Perché scegliere un fondo pensione?

Fondi pensione
Fondi pensione
Previdenza complementare davvero necessaria
Aderire ai fondi pensione è necessario, perché le future pensioni saranno basse, circa il 50% dell’ultimo stipendio. È necessario, dunque, risparmiare fin da subito per garantirsi una vecchiaia dignitosa. Ci sono, però, anche altri motivi. Vediamoli.
Innanzitutto, un lavoratore dipendente, aderendo al fondo pensione di categoria, ottiene anche un versamento aggiuntivo da parte del datore di lavoro: in media l’1% dello stipendio lordo annuo. Facciamo un esempio. Se il tuo stipendio lordo è di 30.000 euro, significa che il datore di lavoro scuce 300 euro di tasca sua, che si sommano al contributo del lavoratore. Se un lavoratore versa, ad esempio, 5.000 euro, significa avere un rendimento del 6% (300 su 5.000) senza far nulla. A questo vanno sommati i 1.570 euro di tasse risparmiate con la deducibilità dei contributi. La somma fa 1.870 euro.
Un altro vantaggio è, poi, rappresentato dalla tassazione agevolata, dai rendimenti che battono quelli del Trattamento di Fine Rapporto (il Tfr) e dai costi, che sono, in media, più contenuti rispetto quelli di altre forme di investimento.
Alla fine del 2020 l’offerta di strumenti di previdenza complementare si componeva di 372 forme pensionistiche: 33 fondi negoziali, 42 fondi aperti, 71 piani individuali pensionistici (PIP) “nuovi” e 226 fondi preesistenti; nel totale non è più incluso FONDINPS, a seguito del provvedimento di soppressione e del successivo conferimento delle posizioni individuali dei lavoratori già iscritti e dei flussi futuri di Tfr a un fondo negoziale.
Negli ultimi anni stiamo assistendo a una sorta di “consolidamento” dei fondi pensione e alla riduzione del loro numero. A parere della Covip questo fenomeno “è da considerare con favore; le economie di scala generate si traducono in guadagni di efficienza a beneficio degli iscritti”.
Ci paghi meno tasse
Eh sì, con i fondi pensione si pagano meno tasse. I versamenti che fai al fondo (chiuso o aperto) e il contributo del tuo datore di lavoro sono, infatti, deducibili per un importo massimo di 5.164,57 euro l’anno. Ciò significa che si “abbassa” il tuo reddito imponibile, e di conseguenza si riducono le tasse che paghi anno dopo anno. Inoltre, i rendimenti realizzati dalla gestione del fondo hanno una tassazione agevolata, visto che i guadagni che ottieni sono tassati con l’aliquota del 12,5% per gli investimenti fatti in titoli di Stato, ma solo del 20%, anziché del 26%, per quelli in bond societari e in azioni. E per finire, sui fondi pensione non si paga il bollo di legge che c’è su gli altri investimenti: è un altro 0,2% che risparmi ogni anno.
Se decidi di aderire a un fondo pensione chiuso non devi fare molto: ti basta comunicarlo alla tua azienda. Sarà, infatti, il datore di lavoro che ogni mese preleverà dal tuo stipendio i soldi destinati al fondo e in busta paga troverai, come già detto, i risparmi fiscali. Se aderisci a un fondo aperto non esiste questo automatismo di prelievo, per questo motivo devi ricordati tu di effettuare periodicamente i versamenti, ma anche in questo caso puoi demandare alla tua banca il compito di effettuare periodicamente il bonifico dal tuo conto al tuo fondo in modo automatico, così da non rischiare di dimenticartene. Inoltre, troverai i versamenti a un fondo aperto nel 730 precompilato. E poi... della gestione dei tuoi versamenti si occupa il fondo, tu non devi preoccuparti di cosa devi acquistare. E tutto questo non lo paghi a caro prezzo, tutt’altro.
L’Indicatore Sintetico di Costi
È stato introdotto dalla Covip nel 2007 come indicazione per i potenziali nuovi iscritti e permette di valutare l’onerosità delle forme pensionistiche in modo immediato: la percentuale ci dice quanto pesano i costi pagati dall’iscritto rispetto alle somme che ha versato.
