La settimana delle obbligazioni: la svolta della Fed
Le settimana delle obbligazioni
Le settimana delle obbligazioni
La settimana è stata dominata da un significativo cambio di tono nelle aspettative sulla Federal Reserve. I mercati sono stati colti di sorpresa dalle parole del presidente della Fed di New York, che ha aperto alla possibilità di un allentamento “nel prossimo futuro”, sostenendo che ciò non comprometterebbe gli obiettivi su inflazione e occupazione. Le sue dichiarazioni hanno immediatamente modificato le previsioni degli investitori, che sono passati da uno scenario di una Fed immobile nella riunione di dicembre a uno in cui la probabilità di un nuovo taglio dei tassi è ora all’80%. Sul fronte macroeconomico, i dati pubblicati dopo il lungo shutdown mostrano un raffreddamento dell’economia: vendite al dettaglio deboli, fiducia dei consumatori in calo, avallando così l’ipotesi di un nuovo taglio tassi nella riunione di dicembre.
In Europa, l’attenzione si è concentrata sui verbali della riunione della Bce di ottobre e sui dati relativi all’inflazione. Dai documenti emerge un consenso unanime nel mantenere i tassi invariati, ritenendo il livello attuale adeguato a gestire eventuali circostanze negative senza necessità di ulteriori interventi. La Bce ha confermato un approccio prudente e dipendente dai dati, sottolineando che l’inflazione si sta avvicinando stabilmente al 2%. Le dichiarazioni dei vari membri indicano una minore propensione rispetto alla Fed ad allentare la politica nell’immediato e guardando ai primi dati preliminari dei principali Paesi europei, l'inflazione nell'Eurozona è rimasta moderata a novembre, confermando che non sembrano esserci motivi per affrettarsi a tagliare i tassi. Il carovita è rimasto infatti stabile in Francia, allo 0,8% a novembre e ottobre. Allo stesso tempo, il livello dei prezzi è leggermente diminuito in Spagna (dal 3,2% al 3,1%) e in Italia (dall'1,3% all'1,1%). L'inflazione tedesca, invece, è aumentata (dal 2,3% al 2,6%). Dopo il 2,1% di ottobre, dunque, l'inflazione nell'intera area euro a novembre è rimasta vicina all'obiettivo del 2% della Banca Centrale Europea.
Un altro appuntamento molto atteso dal mercato era la presentazione del piano fiscale nel Regno Unito. Le misure fiscali restrittive introdotte dal puntano a ridurre deficit e debito, mentre il Tesoro ha annunciato un taglio nelle emissioni di titoli di Stato. Questi elementi hanno rassicurato gli investitori, sostenendo la sterlina e spingendo al rialzo i prezzi dei Gilt – i titoli di Stato inglesi, con rendimenti in calo su tutte le scadenze. Le aspettative sui tassi della Bank of England sono rimaste stabili, orientate verso una pausa, ma il consolidamento fiscale ha ridotto il rischio di pressioni inflazionistiche.
Sempre in tema di piani fiscali, il Giappone si prepara a varare il più grande piano di spesa pubblica dalla pandemia, con l’obiettivo di sostenere l’economia e contrastare le pressioni inflazionistiche. Tuttavia, questa espansione fiscale solleva interrogativi sulla sostenibilità: il Giappone ha già il debito pubblico più alto tra le economie avanzate (230% del Pil) e la Banca del Giappone ha recentemente alzato i tassi, rendendo più oneroso il servizio del debito.