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Caldo a tutti i costi: quando le temperature sono fuori legge

02 novembre 2016
temperature riscaldamento

Temperature oltre i 20 gradi: si viola la legge, si fa un danno all'ambiente e anche al portafogli. Nonostante ci siano limiti precisi alle temperature massime in case, uffici e negozi, i "furbetti del termostato" non mancano. Tra Milano e Roma, quasi 3 su 4 non rispettano le regole.

I "furbetti del termostato": ecco la nostra inchiesta

L’inverno è alle porte e il freddo inizia a farsi sentire. Nei prossimi mesi il tepore, soprattutto negli ambienti chiusi, tenderà ad aumentare. Niente di male, anzi. Però occorre fare attenzione, perché non tutto il caldo, per quanto possa essere piacevole, va bene. In particolare entrando in una casa, in un ufficio pubblico o in un negozio, potremmo trovare una temperatura troppo alta, e, per quanto gradevole possa essere comunque non andrebbe bene. Si tratta di

  • uno spreco economico;
  • un comportamento ambientalmente irresponsabile;
  • una violazione della legge.

In Italia, infatti, esiste un limite preciso per le temperature all'interno dei luoghi chiusi, pubblici o privati che siano: 20 gradi, con una tolleranza massima di due gradi. Di più, per la legge, è troppo. Non sono valori scelti a caso, ma individuati dagli esperti internazionali che studiano il “comfort climatico” e che li hanno definiti come gli ideali per svolgere le attività di tutti i giorni in pieno benessere e nel rispetto delle esigenze dell'ambiente e dell'economia. Ciò nonostante, non di rado capita che il limite venga violato.

Tre su quattro non rispettano le regole 

Per verificare con mano se e quanto il limite dei 20 gradi venga rispettato nel mese di febbraio 2016, ci siamo recati in incognito con un termometro in alcuni negozi e uffici pubblici di Milano e Roma, cercando di coprire più categorie commerciali possibili, dai punti vendita delle grandi catene ai negozi di marchi di alta moda. Un discorso simile è stato fatto per gli edifici pubblici: uffici postali, comunali e persino alla Camera dei Deputati. In tutto 22 tra negozi e uffici nel corso di giornate serene e soleggiate con temperature minime tra i 16 e i 19 gradi a Roma e tra i 9 e i 16 a Milano. I risultati sono stati tanto chiari quanto scoraggianti: in 17 casi su 23 il limite è stato infranto. Di queste violazioni, solo sei erano, almeno, all'interno della soglia di tolleranza di due gradi, mentre in 11 casi su 23 la violazione era molto più ampia e, addirittura, in un caso sono stati sfiorati i 25 gradi.

Promossi e bocciati 

I due risultati peggiori sono stati quelli registrati all'interno del negozio Zara di corso Vittorio Emanuele a Milano e della boutique Louis Vuitton vicino a Via del Corso a Roma. In entrambi i casi la temperatura era di 24,5 gradi, benché, almeno a Roma, la temperatura esterna fosse piuttosto alta. Gli uffici pubblici non sono da meno: all'anagrafe milanese di via Larga i cittadini in attesa dovevano addirittura togliersi giacche e cappotti e farsi vento con ventagli improvvisati per resistere alla calura. A Roma troppo caldo da Christian Dior, in Via dei Condotti, da Zara in via del Corso (22,5°) e persino alla Camera dei Deputati di Montecitorio, dove abbiamo misurato 22 gradi, solo di un soffio dentro la soglia di tolleranza. Buona e in linea con le indicazioni di legge la temperatura rilevata negli uffici della Posta centrale di Roma e di Milano: 20 gradi (a Milano, sui termosifoni erano presenti anche le valvole termostatiche previste dalla legge per regolare il calore).

Temperature troppo alte: costi, inquinamento e normativa

Non bisogna credere che un grado in più o in meno sia un dettaglio da poco. Anzi. Si tratta di una differenza che può incidere, e molto, sui consumi e, di conseguenza, sia sui costi sia sull'inquinamento.

  • Ridurre la temperatura di un solo grado porta un risparmio dell’8% dei consumi. Non poco, se si pensa che il nostro Paese spende complessivamente 42 miliardi per rifornirsi di gas naturale e petrolio (dato Istat 2014) e che ogni famiglia italiana spende, in media, mille euro all'anno per il riscaldamento.
  • Riducendo la temperatura si riducono anche le emissioni che, con il traffico sono la maggiore causa dell’inquinamento. Rispettare la legge non è difficile, basta impostare nel modo corretto il termostato.

Il problema è che è altrettanto semplice violarla. L'unica cosa veramente difficile sembra sia incappare in una sanzione per chi trasgredisce. Manca, infatti, come spesso accade, un sistema di controlli. Ogni Comune fa da sé e, quindi, le modalità di verifica cambiano da un caso all'altro. Senza contare, poi, il fatto che ormai circa un terzo degli impianti di riscaldamento degli edifici residenziali è autonomo e quindi le verifiche sulle temperature e l'efficienza delle caldaie andrebbe fatta appartamento per appartamento.

Una norma da rispettare 

Le cose però dovrebbero cambiare presto. Entro la fine del 2016 diventerà obbligatorio per tutti gli immobili con riscaldamento centralizzato installare i contabilizzatori di calore e le valvole termostatiche per il controllo della temperatura. In questo modo, per i cittadini, i consumi potrebbero notevolmente ridursi entro i prossimi tre anni e il taglio potrebbe arrivare persino al trenta per cento. Oltre a questo, occorre inoltre considerare che, per chi si adegua alla nuova norma, esiste la possibilità di godere delle detrazioni disponibili sino alla fine del 2016. L'intenzione di chi ha stilato questa nuova norma è quella di provare a ridurre anche i consumi delle abitazioni private, oltre a quelle di negozi e uffici. In questo modo si otterrebbe un sensibile risparmio di denaro e di emissioni, con beneficio per le nostre spese e per l'ambiente.