Pare che in Europa siano preoccupati per il vetro. L’allarme è venuto dai produttori di vino, perché le bottiglie sono poche o comunque rischiano di rincarare per via della crescita dei prezzi dell’energia (il vetro richiede alte temperature per essere prodotto). Come se non bastasse anche i distillatori italiani di superalcolici sembrano dello stesso avviso. Sono ansie emerse in queste settimane e sono motivate da quello che sta succedendo negli ultimi mesi nel Vecchio continente. Da un lato ci sono gli effetti citati del rincaro dell’energia, da un altro si viene da un periodo in cui la domanda di vetro è stata spinta dalle centinaia di milioni di fiale dei vaccini prodotti per il Covid-19, ma soprattutto c’è stata la chiusura obbligata di alcuni importanti stabilimenti produttivi in Ucraina. Non da ultimo, e questa è una considerazione più di medio / lungo periodo, si assiste a un rilancio dell’uso dei contenitori di vetro, riciclabili all’infinito. Se fai un giro in rete ti imbatterai senz’altro in studi molto promettenti sull’evoluzione del settore, ma anche senza farti attrarre da queste sirene resta il fatto che i contenitori di vetro si usano per un bene di consumo di prima necessità come il cibo, per i medicinali (beni altrettanto di prima necessità) e solo nel settore della cosmesi (profumi, smalti…) trova un uso più voluttuario e soggetto ad alti e bassi della domanda. Il riflesso di questa necessità stabile di usare il vetro, vedremo tra poco, non si riverbera necessariamente nei conti di tutte le società attive nel settore, ma ha comunque permesso ad alcune di esse di inanellare una serie molto lunga di anni chiusi in utile. Di produttori di vetro se ne trovano quotati in ogni Borsa (anche a Città del Messico o a Colombo in Sri Lanka), qui ci limiteremo ad alcuni dei più significativi attori mondiali ed europei.
I dati citati come il rapporto prezzo/ utili e prezzo/ valore di libro vanno considerati un po’ come il prezzo al chilo delle mele: più è basso e meglio è. Al momento le medie mondiali sono intorno a 16,5 per il rapporto prezzo / utili e a 2,3 per il rapporto prezzo / valore di libro. Questo dei rapporti (detti multipli) è, comunque, solo di uno dei cinque pilastri della nostra valutazione delle azioni che trovi spiegati nei dettagli su www.altroconsumo.it/investi/fiscale-e-legale/metodologia/ultime-notizie/2021/05/come-valutiamo-le-azioni. Sempre a questo link trovi anche una descrizione di ciò che indichiamo per “qualità” delle azioni, che è il risultato di ben 9 test di qualità.
IL GIRO DEL MONDO DEI PRODUTTORI di contenitori di vetro
Iniziamo con un colosso di prima importanza a livello mondiale con oltre 6 miliardi di dollari di fatturato nel 2021. Stiamo parlando dell’americana O-I Glass (16,98 dollari Usa; Isin US67098H1041, un tempo nota come Owens Illinois). Nonostante le dimensioni enormi in passato i conti non sono sempre stati brillanti (negli ultimi 10 anni ne ha chiuso uno, il 2019, con un rosso di 2,58 dollari per azione). Per il futuro il mercato è comunque ottimista e si attende un utile per azione di 2,04 euro nel 2022, 2,15 nel 2023 e 2,39 nel 2024. Basandoci su questi ultimi dati prospettici del 2024 avrebbe degli indicatori di convenienza non molto cari (7,1 il rapporto prezzo / utili, 2 il rapporto prezzo valore contabile). In più ha di buono che per ora il suo momentum è positivo. La penalizza, invece, uno dei pilastri della nostra metodologia di valutazione (vedi qui a fianco), la qualità dei suoi risultati che è bassa. Se allarghiamo lo sguardo agli ultimi anni di Borsa il suo passato presenta in effetti una serie impressionante di su e giù, in più questa società tende a non staccare quasi mai dividendi. Il che, in sé, non è necessariamente un male, ma visto l’andamento di Borsa del titolo, non deve essere stato percepito dal mercato come un elemento di forza.
Passiamo ora al Giappone dove troviamo Nihon Yamamura Glass (775 yen giapponesi, Isin JP3752800007) che però fa anche altre cose come i contenitori in plastica ed è comunque molto più piccola di O-I Glass (fattura oltre 64 miliardi di yen che sono circa 500 milioni di dollari). Qui i dati non sono brillanti: ha appena chiuso a marzo il bilancio 2021/22 con una perdita di 945 yen per azione ed è il terzo anno di fila che perde. I dividendi un tempo c’erano, ma piano piano sono calati e ora sono a zero. Il momentum è neutro e la qualità dei bilanci è bassa.
