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Ogm li abbiamo cercati in centinaia di prodotti senza trovarli
01 marzo 2012

L’inchiesta sugli ogm è stata svolta in quattro Paesi europei. In Italia abbiamo acquistato e portato in laboratorio 98 prodotti per verificare se, pur nel silenzio dell’etichetta, la soia o il mais presenti nella lista degli ingredienti erano geneticamente modificati.
L’analisi per rintracciare l’eventuale presenza di Ogm si basa sulla amplificazione del Dna. Non sempre però è possibile portare a buon fine l’analisi, perché il processo produttivo può cancellare o denaturare il Dna, rendendolo di fatto non rintracciabile. Nessun prodotto è risultato positivo alla ricerca: ciò significa che o non conteneva Ogm o non è stato possibile rintracciarlo per le difficoltà metodologiche dell’analisi.
Gli europei sono scettici
La tecnologia del Dna ricombinante, quella che serve per creare gli Ogm, viene utilizzata senza clamore da molti anni, per esempio in medicina, per mettere a punto nuovi farmaci sempre più efficaci. L’opinione pubblica accetta senza riserve queste innovazioni, ma esprime molte remore di fronte alle stesse innovazioni nel settore agro-alimentare. Gli europei non gradiscono affatto: secondo l’ultima indagine Eurobarometro (2010), il 54% dei cittadini Ue e il 59% degli italiani non vogliono Ogm sul piatto. Inoltre, ben il 63% degli italiani non li ritiene sicuri per la salute. Paure che non sempre hanno un fondamento concreto: gli alimenti transgenici sono un argomento su cui si fa spesso disinformazione, a partire dalle immagini su fantomatiche fragole-pesce o pomodori-embrioni che viaggiano sulla rete. Le multinazionali che li hanno studiati e brevettati, inoltre, non hanno fatto della trasparenza il loro punto di forza e questo ha contribuito a creare un clima di scetticismo e timore. Ma, a onor del vero, essendo passati ormai più di dieci anni dalla nascita dei primi Ogm, molti dubbi sono stati fugati.
Molti controlli li rendono sicuri
La preoccupazione che gli Ogm possano fare male alla salute, per esempio che provochino allergie, inducano resistenza agli antibiotici in microrganismi pericolosi per l’uomo, o abbiano altri effetti imprevedibili, è ancora molto in voga, sebbene ci siano ormai parecchi studi, tra cui ricerche indipendenti (svincolate dagli interessi economici delle multinazionali che li producono), che dimostrano come gli Ogm autorizzati siano da questo punto di vista sostanzialmente equivalenti alle piante convenzionali. Certo, la scienza come tale non fornisce garanzie assolute, ma allo stato attuale delle conoscenze possiamo rassicurare i consumatori su questo aspetto. Senza contare che le piante Ogm, prima di ricevere l’autorizzazione alla coltivazione e alla commercializzazione, devono superare un elevato numero di test di sicurezza. In Europa, i test tossicologici sono stati condotti per tutti i prodotti geneticamente modificati approvati per la commercializzazione e l’uso alimentare. Tutti i prodotti autorizzati sono monitorati (almeno 3 anni negli Stati Uniti, per tutta la durata dell’autorizzazione nell’unione Europea) allo scopo di riscontrare eventuali effetti indesiderati sulla salute o sull’ambiente a lungo termine.
Ma allora va tutto bene?
Il dibattito resta aperto soprattutto sugli aspetti etici e sociali degli Ogm attualmente presenti sul mercato. Si tratta, però, di una discussione che prescinde dalla tecnica di modificazione genetica, ma riguarda essenzialmente il monopolio dei semi Ogm da parte di poche multinazionali americane, che li hanno brevettati in tutto il mondo. Per fare una valutazione corretta è quindi importante spostare l’attenzione dalla tecnica (cioè l’utilizzo dell’ingegneria genetica per modificare il Dna) al prodotto finale e analizzare i pro e i contro di ogni singolo Ogm. Solo procedendo in questo modo si possono tutelare i consumatori e le loro esigenze (il tale Ogm dà qualche vantaggio? È sano?) mantenendo aperta la porta della ricerca, fondamentale per il progresso e il miglioramento della nostra qualità di vita. Siamo convinti dell’importanza della ricerca pubblica, l’unica che può davvero studiare innovazioni utili e vantaggiose per tutti e soprattutto rispondere ai bisogni delle agricolture locali.
