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Ho perso con Finaxis, e ora?

Fiscale & Legale

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Data di pubblicazione 24 febbraio 2020
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Sono incappato in una truffa online con Finaxis. Ormai il denaro è perso, ma non c’è un modo per costringere Facebook a oscurare queste pubblicità truffaldine?

Eticamente sarebbe doveroso… ma legalmente, no

Finaxis era uno dei tanti siti che offrono servizi di investimento senza autorizzazione, spesso promettendo guadagni stellari che invece si trasformano in una trappola per i tuoi soldi. E per attirarti in questa trappola, ti bombardano di pubblicità sui canali social, magari usando personaggi famosi come sponsor (più o meno consapevoli) delle mirabolanti performance che puoi ottenere investendo tramite questi siti.

Per segnalare alla Consob una società su cui hai dei dubbi, vai sulla home page del sito www.consob.it e clicca sulla sezione “Occhio alle truffe”; troverai tutti i dettagli su come fare la segnalazione. 

Siamo d’accordo con te sul fatto che Facebook dovrebbe vigilare su queste pubblicità: così come (più che giustamente) è tenuta a controllare aspetti che ledono sia la legge sia la tua sensibilità, dal razzismo alla pedofilia, allo stesso modo dovrebbe controllare che quel che transita sui suoi canali social non leda il tuo portafoglio, esponendoti al rischio di truffe.

Ma, ahinoi, almeno per il momento la legge non la pensa così, e Facebook (così come i suoi simili) non sono formalmente responsabili quando, come nel caso di Finaxis, le pubblicità riguardano un sito truffaldino. La sola società legalmente responsabile, in base alla legge attuale, è la stessa Finaxis. L’unica cosa da fare, quindi, è presentare una denuncia alle autorità di pubblica sicurezza, cosa che peraltro hai già fatto; ma anche noi, come te, siamo purtroppo pessimisti sulla possibilità di recuperare il tuo denaro.

In questo panorama piuttosto desolante, almeno un aspetto positivo c’è: da luglio 2019 la legge dà alla Consob (l’autorità di controllo dei mercati) il potere di oscurare questi siti, e finora lo ha fatto in 147 casi. Per Finaxis ormai è tardi (il sito già non esiste più), ma questo dovrebbe limitare il pericolo di incappare in altri casi simili. Ma non aspettare che sia la Consob a tutelarti: la miglior tutela viene da te stesso. Ecco come.

Qualche consiglio per difenderti da solo

Primo consiglio: non abboccare, consulta regolarmente il nostro sito www.altroconsumo.it alla sezione Difendersi – Avvisi ai risparmiatori, dove settimanalmente ti aggiorniamo sulle società che operano senza autorizzazione. Finaxis, per esempio, te l’avevamo segnalata già da giugno 2019: in quel momento avevi già effettuato il primo (piccolo) investimento, ma almeno avresti evitato di aggravare la situazione con i versamenti successivi.

Secondo consiglio: prima di investire, chiedi tutte le informazioni su come la società opera e sulle autorizzazioni, e diffida da chi è restio a dartele.

Terzo consiglio: diffida delle società che, a fronte di una tua richiesta di rimborso, ti negano la possibilità di recuperare i tuoi soldi, spingendoti anzi a fare ulteriori versamenti; è proprio quello che è successo con Finaxis, in base a quanto ci hai raccontato.

In questi casi non accettare la proposta di investire ancora, anzi insisti (con documenti scritti, non solo al telefono) per riavere il tuo denaro.

Quarto consiglio: nei casi che ti abbiamo appena descritto, non limitarti a diffidare. Aiuta altri investitori a non incappare nella stessa trappola, segnalando la società alla Consob.

Occhio a non cadere dalla padella nella brace

Nella tua mail ci chiedi anche se c’è da fidarsi di società specializzate nel recupero delle somme perse con una truffa. Ce ne sono molte sul web, specialmente in lingua inglese: ti basta cercare termini come scam recovery (“recupero” di una truffa) per trovarne parecchie.

E queste società sono più o meno tutte accomunate dallo stesso stile: partono da frasi rassicuranti del tipo “niente panico, siamo qui per aiutarti” e ti offrono addirittura una prima consultazione gratuita sul tuo caso. Ma non farti illusioni.

Primo: in casi come il tuo, in cui la società truffaldina è di fatto svanita nel nulla, rivolgerti a una società di recupero (anche “onesta”) non cambia di molto la tua situazione, anzi rischia di peggiorarla. Le probabilità di recupero dei tuoi soldi restano, infatti, le stesse (praticamente zero), l’unica certezza sono gli ulteriori costi che devi affrontare. Devi infatti tener presente che, dopo la prima consultazione gratuita, queste società ti chiedono denaro (tutto e subito, non a causa vinta) per approfondire il tuo caso. Quanto denaro? In genere, non è dato saperlo prima di fornire i tuoi dati, e anche questo non è un buon segno.

