Comunità energetiche rinnovabili (Cer): cosa sono e come funzioneranno
Cer e Autoconsumo collettivo sono forme di aggregazione tra cittadini, aziende e enti locali che consumano insieme l'energia elettrica prodotta da un impianto condiviso. Alcuni progetti pilota già esistono, ma il decreto attende ancora l'ok dell'Ue. Quali gli scopi? Quali gli incentivi previsti, i vantaggi e i vincoli? Tutte le risposte ai principali dubbi sulle comunità energetiche.
- contributo tecnico di
- Stefano Casiraghi e Paolo Cazzaniga

Comunità energetiche rinnovabili (Cer) e Autoconsumo collettivo sono due nuovi modi per i cittadini di aggregarsi, produrre e condividere energia elettrica, partecipando così attivamente alla transizione energetica e rendendo più sostenibile il sistema.
Nella pratica, nel caso delle Cer ad esempio, cittadini, aziende ed enti locali della stessa area possono condividere un impianto alimentato da fonti rinnovabili (fotovoltaico ad esempio) e utilizzarlo per i propri consumi, ricevendo in cambio un incentivo.
Ci sono già stati dei progetti pilota in Italia, partiti in fase sperimentale, ma recentemente si sono aggiunti nuovi passaggi legislativi e regolatori - non ancora definitivi - che puntano a rendere questa alternativa più percorribile e definita.
Ma come funzionano le comunità energetiche? Chi può entrarne a far parte? Quali vantaggi e vincoli?
La prima cosa che deve essere chiara, intanto, è che - quando si entra a far parte di una comunità energetica – i propri consumi e la propria bolletta non cambiano; la cosa importante, però, è che si può consumare energia rinnovabile anche se non si ha un impianto di proprietà e che si riceveranno degli incentivi in base a quanta energia autoprodotta si consuma senza pesare sulla rete nazionale.
A che punto è il decreto?
Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase), a fine febbraio 2023, ha inviato all’Unione europea la proposta di decreto che incentiva le comunità energetiche: la proposta è ora in attesa del via libera della Commissione Ue, che potrebbe anche richiedere eventuali modifiche.
Con questo decreto l’Italia andrà a recepire la Direttiva europea RED II 2001/2018, con la quale l’Ue ha riconosciuto valenza giuridica alle associazioni di cittadini attive nel condividere l’energia; ha inoltre ampliato la figura del produttore/consumatore di energia (prosumer), alternativa fino ad ora possibile solo per chi era proprietario di un impianto.
Da quando è nato il sistema elettrico nazionale i cittadini hanno condiviso l’energia prodotta dai diversi punti di produzione sulla rete, cioè dalle centrali a gas o dagli impianti idroelettrici. Quando, poi, le tecnologie come il fotovoltaico hanno permesso di immettere in rete energia elettrica da migliaia di punti, si è fatto un ulteriore passo avanti creando un sistema decentralizzato: a fine marzo 2023, in Italia, erano presenti oltre 1,3 milioni di impianti fotovoltaici.
Con l’istituzione delle comunità energetiche si intende fare alcuni passi in più (che spiegheremo nel dettaglio più avanti):
- aumentare la sostenibilità e l’efficienza del sistema elettrico;
- fornire uno strumento di partecipazione alla transizione energetica anche ai cittadini che, per ragioni economiche o altre motivazioni, non possono installare un impianto di produzione da energia rinnovabile di proprietà, dedicato solo alla propria abitazione;
- dare un contributo, tramite gli incentivi, a chi si trova in condizioni di povertà energetica e ha difficoltà a pagare le bollette. Le agevolazioni e i limiti previsti tendono, infatti, a permettere soprattutto a enti e Comuni di accedere a questo sistema, anche per aiutare chi si trova in difficoltà.
Alcune decine di comunità energetiche esistono già in Italia, grazie a un precedente norma che aveva fatto partire una prima fase pilota; con l’emanazione del nuovo decreto da parte del Mase si arriverà ad avere la certezza delle regole con cui i consumatori potranno aggregarsi. Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) ha infatti già emanato il Tiad (Testo integrato autoconsumo diffuso), il quadro regolatorio che fornisce le norme per poter “dialogare” con il sistema elettrico nazionale. Mancherà poi l’ultima fase che gestirà il Gse (Gestore dei Servizi Energetici) in cui si definiranno le modalità di accesso al registro delle comunità e come gestire i pagamenti degli incentivi stabiliti dal Mase.
Il decreto prevederà due modalità differenti per diventare prosumer, ognuna delle quali può essere utilizzata in uno specifico contesto: le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) e l’Autoconsumo collettivo (generalmente per i condomini).
Che cos’è la Cer e chi potrà farne parte?
Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) possono essere composte da più edifici e da più attori di diverso tipo: cittadini, piccole e medie imprese ed enti locali che decidono di unirsi e dotarsi di un impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili; l’energia prodotta dall’impianto viene condivisa e consumata da questi stessi soggetti che ricevono in cambio un incentivo per l'energia autoconsumata (anche l'energia in eccesso e immessa in rete sarà comunque remunerata a valori di mercato dal Gse, come sempre accade per i produttori/consumatori di energia).
Anche chi non dispone di un proprio impianto di produzione di energia rinnovabile potrà quindi diventare un consumatore attivo, perché potrà consumare l’energia prodotta dall’impianto comune, ma senza dover per forza contribuire economicamente al suo acquisto e installazione, a cui avranno provveduto gli altri soggetti della comunità (un accordo privato tra le parti regolerà poi la corretta remunerazione nei confronti di chi ha investito nell’impianto, riconoscendogli una quota maggiore dell’incentivo totale e della consueta remunerazione per l'energia prodotta e immessa in rete).
L’unica restrizione riguarda le aziende, per le quali la produzione e immissione dell’energia all’interno della comunità energetica non deve rappresentare l’attività principale.
Che cos’è l’Autoconsumo collettivo e chi potrà farne parte?
È un insieme di almeno due cittadini che si trovano nello stesso condominio o edificio e che consumano l’energia prodotta da un unico impianto condiviso. Le modalità di auto-consumo e di riconoscimento degli incentivi (che descriviamo nel dettaglio a seguire) è la stessa delle Cer.
Quali incentivi? Come funzioneranno?
Coloro che partecipano alle comunità energetiche riceveranno un incentivo – calcolato su base oraria – per 20 anni: si tratterà cioè di un compenso economico per l’energia elettrica condivisa tra gli utenti della community.
Le prime cifre parlano di circa 10 centesimi di euro per KWh prodotto e consumato nella fascia oraria in cui l’impianto la sta producendo. Quindi, ad esempio, si riceve l’incentivo se si accende la lavastoviglie nel range temporale (quello considerato dal Gse per i propri calcoli) in cui l'impianto di riferimento sta producendo energia; per il fotovoltaico, quindi, nelle ore di sole.
Questo migliora l’efficienza del sistema elettrico in generale perché evita picchi di consumo da gestire sulla rete nazionale: si consuma l’energia autoprodotta, vicino casa e da fonti rinnovabili e non - tutti insieme - quella proveniente dalla rete elettrica nazionale; in questo modo si riducono anche le perdite che si verificano nel trasporto dell'energia su questa rete. Infine si evita di consumare più energia dalla rete nazionale, che deriva in modo consistente da fonti non rinnovabili, come il gas.
In conclusione, consumando l’energia autoprodotta dalla comunità nel momento in cui la si produce, i carichi si distribuiscono meglio sulla rete nazionale e si aiuta anche la transizione del sistema elettrico verso la decarbonizzazione, cioè verso una produzione di energia con meno emissioni di CO2 rispetto a quella del gas.
Gli incentivi potrebbero variare anche in base alla potenza degli impianti, che non potranno mai superare 1 MW di potenza: gli impianti piccoli dovrebbero ricevere un incentivo in proporzione maggiore.
Come si riceveranno gli incentivi?
Il Gse (Gestore dei servizi energetici) calcolerà, tramite i dati che i distributori di energia elettrica gli forniranno su base oraria, l’incentivo totale per l’intera Cer o per l’intero condominio nel caso dell’Autoconsumo collettivo, in base all’energia condivisa. Eseguirà quindi il bonifico al referente stabilito da un accordo all’interno alla comunità (ad esempio l’amministratore per un condominio). Questo avrà infine l’onere di calcolare quanto spetta a ogni soggetto, in base alla sua partecipazione ai costi sostenuti per l’impianto e in base a quanta energia condivisa ha consumato nella fascia oraria in cui è stata prodotta.
Quali altri contributi?
Tra gli altri contributi previsti, ci sarà la restituzione dei costi sostenuti in bolletta per la gestione della rete elettrica su cui in realtà le comunità energetiche non pesano, perché utilizzano energia “locale”, non transitata sulle reti nazionali (che hanno tutta una serie di costi di gestione, manutenzione, con anche delle perdite nella distribuzione).
Un premio dovrebbe essere previsto per le Regioni meno assolate, in grado di produrre meno energia tramite fotovoltaico; quindi, rispetto al Sud, il Centro e soprattutto il Nord vedranno qualche contributo in più per compensare questo limite di partenza.
Sono previsti aiuti per l'investimento in impianti rinnovabili?
In base a quanto prevede il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), i Comuni con meno di 5.000 abitanti potranno beneficiare di un contributo a fondo perduto fino al 40% del costo dell’impianto. Questo però comporterà un incentivo più basso dopo, nella fase di gestione: cioè verrà dato meno denaro in base all’energia che si produce e auto-consuma.
Per tutti gli altri attori sono cumulabili le detrazioni fiscali al momento attive, per esempio quelle per installare un impianto fotovoltaico.
