Obbligazione a tasso fisso

Che cos’è un’obbligazione a tasso fisso?

Le obbligazioni sono titoli di debito emessi da enti pubblici, banche o società private con lo scopo di reperire capitali presso gli investitori. In cambio del denaro prestato, l’emittente si impegna a restituire il capitale a una determinata data e a corrispondere interessi sotto forma di cedole periodiche.

Tra le diverse tipologie, un’obbligazione a tasso fisso si distingue perché prevede un tasso di interesse stabilito al momento dell’emissione, che resta invariato per tutta la durata del titolo. L’investitore conosce fin dall’inizio l’ammontare degli interessi che riceverà, il calendario delle cedole e il rimborso del capitale alla scadenza.

Come funziona?

Il funzionamento di un titolo obbligazionario a tasso fisso è piuttosto lineare. Quando un’obbligazione viene emessa per la prima volta, di solito il prezzo è uguale al suo valore nominale (cioè alla pari). Può però capitare che venga venduta a un prezzo più alto (sopra la pari) o più basso (sotto la pari). In questi casi l’investitore pagherà all’inizio un importo diverso da quello che riceverà a scadenza, e questo cambia il rendimento finale.

Durante la vita dell’obbligazione, l’emittente paga agli obbligazionisti cedole periodiche, solitamente annuali o semestrali. L’importo delle cedole si calcola applicando un tasso fisso – definito al momento dell’emissione – al valore nominale. Questo tasso rappresenta quindi il riferimento diretto per il calcolo delle cedole e rimane invariato fino alla scadenza, indipendentemente dall’andamento dei tassi di mercato.

Alla fine, l’investitore riceve anche il rimborso integrale del valore nominale.

Dal punto di vista temporale, le obbligazioni possono avere una durata variabile: da pochi anni fino al lungo termine, anche oltre i dieci o venti anni. La scelta della scadenza incide sul profilo di rischio e sulla sensibilità del titolo rispetto alle variazioni dei tassi di mercato.

È importante considerare anche il tema del rischio. Se da un lato il rendimento è certo e predeterminato, dall’altro occorre valutare la solidità dell’emittente. Il default dell’emittente – cioè l’incapacità di pagare interessi o capitale – rappresenta il principale pericolo per chi investe in obbligazioni.

Esempi

Immaginiamo che un ente emetta un’obbligazione a tasso fisso con le seguenti caratteristiche: valore nominale: 1.000 euro; tasso fisso: 3% annuo; scadenza: 5 anni. 

Chi acquista il titolo paga 1.000 euro come prezzo di acquisto. Ogni anno riceverà una cedola periodica di 30 euro (3% di 1.000). Alla fine del quinto anno, oltre all’ultima cedola, riceverà il rimborso del capitale di 1.000 euro. In totale, il guadagno sarà stato di 150 euro in interessi, più il capitale restituito.

Tuttavia, obbligazioni possono anche essere scambiate sul mercato secondario prima della scadenza. In questo caso, il loro valore dipende dalle condizioni di mercato. Se i tassi di interesse correnti salgono, il prezzo dell’obbligazione tenderà a scendere, e viceversa.

Per esempio, se dopo due anni il mercato offre nuove obbligazioni al 5%, quella al 3% diventa meno appetibile e può essere venduta sotto la pari, cioè a un prezzo inferiore al valore nominale. Questo meccanismo influisce sul rendimento effettivo per chi acquista o vende prima della scadenza.

Un esempio concreto sono i BTp (Buoni del Tesoro poliennali), le più note obbligazioni a tasso fisso emesse dallo Stato italiano. Questi titoli hanno durate che variano tipicamente da 3 a 30 anni e pagano interessi sotto forma di cedole periodiche semestrali. 

Aspetti da considerare

Il rendimento delle obbligazioni a tasso fisso non dipende solo dagli interessi promessi all’inizio (cioè dal tasso nominale), ma anche dal prezzo al quale il titolo viene comprato.

Se l’investitore compra l’obbligazione a un prezzo più basso del valore nominale (per esempio la paga 950 euro ma alla scadenza riceverà 1.000 euro), avrà un guadagno extra oltre agli interessi, quindi il rendimento finale sarà più alto. 

Se invece la compra a un prezzo più alto del valore nominale (per esempio paga 1.050 euro ma riceverà sempre 1.000 euro a scadenza), alla fine incasserà meno rispetto agli interessi previsti, quindi il rendimento reale sarà più basso.

Inoltre, il rendimento reale deve essere valutato anche alla luce di fattori esterni, come l’inflazione e i tassi di cambio. Un titolo in valuta estera, per esempio, comporta il rischio che la moneta di riferimento perda valore rispetto all’euro, riducendo il guadagno effettivo. 

Un altro aspetto rilevante è la disponibilità della documentazione di offerta, che contiene le informazioni necessarie per comprendere i termini e i rischi di un’obbligazione. Gli investitori dovrebbero consultarla con attenzione per conoscere scadenze, modalità di rimborso, rischi connessi e condizioni specifiche.