Stop alle targhe straniere, le nuove misure contro i furbi
Se risiedi in Italia da più di 60 giorni, dal 5 ottobre 2018 non puoi più circolare con un veicolo immatricolato all’estero. Giro di vite sul trucco più usato per non pagare multe, revisioni e superbolli. Si rischia 712 uero di sanzione e il fermo del veicolo. Ecco come ci si mette in regola.

Negli ultimi anni grazie all’utilizzo di targhe estere molti furbetti non hanno pagato bollo e superbollo per le auto di lusso. Queste auto potevano sfuggire come proprietà al Fisco e chi se ne approfittava poteva saltare le revisioni, abbattere i costi dell’assicurazione e soprattutto infischiarsene di accumulare multe (per Ztl non rispettate, soste selvagge, rossi saltati e limiti di velocità più che violati). Nel solo 2017 il comune di Milano si è trovato a provare a mandare 110mila notifiche oltreconfine, vedendone pagate solo la metà.
Il cd decreto sicurezza 113/2018 convertito nella legge 132 del 2018 e in vigore dal 5 ottobre 2018 stabilisce che è vietato circolare con un veicolo immatricolato all’estero per chi ha la residenza in Italia da più di sessanta giorni. A chi si trova in questa condizione e viene sorpreso sulle strade italiane con un veicolo con targa estera viene comminata una multa di 712 euro e da quel momento il veicolo non può più circolare.
Regolarizzazione, come funziona
Per regolarizzare il veicolo con targa straniera bisogna consegnare alla Motorizzazione le targhe estere e la carta di circolazione rilasciate dalle autorità del paese in cui il veicolo è stato immatricolato. Gli uffici della Motorizzazione a questo punto rilasciano una nuova coppia di targhe e una carta di circolazione provvisoria che nel giro dei successivi 60 giorni verrà sostituita dalla carta di circolazione definitiva. La procedura di regolarizzazione ha un costo che mediamente è di circa 500 euro a veicolo, così composto:
- 101,20 euro di spese burocratiche e amministrative.
- 41,78 euro per l’acquisto delle targhe.
- Tra 151 e 196 euro per auto di potenza fino a 53 kW e tra 3,51 e 4,56 euro/kW per auto di potenza superiore a 53 kW, costo relativo all’imposta provinciale di immatricolazione e proporzionale alla potenza del veicolo.
Se invece non si vuole reimmatricolare il veicolo in Italia per evitare di incorrere in sanzioni bisogna farlo rientrare nel paese di originaria immatricolazione. In questo caso bisogna fare richiesta agli uffici della Motorizzazione del rilascio di un foglio di via e di una targa provvisoria che permette alla vettura di attraversare le strade italiane fino alla frontiera senza rischi di incorrere in sanzioni. Trascorsi 180 giorni senza che il veicolo sia stato immatricolato in Italia o senza che il proprietario abbia richiesto il rilascio di un foglio di via che permetta di recarsi con il veicolo oltre i transiti di confine, scatta la confisca amministrativa.
Esclusi dalla norma
Il 10 gennaio 2019 una circolare del Ministero dell’interno ha chiarito alcuni aspetti della nuova legge. Innanzitutto, per sgomberare il campo da alcune interpretazioni non corrette, si chiarisce che la norma non colpisce chi possiede un veicolo concesso in leasing oppure in locazione senza conducente da parte di impresa intestataria straniera (Ue o See) non avente sede in Italia, oppure se il veicolo è stato dato in comodato a un lavoratore o collaboratore da parte di impresa intestataria straniera (Ue o See) non avente sede in Italia. Ovviamente restano esclusi dalla nuova normativa i veicoli appartenenti a persone, organizzazioni o enti stranieri muniti di targa CC, CD, EE e AFI, in quanto sono assimilati ai veicoli italiani.