Reverse split

Cos'è il reverse split?

Si definisce così il frazionamento azionario inverso, cioè il raggruppamento delle azioni in circolazione da parte di una società. Quando una società quotata effettua un raggruppamento azionario, significa che diminuisce il numero complessivo delle proprie azioni. Le azioni in circolazione diminuiscono, al contrario di quello che avviene con il frazionamento “split” che aumenta il numero di azioni. Sia in caso di split sia in caso di reverse stock split, tuttavia, il valore totale delle azioni non cambia.

Se per esempio una società effettua un reverse split 10 a 1, il numero delle azioni diventa un decimo di quello precedente, ma il prezzo delle azioni unitario si moltiplica per 10, quindi la capitalizzazione di mercato (numero delle azioni moltiplicate per il loro prezzo) non cambia. Chi aveva in mano, per esempio, 50 titoli azionari al prezzo di 2 euro ciascuno, ha ora in mano solo 5 azioni del valore, però, di 20 euro ciascuna. Il valore di 100 euro prima dell’operazione è rimasto lo stesso anche dopo.

Per la maggior parte degli azionisti, quindi, l’operazione è neutra. Fanno eccezione gli azionisti che non hanno un numero di azioni che permetta di fare un raggruppamento esatto (nel caso di prima, se per esempio le azioni possedute fossero 45 invece di 50). Ma è un aspetto in genere marginale, e le frazioni vengono di solito liquidate in contanti.

Perché una società dovrebbe fare un reverse split?

Ci sono tante possibili spiegazioni. Per esempio, quando ritiene che il prezzo di negoziazione delle azioni esistenti sia troppo basso per attirare gli investitori, o quando il prezzo è sceso così tanto da rendere complicate le transazioni per i troppi decimali. In questi casi, il reverse split può essere considerato positivamente perché la circolazione aumenta.

La necessità di un reverse split può dipendere anche dal mercato della società, cioè da dove è quotata: a volte ci sono livelli minimi di prezzo da rispettare per non essere delistati.

Un altro caso tipico (e meno positivo) è quello di una società, magari in difficoltà, che ha bisogno di fare un ingente aumento di capitale: se il prezzo delle vecchie azioni è già troppo vicino allo zero, dovrebbe emettere le nuove azioni a un prezzo con così tanti decimali da rendere complicata l’operazione. Allora la società può effettuare, prima dell’aumento di capitale, un reverse split in modo da “gonfiare” il prezzo delle vecchie azioni e emettere quindi le nuove a un prezzo non decimale.

Insomma anche se il valore totale delle azioni non cambia con un reverse split, a ben guardare l’operazione può avere motivazioni positive o negative, e questo incide su come il mercato giudicherà le azioni di una società.