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L'Arsenio Lupin dal sangue latino la sfanga un'altra volta?
12 anni fa - venerdì 9 aprile 2010· La prossima settimana dovrebbe partire (il condizionale è d'obbligo nel momento in cui ancora vi stiamo scrivendo) finalmente l'offerta ai tangobondisti da parte del governo di Buenos Aires. In poche parole chi era incappato nel crack argentino del 2001 e nel 2005 ha deciso di non partecipare allo scambio tra vecchi bond in default e obbligazioni di nuova emissione, ora può di nuovo farlo. A condizioni probabilmente analoghe rispetto a quelle passate.
· Si tratterà, cioè, di incassare circa 35 euro ogni 100 investiti oramai un decennio fa, più gli interessi dal 2005 a oggi e in cambio chiudere ogni contenzioso con lo Stato argentino (ivi incluso il ricorso al tribunale dell'Icsid, l'arbitrato in seno alla Banca Mondiale che vede contrapposti risparmiatori e Stato argentino).
· Rispetto a 5 anni fa c'è una grossa novità: allora c'era la ragionevole certezza che chi non avesse aderito all'offerta fatta da Buenos Aires avrebbe potuto giocare più tardi una nuova partita di ritorno (l'attuale riapertura dell'offerta, appunto), e nel frattempo tentare di far causa all'Argentina (attraverso l'Icsid). Oggi chi non dovesse aderire all'offerta fatta da Buenos Aires difficilmente può sperare in una partita di ritorno in quanto l'Argentina, molto probabilmente, ora chiuderà la vicenda una volta per sempre.
· Il successo pieno dell'offerta attuale, infatti, è molto probabile e porterà al reintegro dell'Argentina nei salotti buoni della finanza, che è poi proprio ciò che Buenos Aires vuole ottenere con questa offerta ai tangobondisti, visto che il non pieno successo di quella del 2005 l'aveva trasformata in un paria della finanza. Oggi chi non aderisce potrà solo contare sull'esito esito incerto dell'arbitrato Icsid. Ma vediamo punto per punto i protagonisti di questa vicenda.
Il Paese delle bolas rotanti
· L'Argentina è il principale protagonosta della vicenda: un vero e proprio carnefice seriale dei risparmi altrui. Quanti sono i crack finanziari a cui è andata incontro Buenos Aires negli ultimi decenni? Dal 1956 ad oggi ha dovuto affrontare almeno 7 crisi nei suoi pagamenti, oltre la madre di tutti i grandi crack, quello del 2001.
· Il problema grosso è che l'Argentina è uno Stato e gli Stati hanno a disposizione tempi lunghissimi per mettersi in regola, se ora ha la prospettiva di riuscire a incassare un sì dalla maggior parte dei creditori che nel 2005 l'avevano affrontata a muso duro è perché alcuni di essi sono passati a miglior vita (molti tangobondisti erano anziani), molti altri hanno perso la pazienza e si sono rassegnati.
· Ciò non toglie che da un carnefice seriale dei risparmi altrui non c'è da aspettarsi molto neppure in futuro, cui a chi dovesse accettare l'offerta argentina deve sempre sapere che si ritroverà in mano comunque non dollari, non euro, ma nuovi bond argentini con scadenze lunghissime, che gli converrà vendere appena le condizioni di mercato lo renderanno opportuno. Mai fidarsi di Buenos Aires.
Le banche temporeggiano come ragni in una tela
· Altro protagonista della vicenda che va inserito di fatto tra i cattivi sono le banche, falsi amici dei risparmiatori. Dopo aver rimpinzato le tasche dei clienti di bond argentini hanno intentato di fronte all'Icsid (una sorta di tribunale internazionale presso il Fondo monetario) una causa a favore dei tangobondisti attraverso un ente di emanazione bancario la TFArgentina.
· Alle banche la causa costa relativamente poco, ma intanto fanno passare il tempo: se un domani non dovesse andare in porto e quindi i risparmiatori dovessere trovarsi con un pugno di mosche in mano, loro avranno comunque ottenuto la prescrizione di eventuali loro responsabilità (salvo che nei confronti di chi ha inviato loro le lettere di cui vi abbiamo parlato in Soldi Sette n° 875).
· Per la verità la causa doveva inizialmente durare molto meno, ma poi tra rinvii e sfortuna (dimissioni nella terna arbitrale) la decisione se ammettere la liceità della causa contro l'Argentina arriva solo in questi giorni (vedi riquadro), dopo anni e anni.
· Noi oggi diffidiamo della TFArgentina che continua a fornire informazioni scarne e in forte ritardo rispetto ad altri analoghi enti americani. Siamo convinti che in fin dei conti sia che vinca la causa di fronte all'Icsid, sia che la perda per la TFArgentina non fa differenza, lo scopo è solo tirare in là col tempo. Proseguire con l'Icsid significa dare fiducia alle banche. Ne è valsa la pena finché c'è stato il paracadute di una partita di ritorno con l'Argentina. Oggi proseguire con l'Icsid ha i contorni di una scommessa: si vince e si perde in maniera secca.
Le istituzioni: sonnacchiose e lente
· Se abbiamo individuato il carnefice (l'Argentina) e il falso amico (le banche e la TFArgentina), il giallo argentino ha pure un altro protagonista che dovrebbe svolgere il ruolo che nei polizieschi appartiene a polizia e giudici: le istituzioni. italiane e internazionali.
· Lo Stato italiano in questi anni non ha fatto particolari pressioni internazionali perché l'Argentina pagasse i suoi debiti. Da cosa lo diciamo? Beh, dai risultati, nulli.
· Ma ancor più a brillare per inefficienza e inutilità sono state le istituzioni internazionali. In particolare le istituzioni come l'Icsid non si sono dimostrate efficienti. Anni e anni solo per decidere se si può entrare nel merito di una causa, vista la quantità di persone e di interessi coinvolti, sono un esempio malagiustizia che influisce oggi in maniera determinante sulle scelte dei risparmiatori. L'Argentina ha impiegato cinque anni prima di formulare una nuova offerta e dopo cinque anni i risparmiatori non possono sfruttare nessuna informazione utile in più rispetto al passato.
ICSID alle strette finali? Oppure anche no
L'Icsid dovrebbe decidere se il ricorso contro l'Argentina è ammissibile proprio il prossimo martedì. Troverete tutti gli aggiornamenti sul nostro sito internet www.altroconsumo.it/finanza.