Un gruppo diversificato...
· L’americana Abbott (ABT.N; 50,11 USD); opera in oltre 130 Paesi, ma realizza la metà del fatturato negli Usa. La sua attività principale restano i prodotti farmaceutici (56% delle vendite 2008) ma è anche leader nei prodotti vascolari (8% delle vendite).
· La divisione diagnostica (12% delle vendite nel 2008) ha acquistato però sempre più importanza, tanto che oggi Abbott è leader mondiale nei test in vitro. E se nel 2007 Abbott cercò di vendere quest’attività a General Electric (vendita poi annullata di comune accordo) era per potersi sviluppare più rapidamente nei test molecolari, che permettono di determinare la predisposizione di un individuo a una certa malattia. Dalla creazione di Abbott Molecular nel 2003, il gruppo è infatti uno dei leader nelle tecnologie per diagnosticare anomalie a livello di cromosomi, dove nel 2008 si è rafforzato con l’acquisizione di Ibis biosciences.
• Infine, il gruppo realizza il 17% delle vendite nei prodotti dietetici e il 7% in una divisione che raggruppa il controllo del diabete, l’oftalmologia e la salute animale.
… e proiettato verso il futuro
Pur essendo sempre alla ricerca di attività altamente tecnologiche e con un buon potenziale di crescita, Abbott preferisce realizzare acquisizioni di dimensioni relativamente modeste, meno rischiose a livello finanziario e più facilmente integrabili. In quest’ottica ha acquisito nel 2006 Guidant e Kos Pharmaceuticals e quest’anno Advanced Medical Optics, Visiogen e Evalve. Ultimamente il gruppo ha acquisito, a un prezzo ragionevole, anche l’attività farmaceutica di Solvay che gli consente di rafforzarsi nell’Europa dell’Est e in Asia, di ottenere diritti mondiali per gli anticolesterolo Tricor e Triplipix, di recuperare le attività diagnostiche di Immogenetic (che Solvay aveva acquisito nel 2008) e di entrare nel promettente mercato dei vaccini.
Qualche inconveniente…
· Recentemente Abbott è stata condannata a versare 1,7 miliardi di dollari a Johnson & Johnson per illeciti riguardanti l’Humira, il suo principale farmaco (15% delle vendite 2008). Il gruppo ha comunque presentato ricorso in appello e anche nella peggiore delle ipotesi ciò non ipotecherà il futuro dell’Humira, che solo nel 2008 gli ha fatto incassare 4,5 miliardi di dollari e che è in forte crescita (+15-20% atteso per quest’anno).
· Inoltre il gruppo accusa la concorrenza dei generici: le vendite del Depakote sono crollate del 69% (senza effetti di cambio) nel primo semestre. Nei prossimi anni, tuttavia, la sua esposizione a questa minaccia sarà più limitata.
… ma un profilo interessante
· Anche se il suo portafoglio di prodotti in sviluppo è, in generale, alle prime fasi di sperimentazione, la sua diversificazione e la minaccia limitata da parte dei generici lasciano a Abbott il tempo per reagire. Per il momento l’Humira e lo Xience dovrebbero restare i suoi vettori di crescita, che saranno affiancati nel 2010 dal Certriad, ma in futuro il gruppo dovrebbe beneficiare sempre più dello sviluppo nella teranostica (vedi riquadro).
· Inoltre, il management ha gestito bene la crescita esterna, senza peraltro trascurare gli azionisti. Abbott offre infatti dividendi generosi (3,5% il rendimento ai prezzi attuali del titolo) e ha lanciato a fine 2008 un piano di acquisto di azioni proprie da 5 miliardi di dollari, pari al 7% della sua capitalizzazione (numero delle azioni moltiplicato per il loro prezzo), che dovrebbe sostenere l’utile per azione. Stimiamo un utile per azione di 3,75 dollari nel 2009 e di 4,25 euro nel 2010. Ai prezzi attuali l’azione è conveniente: potete acquistare il titolo, che da questa settimana entra nella nostra selezione.
L’apporto della teranostica
Affinché dei farmaci siano efficaci, abbiano pochi effetti secondari e offrano agli Stati un rapporto ottimale tra costi e benefici, occorre combinare i test diagnostici con la corrispondente terapia: la teranostica soddisfa appieno queste esigenze. Questa medicina personalizzata consente alle industrie farmaceutiche di risparmiare sui costi e i tempi di sviluppo di una molecola, di ridurre il tasso di insuccesso dei test clinici e di poter negoziare con i poteri politici dei prezzi di vendita più elevati. Non a caso, quindi, i grandi gruppi farmaceutici stanno progressivamente riorientando la loro ricerca, passando dalle patologie “di massa” (ad esempio lo studio delle statine per il colesterolo) a questo campo più specializzato, e i laboratori hanno tutto l’interesse a integrare i test teranostici nello sviluppo delle loro molecole.