Molto dipende da come verrà scritta la legge
Al momento possiamo solo fare delle ipotesi, che si basano sulla necessità che ha l’Italia di denaro per far fronte alla crisi e sulle esperienze precedenti, come quella del 1992, vedi oltre. Tuttavia, l’ipotesi di una patrimoniale in Italia è ragionevole, considerando la grande necessità del Bel Paese di raccogliere denaro in tempi brevi per far fronte all’emergenza coronavirus e la popolarità che riscuote quella che viene vista da molti come una “tassa sul ricco”.
Tieni poi presente che la patrimoniale, come dice il termine stesso, è un’imposta che colpisce il tuo patrimonio, indipendentemente dal tuo reddito, e in Italia c’è già, e che tu, che investi abitualmente, dovresti conoscere bene. Infatti, ne paghi almeno una, il bollo sul dossier titoli. In quest’ultimo caso si tratta di una patrimoniale variabile, perché è in percentuale, lo 0,2% del valore degli strumenti finanziari che hai in portafoglio al 31 dicembre di ogni anno - fa fede l’estratto conto depositi titoli.
La patrimoniale può essere però anche un importo fisso: usiamo come esempio il bollo sul conto corrente, pari a 34,2 euro fissi che paghi se la giacenza media sul tuo conto nell’anno supera i 5.000 euro. E non è finita qui, dal bollo auto alle tasse che si pagano sugli immobili, molte sono le patrimoniali già in vigore, in Italia, e che hai forse dimenticato che stai pagando.
Un prelievo nel bel mezzo della notte
La peggior patrimoniale rimasta nell’attuale memoria collettiva è il prelievo forzoso del 1992, attuato dal Governo Giuliano Amato, che nottetempo, prelevò dai conti correnti bancari degli italiani lo 0,6% del saldo.
Si ripeterà? Pur non potendolo dare per certo, poiché, come ti abbiamo anticipato, dipende da come verrà scritta la legge, la probabilità che vengano messe le mani direttamente nel tuo conto esiste eccome, data la facilità ad attingere a quello che è in buona sostanza denaro liquido.
Come evitarla? Possiamo supporre che, più uno strumento è liquido, e più sarà facile metterci le mani sopra. In base a questa logica conti correnti e anche conti deposito sono i candidati ideali a un bel prelievo forzoso. In passato, era possibile aprire un conto corrente in Svizzera, per esempio, per sottrarre il denaro al fisco italiano.
Oggi, date le limitazioni alla mobilità generale, questa soluzione è di fatto impraticabile. Abbiamo cercato allora qualche conto estero che si possa aprire svolgendo tutte le operazioni online: ti avevamo indicato N26 come soluzione, ma oggi, purtroppo, è meno percorribile. Resta, oggi, l’alternativa Bunq, il conto corrente olandese di cui ti parliamo qui, che è davvero l’unica vera alternativa percorribile per mettere al riparo in tuo denaro dalla patrimoniale.
Una soluzione di buon senso resta comunque quella di non tenere troppa liquidità sul conto – facendo così, magari, eviti di pagarci il bollo.
E ripiegare magari su uno o più conti deposito? Nemmeno questa sembra essere la soluzione ideale. I conti deposito non sono poi molto diversi dai conti correnti, e attingere da essi sembra essere semplice esattamente come attingere da un conto corrente.
Su le tasse su dividendi, conto titoli e casa!
Come detto prima, tu paghi già una patrimoniale sotto forma di bollo sul deposito titoli: oggi è lo 0,2% e lo Stato potrebbe pensare di aumentare l’aliquota. Oppure, potrebbe ritoccare al rialzo la tassazione su cedole e dividendi – oggi per entrambi è il 26%, eccetto che per i titoli di Stato e quelli emessi da enti sovranazionali, ferma al 12,5%. Entrambi questi provvedimenti sono attuabili, ma non darebbero frutti immediati, perché occorrerebbe attendere lo stacco per avere il denaro. Non ti stiamo qui suggerendo di vendere i tuoi investimenti in blocco, magari in perdita, per evitare la patrimoniale: così facendo potresti addirittura perdere più di quanto pagheresti di patrimoniale. Oggi si paga già l’Imu sulle seconde case e sugli immobili classificati come “di lusso”. Pensare di tornare a pagare questa imposta su tutti gli immobili classificati come prima casa non è poi così irrealistico. Anche qui non si tratta di un prelievo che frutterebbe liquidità immediata per lo Stato, ma non sarebbe così difficile da attuare, ripristinando, magari, la vecchia Ici.
Una tosatina all’eredità
L’Italia non tassa le eredità, se al disotto di una certa soglia. In questo caso l’aumento del prelievo fiscale potrebbe riguardare sia la percentuale applicata per tassare l’eredità (più alta), sia la soglia di esenzione dal pagamento (più bassa). Questo cambiamento non avrebbe, però, un effetto immediato di notevole portata per le casse dello Stato, ma potrebbe risultare più popolare di altri, perché sconta una certa popolarità tra chi è a favore del “tassare i ricchi”.
Secondo l’indagine del Censis pubblicata a ottobre 2019 la ricchezza degli italiani, nel 2018, ammontava a 4.218 miliardi di euro. Nello stesso anno le riserve di liquidità erano aumentate del 13,7% rispetto all’anno precedente, così come le assicurazioni, in totale 1 miliardo di euro, in crescita del 23,7%. In calo di oltre il 30%, invece, gli investimenti in bond e in azioni (-12,4% sullo stesso periodo)
Quanti italiani possiedono una casa? Il 75,2% delle famiglie, tre su quattro, risiede in una casa di proprietà. Il dato nasce dalla ricerca congiunta dell’Agenzia delle Entrate e dal Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia, pubblicata a inizio di quest’anno con il titolo “Gli immobili in Italia”. I dati risalgono al 2016 e dicono anche che la superficie media di un’abitazione è pari a 117 metri quadri e il suo valore medio è di circa 162 mila euro.
Nel 1992 fu prelevato lo 0,6% dell’importo totale dei conti correnti: il gettito per il fisco fu di 11.500 miliardi di lire. Questa manovra si aggiunse ad altre, altrettanto impopolari, che vennero prese per rimpinguare le casse dello Stato, come l’aumento dell’età pensionabile, la patrimoniale sulle imprese, la minimum tax, l’introduzione dei ticket sanitari, la tassa sul medico di famiglia l’imposta straordinaria sugli immobili del 3 per mille della rendita catastale rivalutata.
E i Buoni postali? Certo, anche qui il Governo potrebbe pensare di aumentare il bollo o la tassazione sui guadagni. Potrebbe, però, incassare il denaro anche molti anni dopo, per il particolare meccanismo di accredito dei rendimenti (alla scadenza, e quindi dopo anche vent’anni). Una soluzione, questa, poco utile per rimpinguare le casse del Governo rapidamente.