Xe Omicron, la nuova sottovariante scoperta in Uk: più contagiosa, non più grave
Una ricombinazione tra le varianti Omicron B.1 e B.2, denominata Xe, è stata identificata nel Regno Unito, con oltre 600 casi. Sembra essere ancora più contagiosa ma non più grave delle sorelle ed è sotto osservazione. Facciamo il punto.
- di
- Simona Ovadia

La corsa delle varianti non si ferma. Una nuova “forma” del virus Sars-Cov-2 è stata identificata in Gran Bretagna ed è ora oggetto di attenzione da parte delle autorità sanitarie. Cosa sappiamo di questa mutazione del virus del Covid, denominata Xe.
Cos’è Xe?
Xe è frutto di una ricombinazione tra Omicron B.1 e Omicron B.2. In pratica è una nuova sottovariante del virus della famiglia Omicron, che si distingue dalle altre per tre piccolissime differenze. Virus ricombinanti emergono quando una persona viene infettata da diverse varianti di Sars-Cov-2 che si mescolano e prendono una nuova forma.
Dove è stata identificata?
I primi a segnalarne la presenza sono stati, ancora una volta, gli inglesi. L’Agenzia sanitaria britannica (Ukhsca) ha rilevato 637 casi nel Regno Unito: il primo sequenziamento di questa mutazione risale al 19 gennaio scorso. Attualmente rappresenta meno dell’1% del totale dei casi sequenziati, ma si tratta di una stima per difetto, dato che il sequenziamento del virus avviene su un numero di persone molto ristretto rispetto al numero delle persone che ogni giorno risultano positive al tampone per il Covid.
Che caratteristiche ha?
Essendo della stessa famiglia della Omicron, è sensato pensare che Xe si comporti come le sorelle, a livello di sintomi e di gravità della malattia (per sapere le caratteristica clicca qui): per l’Organizzazione mondiale della sanità, questa mutazione verrà considerata in tutto e per tutto come la variante Omicron. Tuttavia, finora non ci sono abbastanza dati per trarre conclusioni definitive. I dati epidemiologici più recenti, tuttavia, segnalano una maggiore contagiosità: sempre secondo l’Agenzia sanitaria britannica, il tasso di infettività è superiore a Omicron 2 del 9,8% ma queste stime non possono essere ancora interpretate come segno di un effettivo vantaggio per la variante ricombinante rispetto alle altre.
La situazione in Italia
Stando all’ultimo bollettino del ministero della Salute, l’incidenza sembra essersi stabilizzata in Italia a 836 casi per 100 mila abitanti. L’Rt medio tuttavia è ancora in crescita: ora è a 1,24. Continua ad aumentare anche il tasso di occupazione dei posti letto nei reparti Covid, dal 13,8 al 15% e torna leggermente a risalire quello delle terapie intensive, dal 4,8 al 5,1%, pur restando ampiamente al di sotto della soglia di criticità. Il ministero della Salute ha avviato un’indagine veloce per conoscere la circolazione delle varianti Covid in Italia. Saranno prelevati diversi campioni di tamponi risultati positivi (prime infezioni) sul territorio nazionale e analizzati con il sequenziamento genomico per conoscere la variante responsabile. Saranno analizzate in tutto 4 macro aree: nord-ovest (Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia), nord-est (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna), centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), sud e Isole (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia).
Quali altre varianti stanno circolando?
L’Agenzia britannica ne ha segnalate altre due: XD e XF, mentre in Francia, Olanda e Danimarca si starebbe diffondendo quella che è stata chiamata Deltacron. Tutte queste varianti derivano da una combinazione di Omicron e Delta, ma nessuna sembra avere un vantaggio di crescita o causare malattia più grave. Restano comunque sotto osservazione da parte degli scienziati.