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Come salvare i tuoi risparmi dal conflitto d’interesse

25 ottobre 2017

25 ottobre 2017

Quando si parla di risparmio è importante rivolgersi a gestori indipendenti per evitare il conflitto d'interesse. Purtroppo l’Italia è ancora indietro rispetto agli standard europei.
Ne parliamo insieme a Moneyfarm, il 4 novembre al Festivalfuturo.

A partire da gennaio, chi si rivolgerà a un consulente finanziario, dovrà essere debitamente informato se il servizio che sta ricevendo è una consulenza indipendente o meno. La novità, introdotta dalla normativa Mifid II, rappresenta un importante passo avanti in termini di tutela del risparmiatore. Quando si parla di investimenti e consulenza finanziaria spesso la differenza fra la consulenza indipendente e quella non indipendente non è del tutto chiara ai risparmiatori, anche se si tratta di una nozione fondamentale da comprendere per tutelare al meglio il proprio risparmio.

Ma cosa vuol dire indipendenza?

Vuol dire che il consulente è pagato solo per i consigli che offre all’investitore che lo ingaggia. Sembra un concetto banale, ma nel contesto italiano purtroppo questo tipo di rapporto non è quello più diffuso. La normalità, per quanto riguarda la maggior parte delle reti di distribuzione e delle banche, è fare profitti attraverso le commissioni pagate dalle case che emettono i prodotti collocati. È evidente che ci si può facilmente trovare in presenza di un conflitto d’interesse, perché esiste la tentazione, per chi suggerisce prodotti finanziari, di dover mettere sul piatto della bilancia anche il proprio tornaconto, oltre che l’effettivo interesse del risparmiatore e di andare quindi a proporre ai clienti quei prodotti che garantiscono un maggiore ritorno (in termini di commissioni di collocamento) rispetto a quelli più congeniali al profilo di rischio del cliente stesso.

Il conflitto d'interesse in Italia

Per rendere l’idea di quanto il rapporto basato sul conflitto d’interesse sia prevalente in Italia, è interessante guardare al caso dei fondi a scadenza a finestra di collocamento, un prodotto estremamente profittevole per l’industria del risparmio gestito, che continua a essere collocato con successo nonostante le numerose inefficienze che comporta per il risparmiatore. Si tratta di un caso paradigmatico delle conseguenze del conflitto di interesse sulla gestione del risparmio, per questo Moneyfarm – premiata per il terzo anno consecutivo Miglior Consulente Finanziario Indipendente in Italia dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza – ha prodotto una guida per aiutare i risparmiatori a cui venisse offerto questo prodotto a capirne tutte le inefficienze. Ormai da anni i fondi a scadenza sono la tipologia di prodotto più collocata nel panorama italiano. Si tratta di fondi comuni che hanno la caratteristica di avere una data di scadenza prefissata. La sottoscrizione può essere effettuata solo durante un periodo limitato. Nella maggior parte dei casi, è previsto il pagamento di una cedola, che non è un rendimento garantito, bensì una ridistribuzione del capitale investito, suscettibile di tassazione. I fondi a scadenza promettono una strategia di investimento che includa una quota di prodotti sottostanti con scadenza simile a quella del fondo, a cui affiancare asset più rischiosi. La componente di rischio dovrebbe essere poi ridotta gradualmente con l’avvicinarsi della data obiettivo.

Le inefficienze dei fondi a scadenza

Secondo la ricerca di Moneyfarm, i fondi a scadenza presentano numerose inefficienze per l’investitore, sia dal punto di vista fiscale che dal punto di vista della strategia di investimento. Sono inoltre di solito piuttosto cari. Al contrario, il meccanismo di commissioni costruito dietro questa tipologia di fondo è estremamente vantaggioso per promotori e case prodotto. In pratica, il meccanismo funziona in questo modo: la banca o il promotore vende il fondo al cliente, incassando immediatamente l’intera commissione di collocamento da parte della casa prodotto al momento della vendita (una quota che si aggira in genere intorno al 4%). La casa prodotto, sfruttando il vincolo temporale del fondo, preleva tramite le commissioni la somma distribuita al collocatore, diluendola nel tempo. Il risparmiatore non si accorge così di pagare una commissione prelevata non appena il suo investimento viene effettuato. Il meccanismo è garantito poi da una commissione di uscita in caso di disinvestimento prima della scadenza. In questo modo, oltre a essere disincentivata la liquidazione dell’investimento, la casa prodotto evita il rischio di perdere la somma anticipata al collocatore.

Perché rivolgersi a un gestore indipendente

I fondi a scadenza sono un classico esempio in cui il margine dell’industria viene messo in primo piano rispetto all’interesse dell’investitore, attraverso meccanismi poco trasparenti. Sia chiaro, non tutti i gestori agiscono in malafede e non tutte le gestioni a scadenza sono inefficienti, nonostante i dati Morningstar raccontino che questi fondi sono frequentemente riscattati in anticipo. Però il fatto che questo prodotto sia il campione d’incassi dell’industria dei fondi italiana – l’unica, peraltro, in cui si riesce a vendere – fa capire quanto è importante rivolgersi a un gestore indipendente quando si tratta di investire il proprio risparmio. In attesa che la normativa Mifid II, con le sue importanti novità in tema di tutela dei risparmiatori, entri in vigore, la consulenza indipendente resta l’unica garanzia per far sí che la gestione dei soldi dei risparmiatori non sia orientata da altri interessi.

Moneyfarm è partner ufficiale di Festivalfuturo. Il suo Co-founder, Paolo Galvani, sarà intervistato da Marialuisa Pezzali di Radio24 il 4 novembre alle 12.30 nella Greenhouse dell’UniCredit Pavilion. La partecipazione è aperta a tutti, previa registrazione.


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