Tassa sulle rendite finanziarie più equa. La proposta di Altroconsumo

Dal 1° luglio aumentano le tasse sulle rendite finanziarie, compresi gli interessi su conti correnti e conti deposito. Riteniamo che il piccolo risparmiatore non debba pagare quanto chi investe grossi capitali. Firma la nostra petizione per dar voce alla nostra proposta di revisione più equa della tassazione.
A partire dal 1° luglio, la tassazione delle rendite finanziarie (compresi gli interessi su conti correnti e conti deposito) passa dal 20 al 26%. Siamo d’accordo sul fine, ma l’applicazione dell’imposta non deve essere indiscriminata. Chi incassa dalle rendite poche centinaia di euro non deve pagare la stessa percentuale di chi ne ricava decine di migliaia.
Per questo, abbiamo pensato a un sistema di revisione della tassazione delle rendite finanziare più equo, che vogliamo proporre al Governo Renzi supportandolo con una raccolta di firme per dar più forza alla nostra voce.
Rendite finanziarie: firma per una tassazione più equa
Testo completo
Le tasse sulle rendite devono essere più eque. Firma per chiedere di eliminare l'imposta di bollo e di rendere la tassazione più bassa per i piccoli risparmiatori e più alta sui grossi capitali investiti.
Rendite finanziarie: firma per una tassazione più equa
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Una tassazione più graduale
Con l’aumento indistinto della tassazione al 26% non c’è differenza tra chi guadagna poche centinaia di euro l’anno sui risparmi di una vita, perché lascia soldi sul conto corrente o li investe in un conto deposito come il Conto arancio, e chi invece incassa grossi dividendi su ingenti capitali investiti. Pensiamo anche a chi un lavoro al momento non ce l’ha e vive intaccando i propri risparmi (anch’essi tutelati dall’articolo 47 della Costituzione), non ci sembra corretto che venga vessato con una patrimoniale allo 0.2% (l’imposta di bollo) e una tassazione al 26% sul guadagnato.
Cosa prevede la nostra proposta
Vogliamo agire su due fronti:
- da una parte eliminare l’imposta di bollo dello 0,2% sui soldi investiti. Un’imposta ingiusta che si paga comunque, sia che questi investimenti portino a un guadagno, sia a una perdita;
- dall’altra riteniamo che se l’imposta sulle rendite finanziarie debba esser aumentata auspichiamo che lo sia almeno in modo progressivo (nel pieno rispetto dell’articolo 53 della Costituzione): insomma più bassa per i piccoli risparmiatori e via via più alta man mano che aumentano i capitali investiti.
Ma come fare?
Basterebbe infatti inserire tutti i guadagni finanziari in dichiarazione dei redditi e cumularli con gli altri redditi guadagnati. Allo stesso tempo, il contribuente potrà portare in detrazione l’imposta del 26% che gli è stata trattenuta nel momento in cui ha incassato la rendita finanziaria. Con questo sistema, chi guadagna di più paga di più e i piccoli risparmiatori sono tutelati; inoltre, non ci sarebbero più distorsioni fiscali perché si potrebbero finalmente compensare i guadagni con le perdite.
Secondo i nostri calcoli, infatti, se si inserisse in dichiarazione dei redditi il 70% dei guadagni finanziari annui e si portasse in detrazione l’imposta del 26% che viene applicata alla fonte, la tassazione finale andrebbe dal 16% sui redditi più bassi al 30% su quelli più alti. Mediamente chi guadagna fino a 55.000 euro annui pagherebbe l’attuale 26%.
Reddito totale (in euro) | Fino a 15.000 |
Fino a 28.000 |
Fino a 55.000 |
Fino a 75.000 |
Oltre i 75.000 |
---|---|---|---|---|---|
Quanto si pagherebbe (al massimo) sulle rendite |
16,1% | 18,9% | 26,6% | 28,7% | 30,1% |