Con uno sciviolone perfino sotto quota 80.000 dollari, il BitCoin, che ora viaggia poco sopra questo valore ha voluto dirci la sua nel lunedì nero che ha colpito la Borsa Usa. In particolare, ci ha detto che non è il classico bene rifugio: se le cose vanno male anche il BitCoin può soffrire. Certo si racconta in giro della sua decorrelazione rispetto alle Borse (cioè la sua capacità di avere andamenti slegati dai listini azionari), ma la realtà è che i movimenti del BitCoin sono così imprevedibili che è difficile che offrano un’ancora di salvezza in momenti di crisi globale. Anche perché dipendono sempre più dal fluire delle notizie. E se la speranza della creazione di riserve di BitCoin da parte dell’amministrazione Usa aveva sostenuto le quotazioni con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca (vedi qui), la realtà al momento sta rivelando prospettive meno interessanti. Innanzitutto, a livello legislativo siamo ancora in sospeso: nessuna novità. Ed è difficile che nella presente situazione ne arrivino. C’è sì un ordine esecutivo del presidente datato 6 marzo (www.whitehouse.gov/presidential-actions/2025/03/establishment-of-the-strategic-bitcoin-reserveand-united-states-digital-asset-stockpile/) che parla della creazione di cripto-riserve pubbliche, ma non ha soddisfatto molto. Primo perché è solo un ordine esecutivo. Se avete presente che Trump ha annullato molti ordini esecutivi di Biden potete immaginare che tra quattro anni potrebbe avvenire lo stesso coi suoi. E la prospettiva che si creino riserve per pochi anni non è poi così interessante. Tanto più che poi smaltire i BitCoin accumulati rischia di far crollare le quotazioni. Per di più anche l’ordine esecutivo parla di riserve fatte coi BitCoin già nelle casse delle amministrazioni Usa: si tratta di BitCoin sequestrati in casi giudiziari. Si stima che assommino ad alcuni miliardi di dollari, non poco, ma a parte il fatto che pare che molti siano parte di un sequestro preventivo (per cui potrebbero tornare al proprietario), non si tratta delle somme sperate dai fan delle criptovalute. E poi, ancora, l’ordine esecutivo non parla di acquisti, o meglio parla di acquisti che non pesino sulle tasche dei contribuenti, il che potrebbe essere interpretato come a dire che la luna è quadrata, un nonsenso. Insomma, i dubbi hanno raffreddato le acque intorno alle criptovalute e si naviga a vista. C’è da chiedersi se valga la pena investire in un asset il cui valore dipende dalle lune dell’amministrazione Trump e da mercati in subbuglio per il timore che la crescita Usa subisca un rallentamento per via dei dazi. Chi volesse ignorare questi sinistri scricchiolii e scommettere su un rimbalzo del BitCoin, cosa che noi non consigliamo, lo faccia almeno con strumenti quotati sui mercati europei (qui il caso di Amsterdam con link ad analisi dedicate a Parigi, Francoforte e Zurigo).