La scuola torna alle origini

Palazzi
Palazzi
Un giudizio impietoso
Il giudizio del mercato borsistico sull’esperienza della didattica a distanza durante gli ultimi anni di pandemia è impietoso: dopo un iniziale rialzo, le azioni delle società che si occupano di fornire servizi per la didattica a distanza hanno progressivamente perso terreno e i ribassi dalla fine del 2019 oscillano tra il 40% e l’80% contro un bilancio positivo sia delle azioni mondiali, sia del settore tecnologico. In particolare, da quando te ne abbiamo parlato la prima volta (aprile 2021; vedi n° 1409), l’Etf Rize education technology (1,8148 euro; Isin IE00BLRPQJ54), che raccoglie le principali società del settore, ha perso circa il 54%, contro un progresso dell’8% delle Borse mondiali e un calo del 2% dei titoli tecnologici (dati in euro e a dividendi inclusi, nel caso vengano pagati). A cosa è dovuto il calo?
Dall’ultimo consiglio dato a giugno 2022 (n° 1467), l’Etf Rize education technology ha guadagnato circa il 6%, un risultato migliore rispetto a quello delle Borse mondiali (+4%) e del resto del settore tecnologico (+2%). Ad aiutarlo la ripresa delle azioni cinesi del settore, dopo che, però, avevano perso tanto terreno.
Le ragioni della diffidenza…
Primo: in media, soprattutto per gli studenti più piccoli, l’esperienza della didattica a distanza ha portato a carenze di apprendimento rispetto alla tradizionale didattica in classe. Questo non solo in Paesi caratterizzati da una mancanza di infrastrutture tecnologiche per buone fette della popolazione, ma anche in Paesi occidentali “sviluppati” come gli Usa.
Secondo: uno dei bacini principali per la didattica a distanza è quello asiatico. La Cina ha, però, deciso una stretta su tutte le società che si occupano di fornire servizi di didattica a distanza agli studenti più piccoli, obbligandole, di fatto, a diventare degli enti no-profit. Questo ha, ovviamente, tagliato le gambe alle prospettive reddituali di queste società e, di conseguenza, ha determinato un tracollo delle loro azioni in Borsa.
Terzo: la guerra in Ucraina, la corsa dell’inflazione e i rallentamenti nelle catene di approvvigionamento hanno progressivamente fatto peggiorare le prospettive di crescita economica nel mondo: questo rischia di rallentare gli investimenti dei vari Paesi in tecnologia e, quindi, di limitare la crescita della platea di studenti che potrebbero avvalersi di didattica a distanza.
… e quelli della speranza
Tutto questo, però, non significa che la didattica a distanza non abbia più futuro. Ecco le ragioni che possono ancora far ben sperare.
Primo: non tutte le esperienze della didattica a distanza sono state fallimentari in termini di apprendimento. Per esempio, alcuni studi in Australia e Uruguay non solo hanno dimostrato che non c’è stata alcuna differenza sostanziale di apprendimento tra la modalità a distanza e quella tradizionale, ma che con una maggiore relazione tra studenti e insegnanti, si possono registrare anche dei miglioramenti nel rendimento scolastico.
Secondo: la didattica a distanza in pandemia è spesso stata una mera riproposizione delle normali lezioni tramite piattaforma elettronica, senza lo sfruttamento delle potenzialità e delle peculiarità del nuovo mezzo. Secondo alcuni, l’esperienza sta già consentendo un miglioramento dell’offerta: in pratica, si impara dagli errori per rendere l’esperienza didattica più coinvolgente ed efficace, aumentando la sua attrattività.
Terzo: gli investimenti sulla didattica a distanza in diversi Paesi non si stanno arrestando. In particolare, in India, un Paese particolarmente rilevante per questo mercato, i capitali che sono stati investiti in società che sviluppano attività di didattica a distanza, nella prima metà del 2022 sono stati quasi simili a quelli investiti nel settore in tutto il 2020 (anno dello scoppio della pandemia). Maggiori investimenti consentono la realizzazione di esperienze didattiche più raffinate (vedi punto precedente) e, quindi, possono attirare maggiori studenti. Insomma, le prospettive di crescita sembrano ancora esserci e non per nulla Coursera (11,99 Usd; Isin US22266M1045), società che collabora con diverse università per formazione di alto livello, ha chiuso il secondo trimestre dell’anno con una crescita dei ricavi del 22% rispetto al secondo trimestre 2021, quando ancora c’erano delle restrizioni nel mondo dell’educazione.
