La settimana delle obbligazioni: in attesa della Fed
La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
Mercoledì 10 la Federal Reserve comunicherà la sua decisione in fatto di tassi d’interesse. I mercati, giorno dopo giorno, sono sempre più convinti che arriverà un taglio dello 0,25%. A sostenere questa aspettativa non ci sono soltanto le dichiarazioni di alcuni membri del comitato di politica monetaria, che si sono detti favorevoli a una riduzione, ma soprattutto il mercato del lavoro che continua a dare segnali di indebolimento. Non sono disponibili i dati ufficiali, a causa dello shutdown, ma solo quelli di enti privati, come ADP: tuttavia, dovendo decidere sulla base delle informazioni disponibili, la Banca centrale potrebbe essere spinta ad adottare un approccio prudente e preventivo, riducendo i tassi per proteggere l’occupazione, viste le indicazioni non positive dal mercato del lavoro.
La Bce si riunirà, invece, il 18 dicembre. Considerando che continua a confermare che i tassi sono correttamente impostati, unitamente al dato sul carovita di novembre, i mercati prevedono che non ci saranno né rialzi né ribassi sui tassi d’interesse nella riunione di questo mese. A novembre, infatti, l’inflazione nell’area euro ha registrato un lieve aumento, attestandosi al 2,2% su base annua rispetto al 2,1% di ottobre, superando così le attese di mercato, che puntavano su un dato stabile al 2,1%. L’inflazione core (o di fondo), che esclude energia e alimentari, è rimasta stabile al 2,4%, mentre i servizi hanno mostrato un leggero rialzo, dal 3,4% al 3,5% annuo. Tra i fattori che continuano a esercitare pressione sui prezzi figurano gli aumenti salariali legati all’inflazione passata, anche se emergono segnali di rallentamento nelle retribuzioni.
In Polonia, invece, la traiettoria dei tassi è già chiaramente orientata al ribasso: la Banca centrale ha effettuato il sesto taglio del 2025 e, dopo un avvio d’anno al 5,75%, i tassi sono ora al 4%. La decisione appare coerente con l’andamento dei prezzi: a novembre l’inflazione è al 2,4%, in linea con l’obiettivo del 2,5% (con tolleranza dell’1%), lasciando quindi margine per ulteriori riduzioni nei prossimi mesi. I mercati prevedono che i tagli possano proseguire anche nel 2026, con un possibile livello finale attorno al 3,5% (dunque ci sarebbero ancora due riduzioni da 0,25% all’orizzonte).
Un’altra Banca centrale che si è riunita è quella indiana, che ha tagliato i tassi dello 0,25%, come da attese, portandoli al 5,25%. La decisione è stata unanime e motivata da un’inflazione ai minimi storici (0,25% in ottobre, contro l’obiettivo del 4%) e una crescita economica robusta (oltre l’8%, con previsione al 7,3% per l’anno fiscale). Secondo i mercati questo potrebbe essere l'ultimo taglio e i prossimi interventi dovrebbero essere più incentrati sul fornire liquidità, anziché ridurre il costo del denaro.
Infine, la Cina. A novembre, l’economia ha continuato a mostrare segnali di debolezza. Il settore manifatturiero rimane in contrazione per l’ottavo mese consecutivo, con un indice PMI fermo a 49,2, sotto la soglia critica di 50. Anche i servizi e le costruzioni registrano un calo significativo: l’indice non manifatturiero scende a 49,5, segnando la prima contrazione in quasi tre anni, principalmente a causa della crisi immobiliare e della riduzione dei servizi residenziali.