La tentazione irresistibile della scorciatoia
Da settimane si è tornati a parlare con insistenza di patrimoniale – noi non abbiamo mai smesso. Il Bel Paese ha un debito pubblico da capogiro – ad aprile, secondo Bankitalia, ha toccato un nuovo record negativo e ogni italiano avrebbe oltre 39.000 euro di debito, neonati compresi. Da più parti si tira in ballo la “grande ricchezza” nelle tasche degli italiani, in contrasto con il grande debito che grava sulle finanze pubbliche. Per evitare la procedura di infrazione per debito eccessivo da parte dell’Europa la tentazione di ricorrere a una soluzione semplice, come una patrimoniale, è grande. La patrimoniale potrebbe risolvere il problema in modo rapido, ma certo non indolore per le nostre tasche. La patrimoniale è un vero rischio? Sì, ma, allo stato attuale, non ne conosciamo la probabilità. Quali beni potrebbero esserne colpiti? Possiamo qui solo fare delle supposizioni, che, data la composizione delle ricchezze degli italiani, sono piuttosto fondate.
Mattone sotto attacco
Stando agli ultimi dati resi noti da Bankitalia, la casa rappresenta la principale fonte di ricchezza per gli italiani. Quasi il 50% possiede una prima casa, che oggi non è tassata. È facile immaginare che la patrimoniale coinciderà con il ripristino dell’Ici o dell’Imu sulla prima casa. Ci vorrebbe però del tempo, per lo Stato, per mettere le mani sul tuo denaro.
Secondo la più recente indagine congiunta di Bankitalia e Istat nel 2017 circa il 49% degli italiani possedeva una prima casa.
Conti correnti, salasso facile
È già successo nel 1992, con il prelievo forzoso del Governo Amato, quindi non si tratterebbe di una novità. Sul denaro depositato sui conti correnti degli italiani è facile mettere le mani, dato che è già in forma liquida, applicando un’ulteriore patrimoniale – il bollo di legge che già paghi non è altro che una patrimoniale. Come avverrebbe? Probabilmente con un prelievo alla fonte, con le banche che fanno da sostituto d’imposta. Aprire un conto all’estero è una via di salvezza? Non possiamo darlo per scontato. Il Governo non può metterci le mani direttamente, ma potrebbe importi di pagare un’identica percentuale, magari con un bell’F24.
Nel 1992 fu prelevato lo 0,6% dell’importo totale dei conti correnti: il gettito per il fisco fu di 11.500 miliardi di lire. Questa manovra si aggiunse ad altre, altrettanto impopolari, che vennero prese per rimpinguare le casse dello Stato, come l’aumento dell’età pensionabile, la patrimoniale sulle imprese, la minimum tax, l’introduzione dei ticket sanitari, la tassa sul medico di famiglia l’imposta straordinaria sugli immobili del 3 per mille della rendita catastale rivalutata.
Conto titoli: salasso numero due
Anche qui niente di nuovo. La patrimoniale la paghi già, versando un bollo di legge. In questo caso potrebbe aumentare l’imposta di bollo, chiedendo alla banca di fare da sostituto d’imposta e prelevare direttamente dal tuo conto corrente il denaro. Oppure, potrebbe aumentare la tassazione sui guadagni dei prodotti, sempre chiedendo alla banca di fare da sostituto d’imposta. Certamente, in questo caso il Governo non potrà farti sparire il denaro da un momento all’altro, ma dovrà aspettare un po’. Questo non significa che tu possa dormire sonni tranquilli per mesi. Possono anche bastare pochi giorni, lo stacco di una cedola, per esempio, che ti arriverebbe già decurtata in base alla nuova aliquota.
E i Buoni postali? Certo, anche qui il Governo potrebbe pensare di aumentare il bollo o la tassazione sui guadagni. Potrebbe, però, incassare il denaro anche molti anni dopo, per il particolare meccanismo di accredito dei rendimenti (alla scadenza, e quindi dopo anche vent’anni). Una soluzione, questa, poco utile per rimpinguare le casse del Governo rapidamente.
Sui conti correnti oggi si paga un bollo fisso, pari a 34,2 euro l’anno se il saldo medio è superiore ai 5.000 euro. Il bollo sul deposito titoli è invece lo 0,2% del controvalore.
Eredità, ecco come ti spremo la nonna
Infine, c’è la possibilità di aumentare il prelievo fiscale sulle eredità. Questa manovra potrebbe riguardare sia la percentuale applicata per tassare l’eredità (più alta), sia la soglia di esenzione dal pagamento (più bassa). Questo cambiamento non avrebbe, però, un effetto immediato di notevole portata per le casse dello Stato, ma potrebbe risultare più popolare di altri, perché sconta una certa popolarità tra chi è a favore del “tassare i ricchi”.