Quando l'investimento per la pensione è percepito solo come una spesa

Contabilità mentale e fondo pensione
Contabilità mentale e fondo pensione
La contabilità mentale (“mental accounting”) è un bias comportamentale che porta le persone a suddividere il proprio denaro in “conti mentali” distinti, attribuendo valori e significati diversi alle stesse somme di denaro a seconda della loro origine o destinazione. Questo bias ha un impatto sulle scelte previdenziali.
Molti individui tendono infatti a considerare il denaro destinato alla previdenza come “bloccato” e separato dal resto del patrimonio, attribuendogli un valore psicologico diverso rispetto ad altri risparmi. Questo può portare a una riluttanza a utilizzare tali risorse anche in situazioni in cui sarebbe razionale farlo, o al contrario a sottovalutare l’importanza di incrementare i versamenti previdenziali perché percepiti come meno “disponibili” rispetto ad altri fondi.
Ma non è tutto. La contabilità mentale può indurre a destinare solo una piccola parte del reddito alla previdenza, considerandola una “spesa” e non un investimento per il futuro, creando però in questo modo un problema, a causa della sotto-copertura previdenziale.
Infine, al momento del pensionamento, la contabilità mentale può portare a preferire la liquidazione in capitale per la massima percentuale possibile, quindi 50%, rispetto alla rendita, perché la somma “una tantum” viene percepita come più tangibile e disponibile, anche se la rendita sarebbe più vantaggiosa nel lungo termine.
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