Questo sito usa i cookies solo per facilitarne il suo utilizzo aiutandoci a capire un po' meglio come lo utilizzi, migliorando di conseguenza la qualità della navigazione tua e degli altri. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca qui. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie. Ok

Prezzi e tariffe

La controriforma nella liberalizzazione delle professioni

15 mar 2012
Gli avvocati non possono fare pubblicità alle tariffe, soprattutto se convenienti

Divorzio tra trasparenza tariffe e avvocati: a sancirlo è il Consiglio nazionale forense che nonostante la legge Bersani sulle liberalizzazioni ha scritto nella decisione depositata lo scorso 2 marzo 2012 che gli avvocati non possono fare pubblicità alla propria attività, soprattutto esplicitando le tariffe che vogliono applicare.

Altroconsumo denuncia oggi l’esito del procedimento segnalandolo con una lettera al capo del Governo Mario Monti, al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà e all'Antitrust per violazione delle norme sulla concorrenza.

La vicenda nasce nel 2010, quando un pool di avvocati decide di proporre a Milano, pubblicizzandola su un quotidiano locale, una tariffa vantaggiosa - 612euro IVA inclusa, per assistenza in cause di separazione consensuale e divorzio.
I cinque professionisti, riuniti sotto l’egida di Avvocati point proponeva in modo corretto e trasparente, seguendo i principi del decreto Bersani, l’attività di servizio professionale specialistico nel settore delle separazioni.

L’Ordine forense di Monza era già intervenuto, sospendendo per due mesi in primo grado i cinque per aver leso dignità e decoro della categoria.
Ora interviene il Consiglio nazionale della categoria, sanzionandoli con un avvertimento, commentando così nella decisione: “La proposta commerciale che offra servizi professionali a costi molto bassi lede il decoro della professione a prescindere dalla corrispondenza o meno alle indicazioni tariffarie, dovendosi considerare l'adeguatezza del compenso al valore e all'importanza della singola attività posta in essere.”

Mancano solo calesse e cappelli a cilindro, e poi l’Ottocento è qui in mezzo a noi.