Aprire un conto corrente o un conto di deposito all'estero: è possibile?
Può accadere che si debba aprire un conto all’estero, magari per questioni lavorative o semplicemente per ottenere guadagni più alti dal nostro capitale. Occhio però alle regole normative e fiscali che possono essere diverse da un Paese all’altro. A cosa fare attenzione?

Qual è il regolamento locale in termini di normativa fiscale per gli investimenti fatti all'estero? E quali sono i pro e contro in termini di rischi di investimento? Ecco tutte le risposte ai tuoi dubbi.
Regolamento locale in termini di normativa fiscale per gli investimenti fatti all'estero
Grazie alla direttiva europea sui conti di pagamento tutti i Paesi dell’Unione europea hanno regole comuni in termini di trasparenza e correttezza nell’offerta di un conto corrente o conto di pagamento. Ciò significa che anche in altri Paesi europei troveremo informazioni chiare e comparabili prima della sottoscrizione del contratto grazie ai foglietti informativi che si trovano anche sui siti online delle banche. Una buona arma per valutare bene cosa andiamo a sottoscrivere. Queste regole comuni, però, non riguardano la Svizzera che pur essendo un Paese confinante con l’Italia e vicina alle Regioni del Nord del nostro Paese non appartiene all’Unione Europea.
Un conto all’estero in un paese vicino
L’Italia confina con Svizzera, Francia, Austria, Slovenia. Può accadere che un Italiano di confine o delle Regioni del Nord Italia senta l’esigenza di aprire un conto in uno di questi Paesi. Mentre Austria, Slovenia e Francia fanno parte dell’Unione europea, la Svizzera ne è fuori. Come già detto i paesi dell’Unione europea hanno norme comuni sui conti di pagamento e i conti correnti grazie alla direttiva europea del 2014. Questo assicura che ci siano regole comuni in termini di informativa precontrattuale e norme a tutela del cliente. Questo invece non si verifica in Svizzera. Aprire un conto in Svizzera, raccogliere informazioni e compararle può essere più complicato che aprire un conto in Francia, Slovenia o Austria.
Pro e contro in termini di rischi di investimento
Ma quali sono vantaggi e svantaggi nell’aprire un conto all’estero? A cosa bisogna prestare attenzione?
Il fisco: monitoraggio e bollo
Attenzione comunque al fisco anche per i conti di deposito aperti all’estero. Infatti, se si ha un conto all’estero occorre compilare il quadro RW del modello Redditi Persone Fisiche. Il quadro RW è previsto dalla normativa che riguarda il monitoraggio fiscale delle attività finanziarie detenute all’estero da parte di soggetti fiscalmente residenti in Italia.
Oltre alla disciplina sul monitoraggio fiscale, l’indicazione del conto estero in dichiarazione dei redditi deve essere effettuata anche ai fini del pagamento dell’IVAFE. L’IVAFE è l’imposta patrimoniale che colpisce i possessori di attività finanziarie detenute in Paesi esteri. Per i conti correnti l’importo dell’IVAFE da pagare annualmente (in dichiarazione dei redditi), è fisso e pari a €. 34,20.
Il monitoraggio fiscale per le attività finanziarie detenute all’estero non c’è per i depositi e i conti correnti il cui valore massimo complessivo raggiunto nel periodo di imposta non supera i €. 15.000,00. Attenzione però perché l’obbligo di compilazione del quadro RW sussiste comunque se la consistenza media è superiore a €. 5.000, perché occorre pagare l’Ivafe.
Due piccoli esempi possono far capire bene la questione:
Conto corrente estero con giacenza media maggiore di €. 5.000 ma che, nel corso dell’anno, non ha superato come valore massimo i €. 15.000. Il quadro RW andrà compilato esclusivamente ai fini IVAFE per pagare l’imposta.
Conto corrente estero con giacenza media inferiore a €. 5.000 ma che, come valore massimo, ha superato i €. 15.000. Il quadro RW deve essere compilato soltanto ai fini del monitoraggio fiscale e non per pagare l’Ivafe che non è dovuta.
Il fisco e gli interessi
L’apertura di un conto corrente estero prevede anche l’incasso di redditi di capitale (interessi attivi, dividendi, plusvalenze). La banca che eroga redditi di capitale è tenuta a comunicare all’Italia tutte le informazioni relative al conto corrente estero.
Gli interessi costituiscono reddito di capitale (ex art. 6 del TUIR) e quindi devono essere dichiarati nella propria dichiarazione dei redditi per essere assoggettati a tassazione. Occorre anche tenere presente che tali interessi potrebbero essere già stati tassati dallo Stato ove è stato aperto il conto corrente (magari attraverso l’applicazione di una ritenuta alla fonte). Per questo motivo, il consiglio è sempre quello di verificare cosa prevede la convenzione contro le doppie imposizioni tra l’Italia e lo Stato estero di apertura del conto corrente.
Quale documentazione per aprire un conto estero?
Il documento indispensabile per poter procedere con l’apertura di un conto bancario offshore è una copia autenticata e apostillata del passaporto. Autenticare la copia di un passaporto italiano consiste nell’attestazione della sua conformità all’originale da parte di un Pubblico Ufficiale a ciò autorizzato in un consolato. Il timbro di apostille invece si ottiene in Procura o Prefettura. Inoltre, gli istituti bancari esteri richiedono la traduzione in inglese di alcuni documenti: una bolletta legata ad utenze domestiche (elettricità, internet, acqua, etc.), a nome del richiedente; un Estratto conto bancario o busta paga, a nome del richiedente; Referenze bancarie del richiedente per accertare che abbia una buona reputazione.