Italia: popolazione in calo e più anziana. Che ne sarà delle pensioni?

Dinamica demografica e pensioni
Dinamica demografica e pensioni
L’Istat ha pubblicato il rapporto Previsioni della popolazione residente e delle famiglie, con il quale si pone l’obiettivo di elaborare previsioni demografiche che hanno lo scopo di tracciare il probabile futuro di una popolazione, in questo caso quella italiana.
Dal rapporto di evince che l’ulteriore aumento della sopravvivenza, la bassa natalità e le trasformazioni familiari confermano un cambiamento continuo nella struttura della popolazione che comporterà un auto-rafforzamento del processo di invecchiamento, nonostante il positivo apporto delle migrazioni con l’estero. La popolazione residente, oggi circa 59 milioni, è prevista in diminuzione a 54,7 milioni entro il 2050, con un calo graduale ma costante nel tempo. Entro lo stesso anno la quota di anziani di 65 anni e più sale al 34,6% (dal 24,3%), quella di individui di 15-64 anni scende al 54,3% (dal 63,5%). Scende di un punto percentuale la quota di giovani fino a 14 anni (dal 12,2 all’11,2%).
La diminuzione della popolazione e il progressivo invecchiamento demografico previsti in Italia avranno ripercussioni profonde su molti aspetti dell’economia. Oggi ci concentriamo su uno in particolare: il sistema previdenziale. Il rapporto tra popolazione attiva e pensionati sta cambiando rapidamente. In un contesto in cui la quota di persone in pensione continua a crescere rispetto a quella di chi lavora e versa contributi, aumentano le pressioni sui conti pubblici e sulla sostenibilità della spesa pensionistica. A questo si aggiunge un altro elemento critico: la riduzione della popolazione, anche in termini assoluti, rappresenta una minaccia per il tasso di crescita del PIL nel lungo periodo. Il tasso di crescita del PIL è infatti una variabile chiave non solo per la creazione di ricchezza e di entrate fiscali, ma anche per la rivalutazione dei contributi pensionistici. Un rallentamento della crescita economica rischia quindi di influire negativamente anche sul valore futuro delle pensioni.
Tutti questi fattori incidono direttamente sull’importo finale dell’assegno pensionistico: pensioni che si rivalutano meno e che, a causa dell’aumento del numero di pensionati rispetto ai lavoratori attivi, subiscono ulteriori pressioni. Le stime più recenti – in linea con quanto già evidenziato da INPS e Ministero dell’Economia – prevedono che l’importo delle pensioni future sarà pari al 30-40% dell’ultimo stipendio percepito. Si tratta di previsioni che trovano sempre più conferme e che lasciano poco spazio all’idea che la situazione possa migliorare spontaneamente.
Alla luce di questo scenario, non è più possibile ignorare il tema del risparmio previdenziale. È fondamentale iniziare a pensare oggi a come integrare la propria pensione futura, mettendo da parte risorse in modo consapevole e lungimirante.
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