50 miliardi di euro promessi…
Di recente il Governo ha promesso un insieme di provvedimenti di un importo pari a 25 miliardi di euro più altri 25 per far ripartire la nostra economia, a cui dovrebbero aggiungersi altri 11 miliardi di euro, parte dei 37 promessi di recente dall’Ecofin per aiutare le economie europee a ripartire.
Basteranno a risollevare l’economia italiana? È impossibile dirlo ora, anche perché, oggi, è altrettanto impossibile stimare durata e impatto sull’economia reale della pandemia da coronavirus.
… e la tentazione di trovarli con una scorciatoia
Che i conti dell’Italia non siano floridi è un dato di fatto, e non è neppure una novità – secondo gli ultimi dati Istat il rapporto debito/Pil italiano è 134,8, vedilo come se il tuo stipendio fosse 100 e tu spendessi 134,8... È ragionevole pensare, quindi, che, di fronte alla necessità di reperire molti fondi, il Governo italiano cerchi delle scorciatoie per rimpinguare le casse del Bel Paese. Come? Ecco qualche possibilità.
Nuova patrimoniale o prelievo forzoso?
Il mito della “grande ricchezza” che risiederebbe nelle tasche degli italiani, in contrasto con il grande debito che grava sulle finanze pubbliche, potrebbe suggerire l’introduzione di una nuova patrimoniale, in aggiunta a quanto già paghi, vedi sotto. Oppure, addirittura, si potrebbe scegliere una strada ancora più veloce, quella del prelievo forzoso. Dopotutto, un precedente esiste già ed è successo nel 1992, con il prelievo forzoso del Governo Amato. Sul denaro depositato sui conti correnti degli italiani sarebbe facile mettere le mani, dato che è già in forma liquida. Nel 1992, nottetempo, è stato prelevato lo 0,6% di quanto era depositato sui conti. Considerando che, secondo i più recenti dati di Bankitalia, la liquidità sui conti correnti delle famiglie italiane ammonta a oltre 1.138 milioni di euro, un provvedimento analogo consentirebbe di raccogliere oltre 6,8 miliardi di euro in un colpo solo. Come potrebbe avvenire? Probabilmente con un prelievo direttamente alla fonte, con le banche che fanno da sostituto d’imposta. Aprire un conto all’estero come per esempio N26 – vedi riquadro - e trasferire tutto è una via di salvezza certa? In teoria potrebbe esserlo, ma non possiamo darlo per scontato. Con gli attuali mezzi informatici è anche facile risalire alle transazioni, e, se il Governo non può mettere immediatamente le mani sui tuoi soldi, potrebbe però importi di pagare un’identica percentuale in seguito, magari con un bell’F24. E fare le opportune verifiche, con gli attuali sistemi informatici, sarebbe davvero molto semplice.
N26, aprire un conto corrente all’estero direttamente da casa
In tempi “normali” tra le possibilità indicate per aprire un conto all’estero avremmo aggiunto anche i conti correnti svizzeri. Tuttavia, con le limitazioni attuali alla mobilità, se vuoi puntare su un conto corrente estero, puoi rivolgerti solo a un prodotto che si può aprire completamente online. Te le abbiamo parlato spesso in passato – vedi per esempio Altroconsumo Finanza n° 1282 e 1316.
N26 (www.n26.com/en-it/) è una banca tedesca, che ti offre la possibilità di aprire un conto online direttamente da smartphone o pc. Basta scaricare l’app da Apple store o Google play, inserire i tuoi dati, una foto ai documenti e un selfie. Avrai un conto con un IBAN tedesco (quindi avrai un conto tedesco) e potrai trasferire il denaro con un bonifico. La versione base del conto è gratuita, e con essa ricevi una carta di credito che puoi usare come bancomat a costo zero nella zona euro. Il conto è coperto fino a 100.000 euro dal Fondo interbancario tedesco a cui aderisce.
Attenzione all’aspetto fiscale: se superi 5.000 euro di giacenza media, o hai investito anche solo per un giorno oltre 15.000 euro su N26, o se non hai superato questi limiti con N26, ma hai altri prodotti finanziari all’estero e, complessivamente, tra N26 e questi prodotti hai superato questi limiti, allora devi compilare il modulo RW.
Quanto paghi? La tassa da pagare è il bollo sul conto corrente, che è 34,2 euro l’anno, più l’eventuale costo del commercialista.
