Buono Postale
Cos’è un buono postale?
Un buono postale, chiamato anche buono fruttifero postale, è una forma di risparmio messa a disposizione da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), una società per azioni controllata in maggioranza dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, con la partecipazione di alcune fondazioni bancarie.
La distribuzione e la gestione operativa spettano a Poste Italiane, che li rende accessibili in tutti gli uffici postali e, per le versioni dematerializzate, anche online. La garanzia ultima, però, è fornita dallo Stato italiano: ciò significa che il capitale versato è sempre tutelato al 100%, a differenza di altri strumenti di investimento che possono subire oscillazioni di mercato.
I buoni fruttiferi postali nascono all’inizio del Novecento con lo scopo di finanziare lo Stato attraverso il risparmio diffuso delle famiglie.
Sottoscrizione
Chi desidera acquistare un buono postale può recarsi presso un ufficio postale o utilizzare i canali online messi a disposizione da Poste Italiane. I buoni possono essere sottoscritti in due forme:
- Cartacea: al momento dell’acquisto si riceve un titolo fisico, cioè un vero e proprio foglio di carta. Non serve avere un conto corrente o un libretto postale.
- Dematerializzata: non esiste un documento fisico; il buono viene registrato in forma elettronica e collegato a un libretto di risparmio postale o a un conto corrente BancoPosta. Questa modalità è ormai molto diffusa perché permette di gestire i buoni anche tramite il sito o l’app.
I buoni possono essere acquistati da tutti i maggiorenni (per sé stessi o a favore di un minore) e da genitori, nonni o tutori che intendono sottoscriverli per un bambino, ad esempio scegliendo i buoni dedicati ai minori, che hanno caratteristiche particolari di rendimento.
L’importo minimo di sottoscrizione è molto contenuto: 50 euro. Anche per il rimborso anticipato parziale la cifra minima è 50 euro o multipli di 50.
Un buono può essere cointestato fino a un massimo di 4 persone. Tuttavia, non può essere intestato contemporaneamente a un maggiorenne e a un minorenne, né a più minorenni insieme. Ogni intestatario ha, di norma, la facoltà di chiedere il rimborso in modo indipendente dagli altri, a meno che questa possibilità non sia stata esclusa al momento della sottoscrizione.
Durata
I buoni postali hanno diverse tipologie di durata: i buoni ordinari emessi fino al 27 dicembre 2000 avevano una durata di 30 anni, quelli più recenti hanno durate diverse, che possono arrivare fino a 20 anni.
Nonostante ciò, una caratteristica fondamentale è la rimborsabilità in ogni momento: l’investitore può richiedere indietro il capitale (tutto o una parte) in qualsiasi data, anche prima della scadenza naturale. In quel caso riceverà il capitale investito e, in base al periodo di possesso, gli eventuali interessi maturati fino a quel momento. In caso di rimborso anticipato, gli interessi vengono corrisposti solo se è trascorso un periodo minimo di possesso, che varia a seconda della tipologia di buono.
Al termine, i buoni cessano di produrre interessi. È importante ricordare che i buoni cartacei si prescrivono dopo 10 anni dalla scadenza: se non vengono rimborsati in quel periodo, si perde sia il capitale sia gli interessi. Invece, i buoni dematerializzati non si prescrivono: alla scadenza il capitale e gli interessi maturati vengono accreditati direttamente sul libretto o sul conto collegato.
Per quanto riguarda il rimborso se il buono è cartaceo il rimborso può avvenire immediatamente nell’ufficio postale di emissione, presentando il buono vero e proprio. In un ufficio postale diverso da quello di emissione servono, invece, quattro giorni lavorativi per permettere di fare i dovuti accertamenti. Il capitale investito è rimborsabile in contanti o, con altri sistemi: accredito sul libretto di risparmio postale o sul conto corrente BancoPosta. Sottoscrizioni e i rimborsi online sono consentiti ai titolari del libretto Smart e ai titolari di conto corrente BancoPosta online.
