A nervi scoperti

Settimana Borse
Settimana Borse
I temi che fanno sbandare il mercato
I temi che tengono sotto scacco i mercati sono molteplici: in primo luogo c’è quello della crescita economica. Il Fondo monetario internazionale ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita economica globale per il 2022. I dati sulla crescita degli Usa sono stati migliori delle attese, ma sul Paese pesa la corsa dell’inflazione: che farà la Banca centrale Usa per contrastarla? Questo è l’altro tema che preoccupa i mercati: in settimana si sono rafforzati i timori di un rialzo dei tassi d’interesse, che potrebbe essere più robusto di quanto non ci si aspettasse fino a pochi giorni fa. Oltre a far rallentare l’inflazione, questo frenerà anche la crescita economica americana? Ci sono poi i timori legati alle tensioni geopolitiche per un possibile conflitto in Ucraina e la pandemia che, per quanto sembra fare un po’ meno paura, non è ancora finita. A ridare un po’ di fiducia ai mercati ci sono stati alcuni annunci societari positivi, ma le Borse restano a nervi scoperti: i ribaltamenti d’umore nel corso di una stessa giornata sono stati notevoli – pensa a lunedì 24 quando il listino americano del Nasdaq a metà seduta perdeva circa il 5% e poi ha recuperato per chiudere in progresso dello 0,6% – e il nervosismo potrebbe perdurare.
Tecnologici nell’occhio del ciclone
Anche nel corso dell’ultima seduta della settimana le oscillazioni sono state notevoli e legate, ancora una volta, ai titoli tecnologici – l’indice Nasdaq ha finito per chiudere le settimana sostanzialmente invariato. Male, in particolare, le azioni Intel (47,73 Usd; Isin US4581401001) che hanno lasciato sul terreno l’8,3%. Il gruppo ha sì chiuso il 2021 con vendite su livelli record e con una crescita dell’utile per azione del 7%, ma il mercato si è spaventato per la riduzione della redditività riscontrata nel corso dell’ultimo trimestre, che potrebbe continuare nel resto dell’anno. Da un lato, infatti, i permanenti problemi di approvvigionamento di componenti elettronici fanno lievitare i costi. Dall’altro, la spesa per gli investimenti (+32% nel 2021) dovrebbe aumentare ancora del 41% nel 2022 per la costruzione di nuove unità produttive negli Usa e in Europa. Tutto questo potrebbe pesare sugli utili a breve termine – noi abbiamo ridotto le stime sull’utile per azione del 2022 e del 2023 – ma dovrebbe portare benefici al gruppo nel lungo periodo. Per questo, il titolo merita ancora un acquisto.
Settimana positiva per il prezzo del petrolio brent, a un soffio dai 90 dollari al barile. Saipem (1,94 euro; Isin IT0005252140) aveva comunque perso il 3,1%, ma ancor peggio ha iniziato questa settimana, con un ribasso al momento di andare in stampa di poco superiore al 30%. La società ha lanciato un allarme sul peggioramento della redditività. Si teme un aumento di capitale. La situazione è complessa: per ora il consiglio resta “mantieni” ma seguici sul sito per le novità.
Reggono le banche
Le azioni bancarie questa settimana sono riuscite a reggere il colpo: quelle americane hanno chiuso con un rialzo dell’1,3%, mentre quelle europee hanno archiviato una perdita dello 0,5%. In particolare, le azioni Unicredit (13,75 euro; Isin IT0005239360) hanno chiuso la settimana con un guadagno del 4,3%. Da un lato il mercato ha apprezzato il fatto che il gruppo abbia rinunciato a effettuare un’acquisizione per rafforzarsi in Russia, dall’altro i conti dell’ultimo trimestre dell’anno si sono dimostrati, a livello operativo, migliori delle attese. Ciò nonostante, gli elementi di preoccupazione non mancano. Primo: il rialzo dei ricavi nel 2021 è legato all’aumento delle commissioni, quindi alla vendita dei prodotti che hanno beneficiato dal buon andamento delle Borse nel 2021. Il 2022, stando a queste prime settimane, rischia di essere meno favorevole da questo punto di vista. Secondo: i ricavi dalla tradizionale concessione di prestiti sono stati ancora una volta in calo, complici i bassi tassi d’interesse in Europa, e il fatto che il gruppo abbia detto di non attendersi rialzi dei tassi da parte della Banca centrale europea prima del 2024 non lascia ben sperare. Terzo: nonostante l’acquisizione sfumata, la banca sarebbe comunque abbastanza esposta verso la Russia, quindi potrebbe risentire di nuove sanzioni occidentali verso il Paese. Per queste ragioni, il consiglio non cambia: vendi.
Fermento nella telefonia
Il settore della telefonia ha chiuso in calo dell’1%, ma c’è fermento. Da un lato c’è stato il +8,6% di Vodafone (127,62 pence; Isin GB00BH4HKS39) dopo indiscrezioni di un avvicinamento con Iliad (poi da questa smentite), che potrebbe ridurre la guerra sulle tariffe ed aumentare la redditività. Il consiglio su Vodafone è confermato: mantieni. Dall’altro c’è stato il +9,9% delle azioni Ericsson (113,02 sek; Isin SE0000108656) dopo che il gruppo ha annunciato per l’ultimo trimestre risultati sorprendenti, sostenuti dalla forte domanda di attrezzature telecom per reti 5G, soprattutto negli Usa, che ha più che compensato le perdite di quote di mercato in Cina. La redditività è salita, il dividendo anche e noi miglioriamo le stime sugli utili per azione del gruppo. Il consiglio, però, resta quello di mantenere le azioni Ericsson.
A penalizzare il settore delle telecom è stato il titolo AT&T (25,21 Usd; Isin US00206R1023) che ha perso il 5,3% dopo l’annuncio di previsioni poco rosee per l’anno in corso. Confermiamo il consiglio: vendi le azioni. Non le seguiremo più.
Tra i settori peggiori della settimana c’è quello automobilistico (-7,2%). In particolare, da segnalare il -10,3% delle azioni Tesla (846,35 Usd; Isin US88160R1014): il gruppo ha chiuso il 2021 con un risultato record in termini di redditività. C’è il timore, però, che questi buoni risultati possano non ripetersi nel 2022. Il nostro consiglio sul titolo, quindi, non cambia. Vendi.
Cambiamenti nei consigli |
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BUZZI UNICEM 18,03euro Isin IT0001347308 |
V ➜ M |
M: mantieni; V: vendi |
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