Diritto di sottoscrizione

Il diritto di sottoscrizione, di cui spesso senti parlare come diritto di opzione, può essere definito come la "priorità" concessa ai vecchi azionisti in occasione di un aumento del capitale sociale. 

In genere, quando una società vuole raccogliere nuovi capitali per aumentare il proprio patrimonio, lo fa emettendo le nuove azioni a un prezzo più basso rispetto al prezzo di Borsa delle azioni già esistenti (altrimenti non troverebbe investitori disponibili a comprarle). Se però offrisse le nuove azioni direttamente "al pubblico", i vecchi azionisti sarebbero penalizzati, perché il valore medio delle azioni (vecchie + nuove) sarebbe più basso del prezzo di Borsa prima dell'aumento. Per questo, la società offre le nuove azioni prima ai vecchi azionisti, e lo fa tramite il diritto di sottoscrizione.

Facciamo un esempio per capire meglio: supponiamo che una società abbia in circolazione 100 azioni, con un prezzo di Borsa di 10 euro l'una. Se in quel momento offrisse sul mercato 50 nuove azioni a un prezzo, supponiamo, di 7 euro, il prezzo medio delle azioni (e quindi il nuovo prezzo di Borsa) diventerebbe (100*10+50*7)/150=9 euro, penalizzando i vecchi azionisti. Per evitarlo, la società offre ai vecchi azionisti la possibilità di acquistare "in anteprima" le nuove azioni, e tecnicamente lo fa assegnando loro un diritto di opzione. 

Proseguendo nel nostro esempio, ogni vecchio azionista si vedrebbe assegnare sul proprio conto titoli in banca dei diritti di sottoscrizione: un azionista che abbia 10 azioni, si vedrà assegnare 10 diritti. L'azionista potrà usare questi diritti come se fossero dei "buoni sconto": nel nostro esempio, potrà acquistare una azione nuova ogni due azioni già possedute al prezzo di 7 euro, anziché al prezzo di mercato di 10 euro. In questo modo, l'azionista non sarà "danneggiato" dal fatto che le azioni, dopo l'aumento di capitale, varranno sul mercato 9 euro l'una. E te lo dimostriamo: il nostro azionista con 10 azioni in portafoglio aveva un capitale investito di 100 euro e ha speso altri 35 euro per comprare le 5 nuove azioni. In totale ha speso 135 euro e ha 15 azioni: il prezzo medio di acquisto è 135/15=9 euro, esattamente il nuovo prezzo di Borsa.

Il principale vantaggio dei diritti di sottoscrizione è quello che ti abbiamo appena illustrato nell'esempio, cioè il fatto di non "danneggiare" economicamente i vecchi azionisti. Legato a questo c'è anche il vantaggio di mantenere invariata la propria quota sul capitale complessivo, cosa che non è particolarmente importante per il piccolo azionista, ma che conta molto per gli investitori "di peso". Come hai visto dall'esempio, i diritti di sottoscrizione sono infatti assegnati in proporzione alle azioni già possedute: se un azionista ha per esempio il 40% del capitale ed esercita tutti i propri diritti, avrà il 40% della società anche dopo l'aumento di capitale.

Ma gli azionisti sono obbligati a esercitare il diritto di sottoscrizione? Ovviamente no, anche perché vuol dire scucire altri soldi da mettere nella società. E non è detto che l'azionista li abbia, o anche se li ha può volerli impiegare in altri investimenti. Insomma ci possono essere mille motivi per non voler acquistare le nuove azioni, e non esiste una risposta univoca alla domanda se convenga o meno esercitare i diritti: va valutato caso per caso.

Se non si esercita il diritto di sottoscrizione, cosa succede? In questo caso, è bene vendere il diritto di sottoscrizione in Borsa per riscuotere "in contanti" il valore del diritto (basta dare l'ordine alla propria banca, esattamente come si fa con le azioni). Attenzione, però: bisogna attivarsi il prima possibile, perché i diritti di sottoscrizione sono negoziati in Borsa solo per un periodo limitato, passato il quale non valgono più nulla (e l'azionista del nostro esempio si ritroverebbe con 100 azioni da 9 euro l'una, totale 900 euro, con una perdita del 10%). 

Oltretutto, il valore del diritto di Borsa è molto più "ballerino" del prezzo delle azioni: anche attivandosi subito per la vendita, spesso è comunque impossibile riuscire a recuperare tutto il valore teorico del diritto di sottoscrizione. E questo vale soprattutto per quegli aumenti di capitale "monstre", con una valanga di nuove azioni emesse a prezzi bassissimi, che sono un modo indiretto per "forzare" i vecchi azionisti a comprare le nuove azioni, perché vendendo il diritto recupererebbero poco o nulla. Tutto questo meccanismo è anche il principale svantaggio dei diritti di sottoscrizione, che va a controbilanciare i vantaggi di cui ti abbiamo parlato prima.