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Tromboflebite e trombosi venosa superficiale e profonda: cause e diagnosi

L’insufficienza venosa può dare origine ad alcune complicazioni, tra cui la tromboflebite, ovvero quando è presente un coagulo di sangue che ostruisce il vaso. Ma come si riconosce? E come evitare che il coagulo evolva in trombosi venosa profonda? Ecco tutto quello che c’è da sapere. 

29 novembre 2022
Tromboflebite

La flebite è una condizione patologica causata dall’infiammazione della parete di una vena; colpisce soprattutto le vene superficiali (flebite superficiale), in particolare quelle delle gambe. Quando l'infiammazione è associata alla presenza di un coagulo di sangue che ostruisce il vaso, si parla di tromboflebite. La flebite superficiale può essere una complicanza del danno locale, traumatico, ad una vena del circolo superficiale o comparire in presenza di vene varicose.

Come riconoscere la tromboflebite

La zona interessata si presenta gonfia e dolorante, la cute è arrossata e al tatto più calda rispetto alla stessa area dell’arto controlaterale. La vena superficiale si indurisce e può essere riconosciuta alla palpazione come un cordoncino dolente. A volte il dolore diventa molto vivo e, nel caso delle vene degli arti inferiori, può arrivare a compromettere la deambulazione.

Farmaci anticoagulanti per evitare la trombosi venosa profonda

Alcune volte il trombo, dal sistema venoso superficiale, migra nelle vene del sistema venoso profondo (trombosi venosa profonda); un trombo a questo livello comporta il rischio di migrazione di un embolo (un frammento del trombo che si muove attraverso il sistema venoso) verso il polmone (con rischio di embolia polmonare), con conseguenze a volte estremamente gravi, se non si interviene con tempestività. Per prevenire l’ingrossamento dei coaguli e l’embolia polmonare, si somministrano farmaci anticoagulanti. Una simile ostruzione del circolo profondo è responsabile, a sua volta, del difficoltoso ritorno venoso, si parla pertanto di insufficienza venosa profonda.

Nella trombosi superficiale la componente infiammatoria è senza dubbio molto importante e molto più rappresentata rispetto a quanto non lo sia nella trombosi venosa profonda. Dal punto di vista fisiopatologico il danno della parete e la conseguente reazione dell’endotelio (lo strato più interno del vaso, quello a contatto con il torrente ematico), causa presenza in loco di cellule infiammatorie e attivazione della coagulazione. Il danno alla parete può essere rappresentato da un fatto traumatico, o da una puntura del vaso per introduzione di un ago, o per l’inserzione di un catetere venoso, o per la somministrazione di un farmaco o di un mezzo di contrasto. A differenza delle vene profonde, le vene superficiali non sono circondate da muscoli che possono comprimere e dislocare il coagulo di sangue. Per queste ragioni, la trombosi venosa superficiale raramente causa la rottura del coagulo di sangue (embolia).

Cause di trombosi venosa profonda

Per quanto riguarda la trombosi venosa profonda, sono state identificate tre condizioni concomitanti che concorrono allo sviluppo dell’evento (la famosa triade di Virchow):

  • un danno della parete vascolare, per presenza di un processo infiammatorio, un trauma (per esempio un intervento chirurgico);
  • un rallentamento del flusso ematico, causata per esempio dalla permanenza a letto, da ingessature o tutori, da prolungata immobilità durante lunghi voli aerei o lunghi viaggi in macchina, in treno, in pullman;
  • un’aumentata tendenza alla coagulazione del sangue, per esempio a causa di difetti genetici di alcune proteine della coagulazione (deficit di Antitrombina III, carenza delle proteine anticoagulanti C ed S la mutazione del fattore V di Leiden).

Diagnosi di tromboflebite e di trombosi venosa profonda

La diagnosi di tromboflebite delle vene superficiali è essenzialmente clinica: infiammazione, indurimento, eritema e dolenzia lungo il decorso anatomico delle vene superficiali rendono questa condizione facilmente riconoscibile. Se i sintomi peggiorano il medico ricorre allo studio ecografico (per valutare la presenza ed estensione di un eventuale trombo all’interno della vena superficiale interessata dal processo infiammatorio, ma soprattutto per escludere la sua propagazione alle vene del sistema profondo, specialmente se si tratta di una tromboflebite della grande vena safena sopra il ginocchio, a rischio di propagazione).

Per quanto riguarda la diagnosi di trombosi venosa profonda, va fatta una considerazione preliminare: i segni e i sintomi della malattia sono a volte poco specifici, l’esame obiettivo non consente molte certezze, una TVP è presente solo in circa il 20% dei casi sospettati.

Dunque, è necessario avere la conferma del sospetto clinico attraverso l’esecuzione di esami strumentali. Lo studio ecografico (ecocolor-doppler) nella maggior parte dei casi permette di valutare la situazione delle vene iliache, femorali e poplitee. Se la diagnosi è dubbia, si deve ricorrere alla flebografia, indagine radiografica che permette di visualizzare i vasi venosi mediante introduzione nell’organismo di un mezzo di contrasto.