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Grecia e Portogallo: non solo un problema di debito
13 anni fa - martedì 9 febbraio 2010· Per poter spendere così tanto le famiglie greche e portoghesi non hanno esitato ad indebitarsi. Grazie all’entrata nella zona euro, la Grecia e il Portogallo hanno infatti conosciuto tassi d’interesse a livelli molto più bassi di quelli a cui erano abituati e ciò ha indotto le famiglie sia ad investire in modo massiccio in immobili sia ad acquistare a credito beni di ogni genere.
· Quanto alle banche locali, non potendo contare più sui risparmi nazionali, hanno dovuto cercare denaro all’estero per poter erogare prestiti ai propri concittadini. E, vista la mancanza di competitività dei prodotti locali, spesso il denaro importato è servito solo a acquistare prodotti provenienti dall’estero, senza sostenere la produzione interna.
· Risultato, Grecia e Portogallo si sono ritrovati con dei deficit della bilancia corrente (che misura il rapporto tra le importazioni e esportazioni, flussi finanziari compresi) pari, o anche superiori, al 10% del Pil; livelli insostenibili, soprattutto quando vengono affiancati da deficit pubblici (le uscite statali che superano le entrate) importanti.
· Approfittando degli aiuti europei, Grecia e Portogallo hanno inoltre rilanciato la crescita puntando sulle infrastrutture. Ed ovviamente i programmi di lavori pubblici e l’edilizia residenziale hanno favorito la crescita del settore delle costruzioni che ha toccato i massimi nel 2004, anno in cui la Grecia ha ospitato le Olimpiadi di Atene e il Portogallo gli Europei di calcio. si è trattato di investimenti che, alla fine, si sono rivelati però poco redditizi.
Delle economie poco competitive
· Negli anni ‘80 Grecia e Portogallo avevano economie competitive grazie al basso livello dei salari. Ma con l’allargamento dell’Unione europea ad Est e con l’affermazione dei Paesi asiatici nel commercio mondiale il panorama è drammaticamente cambiato. Oltre a perdere competitività in seguito all’arrivo di nuovi concorrenti, questi Paesi hanno anche dovuto fare i conti con l’euro forte, che ha reso più cari i loro prodotti sui mercati internazionali. Le loro industrie, focalizzate sui prodotti con bassi margini di guadagno e resi meno competitivi dall’euro forte, hanno così perso terreno. Ed anche il settore del turismo ha perso competitività a vantaggio di Paesi come la Turchia o anche il Nord Africa.
· E, come se ciò non bastasse, Grecia e Portogallo hanno perso competitività anche in seno alla zona euro. In effetti, se corretto considerando i guadagni di produttività, nell’ultimo decennio il costo del lavoro in questi due Paesi è aumentato molto di più che in Germania. In più, non potendo più svalutare la loro moneta come facevano in passato, i prodotti greci e portoghesi diventano sempre meno competitivi anche in Europa.
· Oggi le economie greca e portoghese sono in difficoltà e le misure per favorire la loro ripresa saranno dolorose. A meno che questi Paesi non riescano a ottenere dei guadagni di produttività superiori alla media – il che è poco probabile perché a differenza dei Paesi del Nord Europa non si distinguono certo per i progressi nella ricerca e l’innovazione – la loro competitività potrà essere ritrovata solo grazie a dei costi salariali più bassi. Una strada più probabile, ma dolorosa perché comporterebbe una perdita del potere di acquisto che si prolungherebbe. In ogni caso, la ripresa sarà lenta e comporterà, con tutta probilità, delle misure impopolari.
Titoli greci interessanti
· Certamente Grecia e Portogallo non usciranno dalla zona euro, perché è proprio l’appartenenza all’euro che li ha salvati da una vera e propria catastrofe finanziaria. Resteranno quindi in Eurolandia e saranno sostenuti dalle istituzioni europee, anche se ciò comporterà senza dubbio una perdita di sovranità in certi campi della politica fiscale e di bilancio, che dovranno seguire i dettami di Bruxelles.
· Noi non crediamo affatto allo scenario di insolvenza della Grecia, che porterebbe a una risalita dei tassi d’interesse e che minerebbe la credibilità di tutta la zona euro, che in tal modo dovrebbe sopportare costi molto più elevati di quelli, tutto sommato ridotti, che dovrebbe assumersi per finanziare eventualmente la Grecia. Scartando questa possibilità e tenendo conto della recente salita dei tassi d’interesse sui titoli del debito greco nonché dell’assenza di rischi legati alla moneta, le obbligazioni greche ci sembrano attualmente interessanti.