Una pigrizia che costa poco
I fondi pensione costano, in media, meno dei Pip (Piani individuali pensionistici): lo dice la Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, la “Consob” della previdenza complementare, che confronta i costi dei diversi strumenti di previdenza complementare calcolando ogni anno l’indice sintetico dei costi (vedi a lato). Per il 2020 (ultimi dati disponibili, li trovi nella tabella Previdenza complementare: uno sguardo ai costi). Come puoi vedere tu stesso, i Pip hanno costi superiori ai fondi pensione chiusi e aperti per tutte le diverse politiche di gestione (azionari, bilanciati…). I fondi chiusi sono quelli più economici, quelli aperti sono un po’ più esosi dei chiusi, ma più convenienti dei Pip.PREVIDENZA COMPLEMENTARE: UNO SGUARDO AI COSTI | |||||||||
Fondi chiusi | Fondi aperti | Pip | |||||||
Media | Massimo | Minimo | Media | Massimo | Minimo | Media | Massimo | Minimo | |
Dopo 2 anni | 1,11% | 3,03% | 0,21% | 2,35% | 4,73% | 0,55% | 3,79% | 6,44% | 1,04% |
Dopo 5 anni | 0,61% | 1,34% | 0,15% | 1,57% | 3,20% | 0,55% | 2,63% | 4,82% | 0,85% |
Dopo 10 anni | 0,43% | 0,99% | 0,13% | 1,36% | 2,58% | 0,55% | 2,18% | 4,07% | 0,58% |
Dopo 35 anni | 0,29% | 0,86% | 0,08% | 1,24% | 2,31% | 0,55% | 1,81% | 3,44% | 0,38% |
Dati Covip al 31/12/2020 (ultimi disponibili). I valori percentuali riportati in tabella sono quelli dell’ISC, l’indice sintetico dei costi calcolato e pubblicato ogni anno dalla Covip. |
Naturalmente, le spese pagate da chi aderisce alla previdenza complementare, anno dopo anno, incidono sul rendimento, perciò l’aspetto riguardante i costi è fondamentale per operare una scelta corretta data anche la rilevanza “sociale” di questo tipo di investimento. Perché i fondi chiusi costano meno? Un motivo risiede nel fatto che questi sono senza scopo di lucro, per cui sulla loro gestione pesano esclusivamente i costi effettivamente sopportati dal fondo, ad esempio quelli amministrativi. Nelle altre forme, come per esempio nei fondi aperti e, in maggior misura, nei Pip, le spese devono servire anche come remunerazione e incentivo alla società che gestisce questi prodotti.
Un lavoratore dipendente può decidere tra tre opzioni per destinare il suo Tfr.
Primo: aderire a una forma di previdenza complementare con modalità tacita. Se entro sei mesi dalla prima assunzione il lavoratore non ha effettuato alcuna scelta, il datore di lavoro fa confluire il Tfr al fondo pensione chiuso di categoria, in mancanza di questa, al fondo Cometa.
Secondo: far confluire il Tfr a una forma di previdenza complementare con modalità esplicita. Il lavoratore decide di versare il proprio Tfr alla forma previdenziale da lui stesso designata investendo, oltre al Tfr maturando, anche una quota di contribuzione aggiuntiva (propria ed eventualmente del datore di lavoro) che sarà interamente deducibile dal reddito complessivo entro la soglia annua di 5.164,57 euro.
Terzo: mantenere il regime del Tfr di cui all’art. 2120 c.c. con modalità esplicita, accantonandolo presso l’azienda di appartenenza nel caso quest’ultima abbia meno di 50 dipendenti ovvero, nell’ipotesi di un numero di dipendenti pari o superiore a 50, destinandolo al Fondo di Tesoreria dell’INPS.
Rendimenti niente male
Nella tabella “Rendimenti netti medi annui” sono riportati i rendimenti al netto dei costi di gestione che fondi chiusi, aperti, Pip e Tfr hanno ottenuto nel 2021. Come puoi vedere, se osserviamo i rendimenti a 1 anno, i fondi pensione chiusi nel corso del 2021 hanno guadagnato in media il 4,9%, quelli aperti il 6,4% e i Pip l’1,3%. Nello stesso periodo, la rivalutazione del Tfr è stata del 3,6%. E se allunghiamo l’osservazione dei rendimenti su un periodo più lungo, che è più significativo per la tipologia di strumento che stiamo analizzando, ad esempio 10 anni, notiamo che i fondi pensione chiusi e quelli aperti sono quelli che ottengono sempre rendimenti migliori rispetto al Tfr, rispettivamente il 4,1%, il 4,6% e l’1,9%. In particolare, le linee azionarie hanno ottenuto in media, dal 31/12/2011 al 31/12/2021, rendimenti superiori al 7%: precisamente i fondi chiusi il 7,1%, il 7,4% quelli aperti e il 7,2% i Pip, ben superiori al rendimento, 1,9%, che avrebbero avuto gli stessi soldi se lasciati nel Tfr.
RENDIMENTI NETTI MEDI ANNUI | ||||
1 anno | 3 anni | 5 anni | 10 anni | |
Fondi pensione chiusi | 4,9% | 5,1% | 3% | 4,1% |
Fondi pensione aperti | 6,4% | 5,8% | 3,3% | 4,6% |
PIP – gestioni separate | 1,3% | 1,4% | 1,6% | 2,2% |
Rivalutazione del TFR | 3,6% | 2,1% | 2% | 1,9% |
Rendimenti al netto dei costi di gestione e dell’imposta sostitutiva. I dati riportati sono provvisori e aggiornati al 31/12/2021. Fonte dei dati:Covip. |
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