Progresso e garanzie
Siamo favorevoli al progresso tecnologico ma chiediamo che i prodotti Ogm diano reali benefici per i consumatori, cosa che attualmente non avviene per tutti gli Ogm autorizzati. Per questo, vogliamo che riparta la ricerca pubblica in Europa e non solo quella delle multinazionali americane. Solo così, la tecnologia genetica sarà effettivamente al servizio dei cittadini. Ma sosteniamo anche la libertà di scelta di chi, per proprie convinzioni, non vuole gli Ogm nel piatto. Questo vuol dire tracciabilità, trasparenza in etichetta e controlli.
Gli europei sono scettici
La tecnologia del Dna ricombinante, quella che serve per creare gli Ogm, viene utilizzata senza clamore da molti anni, per esempio in medicina, per mettere a punto nuovi farmaci sempre più efficaci. L’opinione pubblica accetta senza riserve queste innovazioni, ma esprime molte remore di fronte alle stesse innovazioni nel settore agro-alimentare. Gli europei non gradiscono affatto: secondo l’ultima indagine Eurobarometro (2010), il 54% dei cittadini Ue e il 59% degli italiani non vogliono Ogm sul piatto. Inoltre, ben il 63% degli italiani non li ritiene sicuri per la salute. Paure che non sempre hanno un fondamento concreto: gli alimenti transgenici sono un argomento su cui si fa spesso disinformazione, a partire dalle immagini su fantomatiche fragole-pesce o pomodori-embrioni che viaggiano sulla rete. Le multinazionali che li hanno studiati e brevettati, inoltre, non hanno fatto della trasparenza il loro punto di forza e questo ha contribuito a creare un clima di scetticismo e timore. Ma, a onor del vero, essendo passati ormai più di dieci anni dalla nascita dei primi Ogm, molti dubbi sono stati fugati.
Molti controlli li rendono sicuri
La preoccupazione che gli Ogm possano fare male alla salute, per esempio che provochino allergie, inducano resistenza agli antibiotici in microrganismi pericolosi per l’uomo, o abbiano altri effetti imprevedibili, è ancora molto in voga, sebbene ci siano ormai parecchi studi, tra cui ricerche indipendenti (svincolate dagli interessi economici delle multinazionali che li producono), che dimostrano come gli Ogm autorizzati siano da questo punto di vista sostanzialmente equivalenti alle piante convenzionali. Certo, la scienza come tale non fornisce garanzie assolute, ma allo stato attuale delle conoscenze possiamo rassicurare i consumatori su questo aspetto. Senza contare che le piante Ogm, prima di ricevere l’autorizzazione alla coltivazione e alla commercializzazione, devono superare un elevato numero di test di sicurezza. In Europa, i test tossicologici sono stati condotti per tutti i prodotti geneticamente modificati approvati per la commercializzazione e l’uso alimentare. Tutti i prodotti autorizzati sono monitorati (almeno 3 anni negli Stati Uniti, per tutta la durata dell’autorizzazione nell’unione Europea) allo scopo di riscontrare eventuali effetti indesiderati sulla salute o sull’ambiente a lungo termine.
Ma allora va tutto bene?
Il dibattito resta aperto soprattutto sugli aspetti etici e sociali degli Ogm attualmente presenti sul mercato. Si tratta, però, di una discussione che prescinde dalla tecnica di modificazione genetica, ma riguarda essenzialmente il monopolio dei semi Ogm da parte di poche multinazionali americane, che li hanno brevettati in tutto il mondo. Per fare una valutazione corretta è quindi importante spostare l’attenzione dalla tecnica (cioè l’utilizzo dell’ingegneria genetica per modificare il Dna) al prodotto finale e analizzare i pro e i contro di ogni singolo Ogm. Solo procedendo in questo modo si possono tutelare i consumatori e le loro esigenze (il tale Ogm dà qualche vantaggio? È sano?) mantenendo aperta la porta della ricerca, fondamentale per il progresso e il miglioramento della nostra qualità di vita. Siamo convinti dell’importanza della ricerca pubblica, l’unica che può davvero studiare innovazioni utili e vantaggiose per tutti e soprattutto rispondere ai bisogni delle agricolture locali.
Progresso e garanzie
Siamo favorevoli al progresso tecnologico ma chiediamo che i prodotti Ogm diano reali benefici per i consumatori, cosa che attualmente non avviene per tutti gli Ogm autorizzati. Per questo, vogliamo che riparta la ricerca pubblica in Europa e non solo quella delle multinazionali americane. Solo così, la tecnologia genetica sarà effettivamente al servizio dei cittadini. Ma sosteniamo anche la libertà di scelta di chi, per proprie convinzioni, non vuole gli Ogm nel piatto. Questo vuol dire tracciabilità, trasparenza in etichetta e controlli.