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Troppe scelte, poca chiarezza: quando l’abbondanza di opzioni confonde l’investitore

Paradosso della scelta e fondi pensione

Paradosso della scelta e fondi pensione

Data di pubblicazione 14 ottobre 2025
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Paradosso della scelta e fondi pensione

Paradosso della scelta e fondi pensione

La finanza comportamentale spiega perché “più scelta” non significa sempre “migliore scelta” nei fondi pensione

In teoria, avere tante opzioni dovrebbe essere un vantaggio: più possibilità di trovare quella perfetta per noi. In pratica, però, succede spesso il contrario. Quando un risparmiatore si trova davanti a troppi comparti, troppe linee d’investimento o troppe variabili da valutare, la sua mente si blocca. È quello che la finanza comportamentale chiama “paradosso della scelta” (choice overload): più possibilità abbiamo, più diventa difficile scegliere.

LA PARALISI DELLA DECISIONE
Diversi studi mostrano che, di fronte a un eccesso di opzioni, le persone tendono a non decidere affatto. Il classico esempio è l’esperimento del supermercato: quando i clienti potevano assaggiare 24 tipi di marmellata, meno del 3% comprava un vasetto; con solo 6 gusti, la percentuale saliva al 30%. Troppa libertà, in altre parole, genera indecisione. Nel caso dei fondi pensione, il meccanismo è simile: di fronte a 10, 15 o 20 comparti – garantito, obbligazionario, bilanciato, azionario, ESG, dinamico, prudente, globale… – molti risparmiatori finiscono per rimandare la scelta. La decisione diventa faticosa, e la paura di sbagliare porta all’inazione.

IL COSTO MENTALE DELLA COMPLESSITÀ
Ogni opzione richiede di essere compresa e confrontata: rischi, rendimenti, orizzonte temporale, politiche di investimento. Ma la maggior parte delle persone non dispone del tempo né delle competenze per elaborare tutte queste informazioni. Il cervello, per risparmiare energia, tende allora a semplificare o a scegliere in modo superficiale: ci si affida al comparto “di default”, o si seleziona quello che “suona meglio” (come un nome rassicurante o una performance recente). Questo fenomeno è amplificato da due bias cognitivi:

  • Avversione alle perdite: la paura di scegliere male pesa più della voglia di guadagnare.
  • Effetto status quo: di fronte all’incertezza, si preferisce non cambiare nulla.

TROPPA SCELTA RIDUCE LA SODDISFAZIONE
Anche chi riesce a scegliere tra tante opzioni non è necessariamente più felice. Un altro effetto noto del paradosso della scelta è il rimpianto post-decisione: quando le alternative scartate sono tante, la mente resta intrappolata nel pensiero “forse avrei potuto scegliere meglio”. Questo riduce la soddisfazione, aumenta il dubbio e mina la fiducia nel proprio giudizio.

LA SEMPLICITÀ COME SOLUZIONE
Per evitare che la complessità diventi un ostacolo, molti sistemi previdenziali moderni introducono scelte semplificate. Ad esempio:

  • comparti “target date” o “life cycle”, che adeguano automaticamente il livello di rischio all’età dell’investitore;
  • un comparto di default preimpostato per chi non sceglie;
  • informazioni sintetiche e visive, che aiutano a capire le differenze principali senza perdersi nei dettagli tecnici.

La semplificazione non è una rinuncia alla libertà, ma un modo per aiutare le persone a decidere meglio. La finanza comportamentale insegna che il cervello umano è un pessimo processore di complessità: troppi stimoli, troppe variabili e troppa incertezza generano confusione, ansia e indecisione.