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Il benessere economico e finanziario, la sfida per una popolazione che invecchia

29 agosto 2019

29 agosto 2019

L’Italia invecchia rapidamente e la popolazione tende a ridursi. Secondo le previsioni pubblicate dall’Eurostat nei prossimi 25 anni gli over 65 saranno il 33% in Italia. Cresceranno di conseguenza le pressioni finanziarie sui sistemi pensionistici e di assistenza.

L’Italia invecchia rapidamente e la popolazione tende a ridursi; sono caratteristiche comuni a molti paesi dell’Unione europea, più marcate nel nostro Paese. Secondo le previsioni pubblicate dall’Eurostat nei prossimi 25 anni la quota della popolazione con almeno 65 anni raggiungerà il 28% nel complesso dell’Unione, il 33% in Italia; cresceranno di conseguenza le pressioni finanziarie sui sistemi pensionistici e di assistenza. La popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni diminuirà di 6 milioni nel nostro paese, nonostante l’ipotesi di un afflusso netto dall’estero di 4 milioni di persone in questa classe di età.

Il nostro Paese invecchia

Con l’aumento dell’aspettativa di vita e il rapporto sempre più sfavorevole tra popolazione attiva e non attiva, tenderà ad aumentare anche l’onere socioeconomico legato alla cura, all’assistenza e alle spese previdenziali destinate agli anziani, causando il cosiddetto longevity shock (cioè la permanenza in vita oltre la speranza media di persone che prendono pensioni e che necessitano di assistenza)

L’attuale evoluzione richiede, quindi, una ridefinizione delle misure e delle risorse destinate alle fasce di popolazione anziana, in cui più alto è il rischio di malattia e di perdita di autosufficienza.

Se da un lato l’aumento della longevità rappresenta una grande conquista, in quanto testimonia il crescente miglioramento delle condizioni di vita e i progressi della medicina, dall’altro potrebbe trasformarsi in una minaccia per l’immediato futuro, nel caso in cui non fosse controbilanciato da urgenti interventi di politica sanitaria che investano la ricerca, l’assistenza e il benessere degli anziani. Il sistema sociale e sanitario si deve adeguare tempestivamente ai mutamenti in corso e alle nuove esigenze, evitando l’ospedalizzazione e prediligendo interventi sul territorio, mirati alla prevenzione, alla riabilitazione, alle facilitazioni ambientali, al sostegno economico, sociale e motivazionale dell’anziano e della sua famiglia, nel contesto di vita.

È chiaro che lo Stato dovrebbe far fronte a questi cambiamenti demografici che hanno un forte impatto sulla vita delle famiglie italiane, che invece devono far fronte da sole all’emergenza.

Rivedere le politiche di Welfare e il sistema assicurativo

Ogni anno le famiglie italiane spendono 7 miliardi di euro in personale domestico che accudisca persone disabili. Una cifra che ha un'incidenza sul Pil di 1,3 punti percentuali. Nel tempo il lavoro domestico ha acquisito un peso sempre maggiore. Colf e badanti aiutano gli anziani che con l'allungamento dell'aspettativa di vita e la maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro, sono diventati un vero esercito da accudire.

Risultato: in Italia sono presenti oltre 900mila badanti e più di 1 milione di colf, per un totale di circa 2 milioni di lavoratori domestici. Numero che prende in considerazione anche gli irregolari (stime Flm/Domina su dati Istat). Solo il 41% dei 2 milioni è regolarmente censito dall’Inps.

In Italia ci 2 milioni e 500mila anziani con almeno una limitazione funzionale: ovvero con problemi nel movimento, o nell'autonomia quotidiana, nella cura della persona e nell’ambito della comunicazione, che riguarda le funzioni della vista, dell’udito e della parola. Poi ci sono 1 milione e 400mila persone che sono costrette a stare a letto, sedute o a rimanere nella propria abitazione per impedimenti di tipo fisico o psichico.

La metà delle persone con disabilità vive con la propria famiglia. A essere interessate sono più le donne (7,1%) che gli uomini (3,8%). Geograficamente, sono prevalentemente nel sud e nelle isole. Però se guardiamo a quanto spendono i Comuni per le politiche di welfare le Regioni del Sud si collocano in fondo alla graduatoria con una spesa media per non autosufficiente di appena 469 euro in Calabria. È chiaro che bisogna ripensare rapidamente il welfare e il sistema assicurativo.

Da quanto detto a commento dei dati di mercato si evince che c’è un gap da colmare; un bisogno di assistenza che comporta spese di vario tipo e di un certo importo e che potrebbe essere coperto con una copertura assicurativa adeguata. Si tratta delle cosiddette polizze LTC long term care che appunto assicurano il pagamento delle spese o una rendita periodica nel caso in cui l’assicurato si trovi in una situazione di non autosufficienza. Però sono poco diffuse e visto le loro caratteristiche meriterebbero maggiore attenzione da parte dei datori di lavoro e del legislatore.

Di questi temi parleremo durante nella due giorni di FestivalFuturo "StraBene, scelte e tecnologie per vivere in salute". 


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