotici continuino a proteggerci dagli agenti pericolosi e dalle conseguenti malattie è necessario prendere alcune precauzioni.

In cucina

  • Lava bene le mani, prima e dopo aver maneggiato il cibo.
  • L’unico modo efficace per uccidere i microrganismi consiste nel cuocere bene la carne: è importante che al centro raggiunga una temperatura di almeno 70 °C.
  • Lava posate, stoviglie e superfici che sono state a contatto con la carne cruda.
  • Non mettere mai la carne cotta nello stesso piatto in cui l’avevi appoggiata da cruda.
  • Separa in frigo gli alimenti crudi da quelli cotti.

Uso degli antibiotici

  • Solo il medico può decidere se prescrivere un antibiotico: evita di fare pressioni perché te lo prescriva e non affidarti al fai-da-te. Se lo hai in casa non pensare di poterlo prendere come fai con i farmaci da automedicazione. Ricorda che influenza, raffreddore, tosse e mal di gola hanno nella quasi totalità dei casi un'origine virale, mentre gli antibiotici sono utili solo in caso di infezioni batteriche. Prenderli in un'infezione virale non favorisce la guarigione, né evita che la malattia peggiori.
  • Se prescritto, assumi l’antibiotico per il periodo indicato e con regolarità, cioè agli orari prestabiliti.
  • Se hai dimenticato di prendere l'antibiotico, segui prima di tutto questa regola: mai assumere dose doppia. Se hai dimenticato di prendere una dose ormai da molto tempo, prendi la dose successiva all'orario prestabilito. Se l'hai dimenticata da poco, una o due ore, assumi la dose, ma poi mantieni questo nuovo orario, rispettando l'intervallo di tempo tra una dose e l'altra (cioè le 8, 12 o 24 ore), che il medico ti ha di sicuro indicato sulla prescrizione.
Curarsi con gli antibiotici: quando non serve

Al di là degli antibiotici presenti negli alimenti, spesso si prendo antibiotici anche per curare patologie che invece devono essere curate in altro modo. Ecco 5 casi concreti in cui gli antibiotici sono spesso assunti senza necessità. In casi come questi, è bene non insistere con il medico perché prescriva un antibiotico e non prenderli di propria iniziativa:

  • influenza e febbre alta: il miglior rimedio è il riposo. La causa della malattia è un virus, contro il quale l’antibiotico è del tutto inutile. Se la febbre alta provoca disagio, si può ricorrere a un antifebbrile;
  • tosse: in gran parte dei casi è di origine virale. Può durare anche tre o quattro settimane, senza per questo essere necessariamente l’indizio di un problema serio. La tosse in sé è un sintomo, che sedare non ha alcuna utilità. Se disturba il sonno, il miele resta un rimedio di efficacia comprovata;
  • mal di gola: il responsabile è spesso un virus. Le “faringiti acute” sono nella stragrande maggioranza di origine virale e spesso guariscono spontaneamente nel giro di qualche giorno. Nei casi dubbi, specialmente se si tratta di bambini, è utile il ricorso al tampone faringeo per determinare il tipo di microrganismo responsabile del disturbo;
  • sinusite: spesso è di origine virale e guarisce senza bisogno di antibiotici. Anche le sinusiti di origine batterica nel 70% dei casi si risolvono da sole. In ogni caso per distinguerle è bene osservare l’andamento dei sintomi;
  • otite: più diffusa nei bambini, è una delle più frequenti cause di prescrizione di antibiotici da parte dei pediatri. Nel 70-80% dei casi guarisce anche senza bisogno di antibiotici. In assenza di malattie concomitanti (come bronchite o fuoriuscita di pus dall’orecchio) gli antibiotici non dovrebbero essere somministrati prima di 48-72 ore dall’insorgere della malattia, osservando attentamente l’andamento dei sintomi.

Se vuoi approfondire quando e perché gli antibiotici non devono essere usati, puoi leggere l'articolo completo in PDF pubblicato sul numero di InSalute di febbraio.

Cosa fa Altroconsumo

Altronconsumo da sempre promuove l’uso corretto dei famaci, tanto in medicina umana che in veterinaria. La difficile correlazione tra antibiotico-resistenza e sicurezza alimentare, viene affrontata su più fronti:

  • Con le nostre analisi sul campo, come l'ultima pubblicata sul numero di aprile di Inchieste. Ma anche invitando i consumatori a fare la propria parte: sottoscrivi anche tu i tre impegni e aiutaci a spronare i produttori, le istituzioni e l’industria farmaceutica a fare la loro.
  • Con la campagna “Basta antibiotici nel piatto”. Alla nostra battaglia per un uso corretto di medicinali da parte di allevatori e produttori di carne hanno partecipato oltre 6 mila consumatori, che hanno firmato il nostro appello inviando una mail con le nostre richieste a allevatori e distributori. Le nostre richieste:

- Assumersi l’impegno di mettere in atto tutti gli strumenti di prevenzione utili a ridurre la necessità di ricorrere all’antibiotico, attraverso il rispetto delle norme di biosicurezza negli allevamenti, il miglioramento delle condizioni di vita degli animali, il costante aggiornamento di tutti gli operatori addetti, l’implementazione di opportune vaccinazioni degli animali.

- Fare un uso corretto del farmaco, ovvero: sospensione della profilassi generalizzata con antibiotici su animali sani, limitazione dell’impiego di antibiotici critici per la terapia umana ai soli casi di infezione resistente a tutte le altre classi di antibiotici registrate per l’uso veterinario, uso di antibiotici mirati, a spettro ristretto, individuati con antibiogramma. 

  • Attraverso un dialogo aperto con alcuni produttori, distributori e con Unaitalia, associazione di categoria delle filiere delle carni (soprattutto avicunicola) e delle uova, per sensibilizzarli e portare avanti le nostre richieste.
  • Attraverso una richiesta di dialogo con le istituzioni. Altroconsumo, insieme ad altre associazioni, ha chiesto al ministro della Salute Beatrice Lorenzin un confronto sugli impegni del governo su questo fronte, in particolare sui contenuti della bozza del Piano nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico Resistenza. 
  • Attraverso la collaborazione con realtà internazionali come il Beuc, organizzazione che riunisce le associazioni di consumatori europee.