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La Grecia procede a piccoli passi
12 anni fa - mercoledì 25 agosto 2010La Grecia ha vissuto una primavera assai difficile. Il suo debito pubblico nell'ordine del 115% della ricchezza prodotta nel 2009 e le revisioni successive del deficit di bilancio (13,6% nel 2009) hanno risvegliato la diffidenza dei mercati che dubitano della capacità del Paese di onorare i suoi debiti. In poco tempo la Grecia si è trovata nell'impossibilità di finanziarsi. Il piano di aiuti messo in piedi dall'Unione Europea e dal Fondo Monetario internazionale ha regalato un po' di ossigeno ad Atene, ma oggi i titoli greci sono poco scambiati e offrono ancora tassi assai elevati, segno che la diffidenza dei mercati non è finita. L'attuazione dei piani concordati dal governo greco con Fondo monetario e Unione europea è dunque essenziale perché la Grecia possa ritrovare la strada dei mercati. E qui ci sono delle buone notizie: se pure Unione europea e fondo monetario restano prudenti, si dicono comunque soddisfatti dai progressi realizzati.
Progressi importanti
Il primo rapporto trimestrale sull'evoluzione delle riforme greche è prudente, ma ottimista. Nonostante le difficoltà a limitare le spese a livello locale, quelle di sicurezza sociale e quelle di sistema sanitario, il Paese dovrebbe essere in grado di rispettare i limiti concordati con le istituzioni internazionali. Per cui, se pure Fondo monetario e Unione europea insistono sulla necessità di limitare l'evasione fiscale e controllare meglio le spese a livello locale e aumentare i poteri dell'amministrazione fiscale, c'è comunque spazio per l'ottimismo. Le riforme del sistema pensionistico approvate dal parlamento greco nonostante la loro impopolarità e quelle del mercato del lavoro sono fonti di ottimismo perché mostrano una forte volontà riformista da parte del primo ministro Papandreu, nonostante il suo costo politico. Altro fatto rassicurante è che, contrariamente ai dubbi di alcuni, lo stato di salute del sistema finanziario greco non sembra così tragico: delle sei banche greche che sono state sottoposte agli stress test europei (pesano per circa il 90% del settore bancario del Paese), solo una non è stata in grado di superarlo: ATEbank. Per questo la decina di miliardi di euro previsti nel piano di aiuto per stabilizzare il settore finanziario dovrebbero essere sufficienti a sopperire le necessità del settore.
Molto resta, comunque, da fare
Nonostante i progressi registrati la situazione greca resta difficile. Secondo il Fondo monetario l'economia dovrebbe contrarsi del 4% nel 2010 e del 2,5% nel 2011 e il Paese sembra avviato a un lungo periodo di crisi. Inoltre, se pure alcune riforme sono state già avviate, il cammino da percorrere perché il Paese possa ritrovare competitività è ancora accidentato, perché nella società greca ci sono molti gruppi pronti a difendere i propri interessi e privilegi con le unghie. Lo sciopero dei camionisti di fine luglio ne è solo l'esempio più recente. Il numero di licenze per l'esercizio di questa attività era finora strettamente limitato (le ultime licenze erano vecchie di 40 anni) facendo volare il costo di una licenza sopra i 100.000 euro. La liberalizzazione di questo settore poterà più concorrenza, ma soprattutto annullerà il valore delle licenze. Non è un caso isolato e numerosi altri settori a lungo protetti dalla concorrenza dovranno essere liberalizzati. Si tratta di una modernizzazione necessaria, ma difficile da gestire.
Il ritorno ai mercati non sembra imminente
Questa mordernizzazione dell'economia resta comunque un elemento chiave perché il piano di aiuti possa avere successo. Il risanamento delle finanze pubbliche è di prima importanza nell'immediato, ma a termine solo un'economia più competitiva sarà in grado di non far ricadere la Grecia nel passato. Per ora l'opinione favorevole del Fondo monetario e dell'Unione europea dovrebbero permettere di dare il via libera ai primi 9 miliardi di euro di aiuti al Paese. Ciò permetterà alla Grecia di finanziarsi continuando a perseguire le sue riforme, ma solo un ritorno sui mercati del debito a condizioni non penalizzanti indicherà la fine della crisi. Per arrivarci il proseguimento delle riforme sarà essenziale.