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Detrazioni: dal 2020 non usare i contanti

Niente più detrazioni se paghi coi contanti. Non è più possibile portare in detrazione le spese effettuate dal 1° gennaio se non sono state effettuate con un sistema di pagamento tracciabile. Con alcune eccezioni. Vediamo quali sistemi di pagamento vanno bene, quali spese sono coinvolte e come funziona nel dettaglio.

24 gennaio 2020
Detrazioni e contanti

Dal primo gennaio 2020 anche il Fisco vuole che tutti i pagamenti siano tracciabili infatti, tra le misure messe in campo per ridurre l’utilizzo del contante c’è quella che introduce l’obbligo di pagare con mezzi di pagamento tracciabili tutte le spese che vogliamo portare in detrazione nel 730.

D’ora in poi tranne per alcune eccezioni, occorre avere sempre con sé la carta di debito, la prepagata, la carta di credito ma anche l’assegno o le app per pagare come Satispay e simili, per non rischiare di perdere le detrazioni che siamo abituati ad inserire nel modello 730 o Redditi. Rimane inoltre la possibilità di usare un bonifico.

Quali detrazioni non vogliono il contante 

Il divieto di pagamento in contanti ai fini delle detrazioni non è una novità, esiste da diverso tempo già per altre spese, quali le ristrutturazioni edilizie, l’ecobonus, il bonus mobili ed elettrodomestici, le donazioni e il bonus verde. Il nuovo obbligo di utilizzo di mezzi di pagamento tracciabili riguarda tutte quelle spese che vengono detratte per il 19% del loro ammontare, in particolare:

Quando puoi usare i contanti

Il nostro consiglio rimane quello di pagare con mezzi tracciabili e di ridurre al minimo il contante, per non correre rischi inutili tuttavia, se acquisti farmaci o dispositivi medici o se effettui una prestazione sanitaria in una struttura pubblica o in una privata ma accreditata con il servizio sanitario nazionale, puoi ancora pagare in contanti senza perdere la possibilità di detrarre la spesa.

Perché noi sconsigliamo il contante? Perché non sempre è facile capire se la prestazione resa in una struttura sanitaria rientri tra quelle per le quali esiste la deroga al divieto del contante ad esempio perché la struttura è accreditata col SSN. Inoltre, fino a quando non saranno pubblicati dei chiarimenti in merito da parte dell’Agenzia delle entrate, non sapremo:

  • su chi ricade l’obbligo di provare l’avvenuto pagamento con mezzi tracciabili, cioè se siano il medico o il farmacista (per le spese veterinarie) che deve mandare anche questa informazione all’Agenzia delle entrate tramite il sistema tessera sanitaria per permette la compilazione della dichiarazione precompilata. Più in generale non si sa ancora chi abbia quest’onere tra tutti i soggetti obbligati all’invio dei dati di fatturazione all’Agenzia delle entrate;
  • quale documento debba conservare il contribuente per dimostrare il pagamento con mezzi tracciabili in sede di eventuale controllo da parte dell’Agenzia delle entrate;
  • se vi debba esser coincidenza tra l’intestatario della fattura e quello del mezzo di pagamento utilizzato.

Per questi motivi, riteniamo che sia molto più prudente per il contribuente pagare sempre con mezzi tracciabili e conservare tutte le ricevute di pagamento (scontrino pos, matrice dell’assegno, ricevuta del bonifico, etc).

Cosa fare se non c’è il POS

In base alla legge per il cliente/paziente deve essere sempre possibile pagare con carta e quindi il professionista o l’esercente dal 30 giugno 2014 dovrebbe avere un POS per i pagamenti (il POS è la macchinetta da usare per pagare con carta). È vero che purtroppo non ci sono sanzioni (quelle previste nel decreto fiscale 2019 sono state eliminate in sede di conversione in legge) ma l’obbligo rimane. Se non c’è un POS, il cliente potrebbe pretendere di non pagare in contanti ma di usare altre modalità rivolgendosi ad esempio alla polizia locale.