A maggio l'inflazione del Regno Unito era tornata al 2%, facendo così partire le scommesse su un possibile taglio dei tassi da parte della Bank of England nella riunione di agosto. A giugno l'inflazione è rimasta stabile al 2%, facendo segnare così il secondo mese consecutivo con un carovita allineato all'obiettivo della Banca centrale. Quanto comunicato sui prezzi britannici di giugno porta però a far pensare che ad agosto non ci sarà un taglio dei tassi. Come mai?
In primo luogo, perché il mercato si aspettava un ulteriore calo all'1,9% per quanto riguarda l'indice generale dei prezzi. Il 2% risulta quindi essere sopra le attese. Un discorso analogo si può fare per l'inflazione di fondo, ferma al 3,5% come a maggio. I mercati però si aspettavano un 3,4%. Si può dire quindi che l'inflazione britannica non rialza la testa, ma non ha fatto quell’ulteriore piccolo passo in discesa che ci si aspettava.
E lo stesso ragionamento vale per l'inflazione dei servizi, ferma al 5,7% come a maggio - ma le attese prevedevano un 5,6%. In questo caso però c'è un'aggravante, visto che questa misura dell'inflazione è quella che è maggiormente attenzionata in questo periodo dalla Bank of England per misurare le pressioni inflazionistiche. Anche in questo caso non c'è stato un rialzo, ma la stabilità al 5,7% dimostra come l'inflazione dei servizi rimane ancora molto alta e ben superiore all'indice generale e anche a quello di fondo. Significa che ci sono forti pressioni al rialzo sui prezzi ancora presenti all'interno del mercato britannico. Questo fa propendere per una Bank of England che potrebbe decidere di temporeggiare sul taglio dei tassi ad agosto.