Il dato sulle richieste di sussidio è apparentemente più alto del previsto, ma in realtà il calo rispetto alla scorsa settimana è più ampio di quello previsto.
Dato attuale: 621.000
Attese:
620.000
Periodo di riferimento: settimana chiusa il 30 maggio
2009
Dato precedente: 625.000 (settimana chiusa il 23 maggio 2009)
A prima vista, i dati sui sussidi di disoccupazione pubblicati oggi si rivelano deludenti: le richieste si attestano infatti a quota 621.000, contro le 620.000 su cui scommetteva il mercato.
In realtà, però, il calo rispetto alla scorsa settimana è più consistente di quello sperato: un’apparente contraddizione che deriva dal fatto che il dato di 623.000 richieste pubblicato una settimana fa (vedi la nostra analisi) è stato rivisto al rialzo a 625.000 unità. In altre parole, il mercato puntava su un calo di 3.000 richieste e invece il calo è stato di 4.000.
La flessione settimanale non è comunque bastata a far calare la media delle ultime quattro settimane, un dato meno “congiunturale” che può dare indicazioni più significative al mercato. La media è infatti aumentata a 631.250, contro 627.250 sette giorni fa.
Per la prima volta da diverso tempo, però, le richieste continuative segnano un passo indietro, passando da 6,75 milioni a 6,735 milioni.
Insomma dati contraddittori, che alternano belle sorprese a delusioni. Ma dopo tante delusioni, questa situazione “interlocutoria” è già un buon segnale.
SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE USA:
PER SAPERNE DI
PIÙ
Descrizione. Settimanalmente, il Dipartimento del Lavoro Usa pubblica il numero di nuove richieste di sussidi di disoccupazione. È un indicatore dell’andamento dell’economia americana, perché un aumento delle richieste di sussidi sono un segnale di difficoltà: un maggior numero di disoccupati si traduce infatti in minori consumi, con conseguenze negative sul Pil (la ricchezza complessivamente prodotta nel Paese).
Punti di forza. È un dato tempestivo, che permette di anticipare gli andamenti di altri indicatori dello stato di salute del mercato del lavoro pubblicati mensilmente (come la disoccupazione o le non farm payrolls, il numero di buste paga escluso il settore agricolo).
Punti di debolezza. Essendo settimanali, i dati sono “di corto respiro” e sono soggetti a frequenti mutamenti, legati anche alla stagionalità.
È in grado di influenzare i mercati? Sì, soprattutto quando ci sono segnali di difficoltà per l’economia americana: la sua tempestività permette infatti di cogliere quasi “in tempo reale” i segnali di ulteriore peggioramento.