Gli studi sull’efficacia della didattica a distanza sono quelli riportati nel report Remote Learning During Covid-19: Lesson from Today, Principles for Tomorrow pubblicato dalla Banca mondiale e relativo ai sistemi di educazione pre-universitaria.
Tiriamo le fila: il consiglio sulle azioni della dad…
Che fare, dunque, con i consigli sulle azioni della didattica a distanza? Il momento, come detto, non è semplice. Per esempio, per quanto i ricavi di Coursera siano cresciuti a doppia cifra, hanno comunque un po’ deluso le aspettative e il gruppo ha ridotto le attese di crescita per la seconda parte dell’anno, fatto che ha spaventato il mercato e ha portato le azioni a perdere parecchio terreno nel corso delle scorse settimane. La sensazione è che la didattica a distanza abbia la possibilità di tornare ad attrarre studenti, ma che il percorso possa essere un po’ più lungo di quanto inizialmente previsto. Per questo una scommessa ci sta ancora, ma devi essere conscio che i tempi per sperare che vada a buon fine sono lunghi e che i rischi sono ancora più elevati: molte società, Coursera inclusa, continuano a essere in perdita e più rallentano i tempi di crescita, più faranno fatica a diventare società profittevoli e a scongiurare i rischi di aumenti di capitale. La scommessa è confermata sia sulle azioni Coursera (la sua reputazione nel segmento della didattica di alto livello è elevata e questo potrebbe continuare ad attirare studenti e lavoratori), sia sull’Etf Rize education technology (investe su diverse società e ti permettere di cogliere anche la possibile crescita attesa per questi servizi nei Paesi emergenti), ma è riservata agli speculatori: gli investitori prudenti ne stiano alla larga.
Le Coursera sono state da noi suggerite per una speculazione a settembre del 2021 (vedi n° 1427): da allora hanno registrato un calo di circa il 70% (-64% in euro e dividendi inclusi). Le azioni hanno pagato la delusione derivante dai conti del secondo trimestre (vedi qui a fianco) – dal consiglio di giugno 2022 (vedi n° 1467) hanno perso il 23% (-19% in euro) contro il rialzo del 6% delle altre azioni del settore. È vero che la chiusura dei bilanci in utile è rimandata, ma una scommessa sulla crescita a doppia cifra dei ricavi si può fare.
… e sulle nuove tecnologie per la dad (metaverso)
Si è detto che l’esperienza della didattica a distanza potrebbe diventare più coinvolgente ricorrendo a strumenti prettamente pensati per le piattaforme elettroniche. In tal senso il metaverso potrebbe aiutare – pensa alle aule virtuali che permetteranno una interazione simile a quella in presenza. E tra le società maggiormente attive nella costruzione del metaverso c’è Autodesk (208,52 Usd; Isin US0527691069), sulle cui azioni ti abbiamo suggerito di scommettere all’inizio del 2022 (vedi n° 1444). Il gruppo ha pubblicato per il secondo trimestre dell’anno fiscale 2022/2023 (termina il 31 gennaio) risultati superiori alle attese con ricavi in crescita del 17% e un utile per azione in crescita del 36%. Inoltre, nonostante un contesto economico in deterioramento, le prospettive del metaverso sembrano restare buone: il gruppo ha confermato gli obiettivi per il 2022/23, aspettandosi anche una crescita degli ordini nella seconda parte dell’anno. Del resto, Autodesk continua a guadagnare quote di mercato rispetto alla concorrenza e la sua clientela è più fedele che mai, il che consente al gruppo di godere di una certa libertà nella determinazione dei prezzi e dovrebbe permettere un miglioramento della redditività. Si tratta di punti forza che non ci sembrano valorizzati dal mercato: abbiamo alzato le nostre stime sui risultati del gruppo e, secondo noi, il titolo merita ancora una scommessa.
Nonostante i buoni risultati, le Autodesk dall’inizio dell’anno hanno perso il 26%, che diventa -16% in euro. È frutto di un generale cattivo andamento dei titoli tecnologici: -20% in euro e dividendi inclusi per le azioni del settore tecnologico e -23%, in particolare, che chi realizza software informatici (le Borse mondiali sullo stesso periodo hanno perso il 5,2%).
Variazioni e prezzi aggiornati al 14 settembre 2022
Attendi, stiamo caricando il contenuto