Interessi e tassazione
Gli interessi sono calcolati in base a un tasso di rendimento prefissato, che può essere fisso o variabile a seconda della tipologia di buono sottoscritto. Una particolarità è che, nella maggior parte dei casi, gli interessi aumentano con il passare degli anni: chi mantiene il buono più a lungo riceve un rendimento complessivamente più elevato.
Dal punto di vista fiscale, gli interessi dei buoni fruttiferi postali sono soggetti a un’imposta sostitutiva agevolata del 12,5%, inferiore al 26% previsto per molti altri strumenti finanziari come azioni e obbligazioni societarie. Anche questo contribuisce alla loro attrattiva.
Inoltre, sui buoni è previsto il bollo dello 0,2% annuo, calcolato sul valore complessivo dei buoni intestati a una stessa persona, ma solo se la somma supera i 5.000 euro.
Altro elemento che distingue i buoni fruttiferi postali è l’assenza di spese di sottoscrizione, gestione o rimborso. Ciò significa che l’intero importo investito lavora per il risparmiatore, senza riduzioni dovute a commissioni.
I buoni fruttiferi postali e libretti postali sono esclusi dal calcolo dell’ISEE fino a 50.000 euro. Questo può avere effetti pratici positivi per alcune famiglie che utilizzano questi strumenti per gestire i risparmi.
Come si calcola il rendimento
Uno dei punti più rilevanti per chi considera i buoni postali come forma di investimento è il calcolo del rendimento. Questo dipende da tre fattori principali:
- Capitale investito (cioè la somma versata all’inizio).
- Tasso di interesse previsto dal buono.
- Tempo di detenzione (cioè per quanto tempo il risparmiatore mantiene il buono).
In generale, il calcolo avviene applicando il tasso al capitale per la durata di possesso, considerando la tassazione del 12,5% sugli interessi maturati.
È importante distinguere tra rendimento lordo e rendimento netto:
- Il rendimento lordo indica l’interesse previsto senza considerare imposte.
- Il rendimento netto è quello che effettivamente il risparmiatore incassa, dopo la trattenuta fiscale.
Esempio: se un buono di 1.000 euro prevede un tasso annuo dell’1%, dopo un anno il capitale lordo sarà di 1.010 euro. Tuttavia, gli interessi (10 euro) sono tassati al 12,5%, quindi l’interesse netto sarà pari a 8,75 euro. Il capitale rimborsato al risparmiatore sarà dunque 1.008,75 euro.
Differenza rispetto ad altri strumenti
Il confronto più ovvio è quello con i BTp (Buoni del Tesoro poliennali). Entrambi sono strumenti garantiti dallo Stato italiano, ma hanno caratteristiche e finalità diverse.
I BTp sono veri e propri titoli di Stato negoziabili sul mercato. Questo significa che, una volta acquistati, non solo producono una cedola periodica (gli interessi pagati dallo Stato), ma possono anche essere venduti prima della scadenza sul mercato secondario. In questo caso, però, il valore può oscillare in base all’andamento dei tassi d’interesse e alla domanda degli investitori: chi vende un BTp prima della scadenza può ottenere un prezzo più alto o più basso rispetto al valore iniziale. In cambio di questa variabilità, i BTp offrono spesso rendimenti più elevati rispetto ai buoni postali.
I buoni fruttiferi postali, invece, non sono quotati in borsa e non subiscono oscillazioni di prezzo: il capitale è sempre restituito al 100% e gli interessi sono calcolati in base a un piano prestabilito. Non generano cedole periodiche, ma accumulano rendimento che cresce nel tempo e viene corrisposto al momento del rimborso.
In sintesi: i BTp sono strumenti più adatti a chi cerca un rendimento potenzialmente maggiore ed è disposto ad affrontare la variabilità del mercato; i buoni postali, invece, sono indicati per chi preferisce la semplicità, la certezza del capitale rimborsato e un rendimento sicuro, anche se generalmente più basso.
I buoni fruttiferi postali non rientrano nel Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (che protegge i conti correnti e i depositi bancari fino a 100.000 euro), ma essendo emessi da CDP e garantiti dallo Stato italiano, sono considerati tra gli strumenti più sicuri disponibili sul mercato.