Il grande inganno dei voli "green" e a emissioni di CO2 compensate. Altroconsumo chiede trasparenza
Biglietti con sovrapprezzo per finanziare l'uso di carburanti sostenibili. Viaggi a CO2 compensata e voli a "emissioni nette zero" con l'escamotage di finanziare la riforestazione. Dietro la strategia di comunicazione delle compagnie aeree che, sempre più spesso, vogliono passare come società attente all'ambiente, si nasconde una realtà fumosa e ingannevole. Le informazioni sui siti sono fuorvianti e prive di fondamenti scientifici. Altroconsumo aderisce a una campagna dell'Organizzazione europea dei consumatori (Beuc) di cui fa parte, assieme ad altre 22 organizzazioni Ue, per chiedere trasparenza, più vigilanza e maggiori responsabilità ai vettori.
- di
- Roberto Usai

Basta qualche slogan studiato ad hoc per far pace con la propria coscienza e - mentre si continua a inquinare - accreditarsi come realtà attente all'ambiente e al futuro del Pianeta. Così, sempre più spesso, sui siti delle compagnie aeree compaiono claim come "compensa le emissioni di CO2 del tuo volo" oppure descrizioni in cui il vettore di turno si vanta di avere una "flotta aerea green". Comunicazioni di questo tipo hanno una certa presa sui consumatori, sempre più attenti all'impatto ambientale delle scelte d'acquisto e in balia dei costi extra dei voli, e sono in grado di influenzare il loro processo decisionale. Per le compagnie si tratta invece soltanto di campagne di greenwashing il cui scopo ultimo non è il bene dell'ambiente, ma trarre benefici commerciali e guadagnare ulteriormente. Questo è ancora più grave se si pensa che in realtà le affermazioni sono spesso dubbie, fuorvianti o prive di evidenze di tipo scientifico: operazioni che vogliono dare un tocco "green" a un settore che di green ha molto poco.
La responsabilità delegata al singolo consumatore
Chiedere un contributo ai consumatori per sostenere la causa della lotta alla crisi climatica è una pratica ormai consolidata messa in atto da diverse compagnie, ma è anche un modo per riversare la responsabilità dell'impatto ambientale sul singolo consumatore, così che i vetttori riescano a ribaltare a proprio favore una situazione di scomodo. All'utente finale arriva il messaggio fuorviante che in questo modo le compagnie aeree possano davvero avere un ruolo attivo nella protezione dell'ambiente. In realtà, invece, non solo continuano a guadagnare e a inquinare, ma attraverso queste strategie possono anche passare come aziende attente all'ambiente, motivo per cui gli utenti continuano a sceglierle in una sorta di loop continuo. Non dimentichiamo, infine, che le compagnie guadagnano anche dai soldi delle persone che decidono di dare il proprio contributo acquistando le compensazioni proposte in fase di prenotazione.
Come le compagnie ci traggono in inganno
Le strategie di comunicazione utilizzate dalle compagnie aeree sono diverse, ma sono tutte accumunate da un obiettivo comune: far passare come meno impattanti società che di sostenibile hanno molto poco. Vediamo alcuni esempi.
1) Emissioni di CO2 compensate con crediti di carbonio, carburanti alternativi o entrambi
È una politica adottata dalle compagnie del gruppo Lufthansa (esclusa Eurowings) che sostiene che attraverso il pagamento di una tariffa dedicata il consumatore possa contribuire all'acquisto combinato di un carburante per l'aviazione sostenibile SAF. Stando a quanto riportato dalla compagnia, grazie all'acquisto combinato, chi acquista un viaggio "riduce del 20% le emissioni individuali di CO2" e partecipa a "progetti climatici di alta qualità per un importo pari alle emissioni individuali tracciate (compensazione dell'80% delle emissioni individuali". Qui un esempio di Air Dolomiti.
2) Compensazioni parziali o totali delle emissioni di CO2 a carico del cliente, come costo aggiuntivo
Seguono questa procedura compagnie come Eurowings, Ryanair, TAP, Volotea o Vueling. In tutti i casi, restano i dubbi sulla veridicità della compensazione che non può essere confermata.
3) Contributo dei passeggeri allo sviluppo di carburanti "sostenibili" e ridurre le emissioni future
Utilizza questa strategia Air France, che propone ai viaggiatori di pagare un contributo tra 42 e 138 euro per un volo Parigi - Copenhagen.
4) Emissioni di voli specifici relativamente basse rispetto alla media
Ci sono poi compagnie aeree che vantano emissioni basse rispetto alla media sui propri voli: è il caso di Norvegian, Air Baltic o Wizz Air.
5) L'avvio verso le emissioni nette zero
Rientrano in questo gruppo compagnie come Austrian Airlines che "si è posta obiettivi ambiziosi e mira a raggiungere un bilancio neutrale di CO2 entro il 2050". Quando si parla di "emissioni nette zero" non si intende che non verranno più emessi gas inquinanti, ma che si continuerà a farlo, compensando però le emissioni con interventi come la riforestazione di alcune aree (operazioni che - sulla carta - dovrebbero quindi contribuire ad assorbire i gas emessi).
