Omicron 2: come riconoscerla? Gravità della malattia, sintomi ed efficacia dei vaccini
La pandemia è in ripresa: a esserne responsabile è la variante Omicron, in particolare la sua sottovariante Omicron 2, simile nei sintomi e negli esiti ma più contagiosa della sorella. Per fortuna l’aumento dei casi non sta riportando in alto i ricoveri, merito di una minore virulenza ma soprattutto dalla protezione data dalla terza dose di vaccino.
- di
- Simona Ovadia

La nuova ondata di Covid 19 che si sta registrando in queste settimane non soltanto in Italia ma in molti Paesi europei è dovuta alla diffusione della variante Omicron. In particolare, a far rialzare la curva dei contagi è ora la Omicron BA.2, una sottovariante più contagiosa della sorella maggiore ma per fortuna non più grave. Attualmente, infatti, pur assistendo a una crescita di nuovi casi (nel periodo 23 febbraio 2022 – 8 marzo 2022, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,94, fonte Ministero della Salute), diminuiscono sia il tasso di occupazione delle terapie intensive, sia quello dei reparti di medicina, sebbene in maniera meno marcata. Cosa sappiamo di questa nuova mutazione del coronavirus? E come riconoscerla? Facciamo il punto.
Cos’è?
Omicron BA.2 (o semplicemente 2) non è una nuova variante, ma una sottovariante sorella della Omicron prima versione. Questo significa che si comporta in maniera simile a Omicron a livello di sintomi e durata della malattia, seppur con delle differenze su altri fronti.
Quanto è diffusa?
L’ultima stima condotta dall’Istituto superiore di sanità (report del 7 marzo 2022), effettuata sequenziando poco più di duemila tamponi positivi nelle diverse Regioni italiane ha rilevato che la variante Omicron è predominante ed è responsabile della quasi totalità dei casi di Covid 19 (99,86%) in Italia. Quasi la metà (il 44% circa) è da attribuire alla sottovariante BA.2. Al 7 marzo, BA.2 è stata trovata in tutte le regioni tranne la Valle d’Aosta, dove tuttavia sono stati esaminati solo 3 campioni. Alla stessa data BA.2 aveva già superato Omicron “classica” in sette Regioni, con un picco di quasi l’80% dei campioni in Liguria e del 75% nella provincia di Bolzano. Seguono Umbria e Lombardia, con la sottovariante in oltre il 60% dei campioni. Ci si aspetta che la Omicron 2 prenda presto il sopravvento sulla sorella maggiore e per questo è oggetto di grande attenzione e di studio.
Quali caratteristiche ha?
Gli studi su Omicron 2 sono ancora preliminari ma danno alcune indicazioni piuttosto chiare e concordi sulle sue caratteristiche: questa sottovariante è più trasmissibile della già contagiosissima Omicron, ma fortunatamente non sembra dare sintomi più gravi. Uno studio danese sulla trasmissione di Omicron in famiglia ha rilevato che nelle case dove si contagia un membro della famiglia con Omicron “originale” in seguito si infettano in media il 29% dei familiari; se a entrare in casa è invece la variante BA.2 rimane contagiato il 39% dei conviventi.
Il tempo di incubazione di BA.2 e la durata della malattia sono simili a quelli della variante Omicron BA.1, già ridotto rispetto alla variante Delta. L’incubazione è mediamente di tre giorni e la durata della malattia di 5-7 giorni.
I sintomi più comuni riportati da chi è stato contagiato con la variante Omicron BA.1 e 2 del coronavirus Sars-cov-2 sono:
- naso che cola
- mal di testa
- stanchezza con dolori muscolari
- raffreddore con starnuti
- mal di gola
- nausea e diarrea, due sintomi che sembrano essere più accentuati con Omicron 2.
Sono meno frequenti le segnalazioni di perdita di olfatto e gusto.
I sintomi rischiano quindi di essere confusi con quelli classici da raffreddamento: non bisogna quindi trascurare i test di diagnosi. A questo proposito ricordiamo che i tamponi antigenici, da fare in farmacia o a casa, sono sensibili anche nei confronti delle varianti (ne parliamo qui) e andrebbero usati al manifestarsi anche di questi sintomi.
Copertura dei vaccini
Da quando la sottovariante Omicron BA.2 ha cominciato a prendere piede in molti Paesi si è fatto strada il dubbio sull’efficacia dei vaccini. La comunità scientifica si sta chiedendo se i vaccini a mRNA attualmente in uso siano ancora uno scudo valido contro la malattia grave e la morte per Covid 19. La risposta sembra essere affermativa, sebbene la copertura dei vaccini contro la variante Omicron sia più bassa rispetto a quella contro i primi ceppi del virus. Uno studio condotto in Qatar pubblicato il 13 marzo ma ancora in fase di revisione, citato però in un editoriale su Nature, mostra che i vaccini mRNA offrono un livello simile di protezione contro i due ceppi di Omicron, sebbene la protezione contro l'infezione diminuisca entro pochi mesi da una terza dose. In particolare questa analisi ha mostrato che la protezione contro la malattia grave è del 70-80% per i sette mesi successivi alla seconda dose di vaccino e aumenta fino al 90% dopo la dose booster nei due mesi dalla somministrazione.
Questi risultati, seppur preliminari, concordano con quelli forniti da tre studi su larga scala dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) che mostrano una maggiore efficacia del vaccino sia contro Delta sia contro Omicron e le sue sottovarianti dopo la dose booster. In particolare, tre dosi di vaccino mRNA hanno mostrato rispettivamente un'efficacia del 94% e del 90% nel prevenire i ricoveri associati a COVID-19 durante le fasi della pandemia a predominanza Delta e Omicron, rispettivamente. Al contrario, entro 6 mesi dalla seconda dose, l'efficacia del vaccino contro i ricoveri associati a COVID-19 era rispettivamente del 90% e dell'81%. Anche la protezione contro le infezioni sintomatiche è migliorata dopo il booster. Ecco perché i ricercatori concordano sull’importanza, in questa fase pandemica, di estendere il più possibile la somministrazione della terza dose. Sulla quarta, invece non c’è ancora consenso: i risultati sull’efficacia di una dose aggiuntiva sono contrastanti. Molti Paesi, tuttavia, tra cui l’Italia, per precauzione e per contrastare il calo dell’immunità dopo la terza proprio nel momento della risalita della curva hanno deciso di proporre una quarta dose alle categorie più a rischio (anziani e fragili).
Il direttore dell'Ufficio regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l'Europa, Hans Kluge, in un recente incontro con la stampa ha confermato la necessità di estendere la dose booster perché “la variante Omicron e la sottovariante BA.2 sono meno pericolose della variante Delta a patto che la popolazione sia completamente vaccinata. La variante Omicron è più lieve nelle persone completamente vaccinate, booster incluso".