Secondo: a fronte di alcune società (poche) che operano onestamente, in molti altri casi si tratta solo di società che han trovato un modo alternativo per truffarti. Anziché prometterti investimenti da sogno, ti promettono un facile recupero del tuo denaro; ti chiedono denaro per aiutarti nel tuo caso, e poi? E poi… nulla. Altri soldi persi. 

Attenzione anche al mercato su cui investi

Ci scrive Alessandro: “Ho acquistato azioni innovatec a 0,05 euro, e ci sto guadagnando. Credo nella società e nel suo futuro, ma non vorrei restare con il cerino in mano. Che faccio?” Te lo diciamo subito, secondo noi ti conviene vendere e portare a casa i guadagni (oggi il titolo viaggia a 0,14 euro). Innovatec è una società che opera nei settori dell’efficienza energetica e nella produzione di energia da fonti rinnovabili. Il primo elemento che ci ispira poca fiducia è il mercato su cui è quotata, l’aim, poco liquido e con controlli degli organi di vigilanza molto più limitati rispetto al listino principale. Non a caso, il fallimento di bio on (vedi qui a lato) ha riacceso le polemiche, negli scorsi mesi, sulla necessità di maggiori tutele per chi investe in questo mercato; peccato che, finora, queste polemiche non abbiano portato ad alcuna miglioria. Venendo alla società, già a una prima occhiata innovatec ci sembra proprio l’emblema dei rischi legati all’aim. Quotato nel 2013, il titolo ha viaggiato in discesa pressoché costante fino a ottobre 2019, quando è sceso a circa 0,02 euro per azione (in perdita di oltre il 90% rispetto al 2013). Poi… boom! Da novembre 2019 sia i prezzi, sia i volumi si impennano. Il prezzo tocca anche gli 0,18 euro per azione a gennaio, salvo poi ripiegare velocemente ai valori attuali, mentre il valore complessivo delle transazioni (che non era mai andato oltre 20-30.000 euro al giorno) schizza fino a 2,7 milioni di euro al giorno nel mese di gennaio. Ma cos’è cambiato? Non è la relazione semestrale ad aver entusiasmato i mercati: questa era nota già da fine settembre, e tra l’altro vedeva l’utile dimezzarsi rispetto al primo semestre 2018. La stessa società, su richiesta della consob, lo scorso dicembre ha dovuto dichiarare di non conoscere elementi che spieghino il balzo del titolo. Sta di fatto che, ai prezzi attuali, paghi circa 4 volte il patrimonio del gruppo, quando in media a piazza affari il rapporto tra prezzo e patrimonio è solo intorno a 1. E tutto questo per una società appena riemersa da un piano di risanamento, con un’attività certo promettente ma basata su progetti che in molti casi sono ancora embrionali, e con stretti e complicati legami con altre società del gruppo – per esempio ha sottoscritto un bond da 3 milioni di euro, pari a più di un quarto del suo patrimonio, emesso dalla controllante sostenya. Lo ammettiamo, il caso bio on ci ha reso ancora più scettici sull’aim e su società in queste situazioni. Finora la scommessa ti è andata bene: hai avuto fortuna, passa al botteghino e incassa.

Bio On: neanche il fisco aiuta!

Bio on era una società operante nelle bioplastiche travolta, la scorsa estate, da un pesante scandalo. Dopo una galoppata trionfale del suo titolo, quotato sul listino dell’aim, le accuse di un fondo sulla falsificazione dei bilanci e dei dati sulla produzione hanno fatto crollare il prezzo dell’azione, portando poi la società al fallimento. Chi era azionista della società ha, quindi, perso tutto, ma per il fisco non basta: le minusvalenze (quelle che puoi compensare con guadagni su altri titoli, in modo da pagare meno tasse) sono solo quelle derivanti da una vendita. Nel caso di una società fallita, la vendita non c’è stata, per cui niente minusvalenza e niente compensazione. Anzi, la beffa è doppia, perché su questi titoli continui a pagare l’imposta di bollo, anche se di fatto valgono zero. Per ottenere una minusvalenza (e liberarti anche del bollo) dovresti effettuare una vendita del titolo, ma è tutt’altro che facile. Primo, perché è difficile trovare un acquirente: le banche stesse si rifiutano di riacquistare questi titoli dai propri clienti. Secondo, perché se la vendita avviene a prezzo simbolico (e d’altronde non potrebbe essere altrimenti), il fisco può obiettare che si tratta di una vendita “fittizia”, fatta solo per eludere la legge, e quindi non riconoscerti comunque la minusvalenza. Terzo, considera che, se si dovesse arrivare a qualche azione legale nei confronti della società, far valere i tuoi diritti nei confronti di una società di cui non sei più azionista potrebbe essere un po’ più complicato.

Gli specchietti per le allodole

Ad accomunare le società truffaldine è anche il tipo di investimenti proposti: nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di prodotti come criptovalute, cfd, opzioni binarie (queste ultime oggi vietate ai piccoli investitori). Insomma, categorie di prodotti allettanti e “modaiole”, ma che già di per sé comportano rischi altissimi di perdite, anche quando ci investi con società regolarmente autorizzate.