Quali i limiti geografici delle comunità energetiche?
La novità rispetto alla fase pilota è stato l’allargamento del perimetro geografico entro cui i consumatori si possono aggregare. La rete elettrica è fatta di cabine di distribuzione a cui si agganciano le nostre abitazioni e da cui arriva l’energia. Possono essere primarie (coprono aree piuttosto estese corrispondenti più o meno a un quartiere di una città) o secondarie (coprono un’area più piccola, corrispondente a una stessa via).
Per le Cer il limite ora diventa più esteso rispetto a prima e corrisponde all’area coperta dalla stessa cabina primaria che rileva l’energia auto-prodotta e consumata dalla comunità. Significa che gli abitanti di una stessa parte di città (quartiere) o di un paese non troppo esteso potranno partecipare alla stessa Cer ricevendo gli incentivi previsti, proprio perché in questo modo consumano energia prodotta vicino a loro che non comporta costi di transito, gestione, manutenzione e altro sulla rete. I distributori di energia elettrica dovranno pubblicare un registro con tutte le singole utenze (Pod) e la corrispondente cabina primaria; in questo modo ogni cittadino potrà consultare il registro e capire a quale Cer potrà partecipare. Il Gse avrà poi in carico la gestione del registro.
Per quanto riguarda invece l’Autoconsumo collettivo (tra abitanti dello stesso edificio), l’impianto di produzione può essere messo anche al di fuori del palazzo: quindi, i condomini potranno organizzarsi e diventare prosumer indipendentemente dal fatto di avere l’impianto fotovoltaico sul tetto del condominio.
I consumi e le bollette scendono?
Consumi e bollette non cambiano, sia per le Comunità energetiche che per l'Autoconsumo collettivo; sarà in una fase successiva che si riceverà un incentivo in base a quanto si è auto-consumato,.
Prendiamo il caso dell’Autoconsumo collettivo in un condomino dove è stato installato un impianto fotovoltaico sul tetto: alla fine del mese i miei consumi elettrici dipenderanno sempre e comunque dai miei comportamenti, da come uso gli elettrodomestici e altri apparecchi; e la mia bolletta sarà calcolata come sempre dal fornitore di elettricità, con i costi coerenti alla mia tariffa.
Solo successivamente il Gse andrà a calcolare, tramite i dati che i distributori di energia elettrica gli forniranno su base oraria, quanto sarà l’ammontare dell’incentivo dell’intero condominio in base all’energia condivisa. L'incentivo verrà poi ripartito tra i condomini.
Comunità energetiche rinnovabili e Autoconsumo collettivo riguardano solo la produzione e il consumo di energia elettrica e non del gas. È chiaro, quindi, che diventare prosumer avrà un impatto più rilevante per chi, in casa, utilizza soprattutto energia elettrica.
Dovrò installare nuovi contatori?
Non sono previsti nuovi strumenti di misurazione o altri dispositivi hardware rispetto al contatore che già si ha in casa. Questo per essere coerenti con la normativa, che vuole queste aggregazioni come libere e aperte.
Avere altri strumenti da installare significherebbe infatti avere ulteriori oneri e costi di rilevazione; d’altro canto, senza averli, si è meno tutelati, perché non si ha evidenza in bolletta dell’incentivo che spetta; e questo potrebbe rischiare di creare confusione all’interno della comunità energetica.
Gli unici strumenti che possono aiutare in questo senso sono dei sistemi di monitoraggio energetico con cui si potrà capire quanta energia auto-prodotta si consuma. Non avranno alcun valore legale, però, rispetto alla misurazione dei distributori di energia elettrica e al calcolo eseguito dal Gse per l’incentivo totale.
Come tutelarsi da eventuali problemi?
Prima di partire con l’operatività della comunità energetica è obbligatorio istituire un regolamento per la gestione dei costi dell’impianto di produzione e della divisione degli incentivi che verranno maturati. Una scrittura privata fra le parti sarà sufficiente per i casi più semplici, mentre saranno necessari regolamenti più complessi e contratti ben definiti, con la supervisione di un legale e di un notaio, se la Cer avrà al suo interno impianti di produzione di taglia grande o se ci saranno attori come piccole-medie imprese o enti istituzionali.
Per partecipare devo cambiare fornitore?
No, la normativa vuole proprio lasciare libero il cittadino di gestire la propria fornitura. Quindi non c'è alcun vincolo fra la community energetica e il fornitore di energia elettrica (che potrà continuare a essere scelto in base alle proprie esigenze: qui ti aiutiamo a capire qual è il gestore di luce e gas più conveniente per te).
Questo vale anche nei casi in cui fosse proprio un fornitore a proporre un Autoconsumo collettivo a un condominio ad esempio, magari con il supporto all’installazione di un impianto fotovoltaico: questa utility non potrà vincolare il singolo utente o gli impianti in comune del palazzo alla sua fornitura di energia.