La riforestazione che mette a rischio la biodiversità
Dietro la crescita di messaggi di questo tipo che riguardano la compensazione delle emissioni di CO2 da parte delle compagnie aeree c'è la mancanza di una strategia comune tra i Governi dopo l'accordo di Parigi. Proprio questa lacuna ha fatto sì che i vettori investissero in progetti per controbilanciare le emissioni dovute ai propri voli e che utilizzassero la compensazione e le "emissioni nette zero" per mitigare l'impatto sull'ambiente. Un caso piuttosto diffuso riguarda i progetti di riforestazione attraverso cui vengono piantati alberi in grado di assorbire grandi quantità di CO2. Sulla carta sembrerebbero iniziative responsabili, peccato che si tratta spesso di monocolture (frequentemente di specie alloctone) che non solo riducono la biodiversità dei luoghi in cui vengono piantate, ma spesso sono coltivazioni che nascono su terreni già forestali (con la conseguente perdita di habitat per le specie autoctone) o su terreni prima coltivati (entrando in competizione con la sicurezza alimentare del territorio). C'è poi un aspetto etico-politico che riguarda i progetti il cui scopo è generare "carbon credits" attraverso la creazione di nuove aree protette che, però, sono a volte istituite in territori già abitati da popolazioni indigene che vengono per questo allontanate: si tratta di una forma di colonialismo verde e green grabbing (ovvero l'accaparramento di risorse in paesi esteri con supposte finalità ambientali) con risvolti sociali negativi e risvolti ambientali incerti.
Ingannevoli le quote per i carburanti sostenibili
Le compensazioni ambientali, inoltre, vengono utilizzate dalle compagnie come scusa per rimandare il problema ed evitare di ridurre effettivamente le emissioni: in questo modo si giustifica la possibilità di continuare a inquinare, con la scusante che si stanno compensando le emissioni. Il dato di fatto è che, attraverso queste iniziative, le compagnie non riescono a mitigare il danno provocato sull'ambiente dai viaggi aerei. Per parlare di una reale compensazione ambientale, queste iniziative dovrebbero rispettare alcuni criteri specifici, per esempio essere permanenti (quindi adeguata agli impatti negativi, ricordando che il tempo di persistenza dei gas può durare anche decine d'anni) e preventive. Essenziale, inoltre, affinché una compensazione sia tale, è l'addizionalità dell'intervento: non può essere proposta una stessa misura di compensazione per compensare più impatti ambientali, ossia non si può effettuare i cosiddetti "doppi conteggi". Anche l'escamotage dell'utilizzo di carburanti sostenibili non è indice di una reale attivazione per la decarbonizzazione del settore dell'aviazione. In prima battuta, i carburanti sostenibili per l'aviazione (SAF) non saranno ancora disponibili su vasta scala almeno prima della fine del prossimo decennio. Secondo un regolamento Ue dello scorso aprile, infatti, le quote di SAF messe a disposizione negli aeroporti degli Stati Ue dovrà essere del 2% nel 2025 e dovrà aumentare progressivamente, fino a raggiungere quota del 20% nel 2035 e fino a superare il 50% tra il 2045 e il 2050. Questo conferma che chiedere un contributo ai consumatori per supportare i carburanti "green" in questa fase è del tutto ingannevole.
Serve più trasparenza: le richieste di Altroconsumo
Queste pratiche fuorvianti sono diffuse in tutta l'Unione europea e riguardano in maniera trasversale compagnie aeree di bandiera e low cost. Per questo motivo Altroconsumo ha inviato una segnalazione all'Autorità garante della concorrenza e del mercato nell'ambito di una campagna del Beuc, l'Organizzazione europea dei consumatori di cui fa parte, assieme ad altre 22 organizzazioni europee per chiedere che vengano messe in atto misure specifiche a tutela dei viaggiatori.
- Le compagnie aeree non dovrebbero utilizzare queste diciture per ingannare i consumatori con affermazioni che strizzano l'occhio al marketing attraverso claim che riguardano la sostenibilità.
- I viaggiatori devono essere informati in maniera chiara riguardo gli investimenti delle compagnie in progetti di protezione dell'ambiente che non possono essere presentati come compensativi o neutralizzanti rispetto alle emissioni dei voli. Le compagnie devono inoltre dire in tutta trasparenza che volare non è sostenibile e non lo sarà ancora nel breve termine.
- L'uso di slogan legati alla sostenibilità nel settore aereo deve essere monitorato, le autorità di vigilanza dovrebbero prevedere sanzioni in caso di utilizzo continuativo di questo tipo di comunicazioni e, di conseguenza, le compagnie dovrebbero restituire ai consumatori gli importi versati ingiustamente.
- Il pagamento di quote extra per tariffe "green" deve essere regolamentato: nel caso di slogan riconosciuti come ingannevoli, le compagnie dovrebbero rimborsare i consumatori per queste voci aggiuntive.