Obbligazioni: politica monetaria che diverge e caccia al carry
Opportunità obbligazioni
Opportunità obbligazioni
Nella settimana che precede il Natale, i mercati obbligazionari si sono mossi in un clima tipico di fine anno, con meno scambi, maggiore prudenza e una forte attenzione alle decisioni delle Banche centrali. Le politiche monetarie continuano a seguire strade diverse tra Europa, Stati Uniti e Giappone, e questo ha spinto gli investitori a concentrarsi soprattutto su una cosa: ottenere rendimento regolare, il cosiddetto “carry” (in larga parte dalle cedole), senza esporsi a rischi eccessivi. In altre parole, più che scommettere su grandi movimenti dei tassi, il mercato ha cercato stabilità e reddito.
In Europa la situazione è rimasta piuttosto tranquilla e questo crea uno spazio interessante per combinare sicurezza e rendimento: da un lato titoli molto affidabili, di emittenti ad elevato rating (pensa ai sovranazionali, a Germania, Finlandia, Olanda…) dall’altro titoli che offrono interessi un po’ più alti (l’Italia, per esempio), scegliendo quelli con cedole più alte per creare un reddito aggiuntivo periodico, il tutto senza allungare troppo le scadenze. In questo contesto, le obbligazioni con scadenze intermedie risultano spesso più efficienti, perché permettono di incassare rendimento senza assumere troppa volatilità.
Al contrario, le obbligazioni più rischiose, quelle con rating più basso - high yield - offrono opportunità solo molto selettive: in una fase di fine anno, quando è più difficile comprare o vendere rapidamente, è meglio evitare investimenti che potrebbero diventare difficili da gestire. Per questo, il consiglio è di operare con un Etf.
Negli Stati Uniti l’attenzione si è concentrata soprattutto sui titoli di Stato e sulla qualità delle aziende. Dopo il recente taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, il mercato non ha ancora certezze su come evolverà la politica monetaria nei prossimi mesi, sebbene i dati della scorsa settimana e le attese di mercato fanno propendere per altri tagli. Per questo motivo, una strategia che combina diverse scadenze è un’ottima opzione: una parte su obbligazioni con scadenze più corte (3 anni), che offrono ancora rendimenti interessanti, e una parte su scadenze un po’ più lunghe (7,8 anni), che possono proteggere il portafoglio se l’economia dovesse rallentare.
Negli emergenti il rendimento resta elevato, ma il rischio principale continua a essere il cambio. Le valute di questi Paesi possono muoversi rapidamente e annullare in poco tempo i guadagni ottenuti. Per questo motivo, il nostro interesse si concentra soprattutto sulle obbligazioni emesse in dollari Usa, che risultano più stabili, più facili da gestire rispetto a quelle in valuta locale e offrono rendimenti superiori ai Treasury. Anche in questo caso, usa un Etf.