Passiamo all’Europa con una società quotata a Parigi che fattura quasi 2,7 miliardi di euro (quindi è grande anche a livello mondiale) e parliamo di Verallia (25,72 euro; Isin FR0013447729). Il mercato si attende un utile di 2,5 euro per azione nel 2022, 2,77 nel 2023 e 3,04 nel 2024. Basandoci sui dati prospettici del 2024 dovrebbe avere un buon rapporto prezzo / utili (8,5), un rapporto prezzo / valore contabile di 2,4. Il momentum è neutro e la qualità media. Interessante è il rendimento da dividendo, oggi al 4%, in passato comunque al 3%, anche se ha una storia troppo breve per considerarlo un vero pedigree, essendo in Borsa dal 2019.
In Spagna c’è Vidrala (73,7 euro; Isin ES0183746314) che nel 2021 ha fatturato circa un miliardo di euro. Per il 2022 ci attendiamo che produca un utile per azione di 4,3 euro, che diventeranno 5 nel 2023 e 5,3 nel 2024. Basandoci sempre sui dati 2024 il rapporto prezzo/ utili è di 13,9 e quello prezzo /valore contabile di 1,5. Il momentum è neutro e la qualità dei bilanci è buona. La società è quotata da anni ed è da almeno 25 che chiude sempre in utile. Il rendimento da dividendo è intorno all’1,6%.
Vetropack (39,75 franchi svizzeri, Isin CH0530235594) è una società svizzera che nel 2021 ha fatturato poco più di 800 milioni di franchi. Ha chiuso il 2021 con vendite in crescita del 23,2% e un utile industriale (al netto della quota parte di costi pluriennali) in crescita, ma in modo meno che proporzionale (la redditività industriale è passata dall’11,5% al 10%). Il mercato si attende 2,25 euro di utile nel 2022, 3,2 nel 2023, 3,6 nel 2024. Sulla base dei dati 2024 abbiamo un rapporto prezzo / utili di 11 e un rapporto prezzo / valore contabile di 0,9.
Il momentum è neutro, mentre la qualità dei suoi conti è buona. Negli ultimi 10 anni ha sempre fatto crescere le sue cedole e ha tenuto a lungo il suo rendimento da dividendo intorno al 2%. Altro dato interessante è che da 40 anni non ha mai chiuso in perdita. Ha un neo: lo stabilimento che ha in Ucraina a Gostomel è stato danneggiato nella guerra in corso ed è fermo.
Vetrai di piazza affari
Zignago Vetro (12,76 euro; Isin IT0004171440) è un’azienda italiana del settore vetro (produce contenitori per alimenti, profumi…) che seguiamo da tempo e che abbiamo consigliato a lungo all’acquisto, vista la buona qualità dei suoi risultati. Lo scorso agosto quando era a 18,42 euro, 5/6 volte il suo valore contabile, ben al di sopra della media di Borsa, ci è sembrato comunque il momento buono per vendere il titolo e incassare i guadagni. Successivamente il titolo ha perso molto terreno e da metà aprile, quando quotava 11,06 euro, siamo tornati ad acquistarla. Oggi quota 3/4 volte il suo valore contabile, un dato alto rispetto al mercato, ma tutto sommato in linea con la storia di questo titolo che dal 2008 fino al 2019 ha sempre quotato intorno a questi valori e solo dal 2020 era salito più in alto. Il rischio contenuto e la qualità dei suoi risultati contribuiscono a convincerci della bontà di questa scelta, nonostante il momentum neutro. Acquista.
Quale scegliere?
Al momento noi già ti consigliamo Zignago Vetro, ma tra le società indicate qui sopra segnaliamo che la svizzera Vetropack ha alle sue spalle una storia di successo. Certo nel comunicare i risultati del 2021 ha ammesso che il 2022 sarà un anno faticoso con fatturato in calo. Il motivo principale sta nella chiusura dello stabilimento in Ucraina che si porta via un 10% della produzione. Il gruppo stima poi un aumento dei costi di produzione (energia, imballaggio e trasporti), ma pensa anche di poterli scaricare sui prezzi di vendita. Il calo di Borsa degli ultimi mesi ci sembra comunque una buona occasione per entrare nella società anche se, ovviamente, si tratta di un investimento di lungo periodo e non mancano i rischi (abbiamo visto per lo stabilimento in Ucraina, non dimentichiamo che è presente anche in Moldavia, non lontana dall’area calda). Vetropack è quotata a Zurigo.
VETROPACK: è IL MOMENTO GIUSTO?
Il prezzo di Vetropack (in grassetto, scala sinistra, in franchi svizzeri) è tornato ai livelli di prima del 2020. È una occasione per comprare una società che nonostante i normali alti e bassi è riuscita a chiudere in utile da tantissimi anni (sulla scala destra trovate l’utile per azione, in euro, stimato dagli analisti finanziari per i 12 mesi successivi, una misura di come si sono evolute nel tempo le previsioni degli analisti societari sui conti di Vetropack, grosso modo tra i 2 e i 4 franchi per azione).
Vetropack ha circa 4000 dipendenti e 8 stabilimenti. È presente in Svizzera, Austria, Repubblica Ceca, Croazia, Slovacchia, Ucraina, Italia e in Moldavia.