Se, però, ci fosse esigenza di fare cassa molto velocemente, è probabile che si punti al denaro liquido, quindi quanto hai depositato su conto corrente e conti deposito liberi. Oltre alla soluzione “porto il denaro all’estero”, potresti valutare anche la possibilità di “svuotare” il conto e acquistare altri prodotti, come obbligazioni o fondi, per evitare il prelievo forzoso. Fai attenzione, però, a due aspetti. Primo, non c’è garanzia che, in qualche modo, il Governo non studi un sistema per farti in seguito pagare una sorta di prelievo forzoso anche su altri prodotti finanziari. Per esempio, potrebbe prelevarti l’importo delle cedole staccate dalle obbligazioni che hai in portafoglio. Secondo, occhio ai prodotti che compri, perché il “danno reale” potrebbe essere peggiore di quello “potenziale”. Ammettendo che il prelievo forzoso si concretizzi con le stesse caratteristiche del precedente, e immaginando che tu abbia sul conto 50.000 euro, in caso di prelievo forzoso sarai alleggerito di 300 euro. Immaginiamo, invece, che tu per esempio decida di comprare azioni Intesa Sanpaolo, magari anche solleticato dai prezzi da “saldo”. Dall’inizio dell’emergenza, infatti, il titolo è passato da oltre 2,6 euro per azione a poco più di 1,4, con un calo che supera il 46%. Fai attenzione però: se investi 50.000 euro in titoli Intesa Sanpaolo, a questi prezzi avrai 31.250 azioni. Basta che il prezzo del singolo titolo scenda di 1 centesimo perché tu, nel caso in cui ci sia necessità di vendere, perda (31.250X0,01) = 312,5 euro, più di quanto richiesto con il prelievo forzoso. Stesso ragionamento per le obbligazioni. Se, per ipotesi volessi investire in un titolo “supersicuro” come un bund, devi mettere in conto perdite anche qui: per esempio, immaginiamo che tu compri il Bund 1,5% 4/09/2022 (105,4; Isin DE0001135499). Se lo compri ora e lo porti fino a scadenza perderai l’1,12%, che calcolato sui 50.000 euro di prima fanno 560 euro, molto più del prelievo forzoso. In tempi di mercati agitati come questi è un’eventualità davvero non remota, da non escludere. Fermo restando che siamo nel campo delle ipotesi, se decidi di seguire la strada dell’investimento per cercare di mettere al riparo la tua liquidità da un eventuale prelievo forzoso, scegli comunque i prodotti che noi consigliamo e rispetta, sempre, la ripartizione consigliata per il portafoglio in cui ti rispecchi.
Altri sistemi per rimpinguare le casse dello stato
Patrimoniale e prelievo forzoso non sono gli unici mezzi con cui il Governo potrebbe raccogliere denaro, che magari daranno risultati meno rapidi, ma che darebbero certo dei risultati. Per esempio, la reintroduzione dell’Imu sulla prima casa. Stando agli ultimi dati resi noti da Bankitalia, la casa rappresenta la principale fonte di ricchezza per gli italiani. Non va tralasciata neppure la possibilità di aumentare il prelievo fiscale sulle eredità. Questa manovra potrebbe riguardare sia la percentuale applicata per tassare l’eredità (più alta), sia la soglia di esenzione dal pagamento (più bassa). Certo, i “frutti” per le casse dello Stato potrebbero vedersi in tempi più lunghi, ma non è possibile escludere nemmeno questa manovra.
Una patrimoniale su conti correnti e conti deposito la paghi già, versando un bollo di legge. Il Governo potrebbe aumentare l’imposta di bollo, chiedendo alla banca di fare da sostituto d’imposta e prelevare direttamente dal tuo conto corrente il denaro. Oppure, potrebbe aumentare la tassazione sui guadagni dei prodotti, sempre chiedendo alla banca di fare da sostituto d’imposta. Certamente, in questo caso non potrà farti sparire il denaro da un momento all’altro, ma dovrà aspettare un po’.
Sui conti correnti oggi si paga un bollo fisso, pari a 34,2 euro l’anno se il saldo medio è superiore ai 5.000 euro. Il bollo sul deposito titoli è invece lo 0,2% del controvalore.
E i Buoni postali? Certo, anche qui il Governo potrebbe pensare di aumentare il bollo o la tassazione sui guadagni. Potrebbe, però, incassare il denaro anche molti anni dopo, per il particolare meccanismo di accredito dei rendimenti (alla scadenza, e quindi dopo anche vent’anni). Una soluzione poco utile per rimpinguare le casse del Governo rapidamente, ma che non possiamo certo escludere.
Il prelievo forzoso del 1992
Venne introdotto con il Decreto legge n° 133 dell'11 luglio 1992. Per evitare fughe di capitali, il prelievo forzoso del 6 per mille sui depositi fu reso retroattivo al 9 luglio. Non fu l’unica manovra straordinaria. Il secondo intervento fu l'introduzione dell’Isi, acronimo di Imposta straordinaria immobiliare, divenuta ordinaria dal 1993 come Ici, ed era del 2 per mille sui valori catastali di fabbricati residenziali, del 3 per mille per le seconde case. A settembre 1992 l'esecutivo tassò i beni di lusso e il patrimonio netto delle società al 7,5 per mille, imposta poi sostituita dall'Irap.