La carne-non-carne in Borsa

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La prima grande innovazione degli ultimi anni è stata quella dei burger vegetali con consistenza e aspetto del tutto simili a quelli della carne animale. Sembrava la quadratura del cerchio: nessuna macellazione animale, riduzione degli allevamenti intensivi e delle connesse emissioni inquinanti, maggior apporto di proteine vegetali. Come mai allora le azioni di Beyond Meat (18,51 Usd; Isin US08862E1091), uno dei più celebri produttori mondiali di “carne vegetale”, sono crollate in Borsa nel 2022 di ben l’81%, toccando i minimi storici dalla quotazione (avvenuta a maggio 2019 a 25 Usd per azione)? Perché, nonostante le premesse, il “boom” della cosiddetta “carne vegetale” non c’è stato. I conti del terzo trimestre del 2022 (gli ultimi al momento disponibili) della società sono stati molto deludenti: i ricavi trimestrali si sono contratti del 22,5% rispetto allo stesso trimestre di un anno prima, la perdita netta si è raddoppiata rispetto allo stesso trimestre del 2021 – triplicata considerando i dati dei primi nove mesi del 2022 rispetto a quelli del 2021 – ed è stato necessario annunciare una riduzione di quasi il 20% della forza lavoro. Ma non si tratta di un fenomeno legato solo a Beyond Meat: tutto il mercato della “carne vegetale” nel corso del 2022 ha registrato tassi di crescita di gran lunga inferiori a quelli in cui il mercato sperava e, addirittura, una generale contrazione nel valore delle vendite al dettaglio negli Usa. Come mai?
Nonostante il recupero tentato in questo avvio del 2023, le azioni Beyond Meat viaggiano ancora oggi su valori ben lontani dai massimi di circa 235 dollari Usa per azione toccati poco dopo la quotazione, a fine luglio 2019.
Nelle prime 36 settimane del 2022 (fino a circa l’inizio di settembre) le vendite di “carne vegetale” sono salite nel Regno unito di solo il 2,5%, dopo il +14% del 2021 e il +40% registrato nel 2020.
… e le ragioni di una passione svanita
Tre le ragioni possibili di questa disaffezione da parte dei consumatori. Primo: i prodotti sono sempre, all’incirca, gli stessi (burger o crocchette vegetali simil pollo); sono aumentate le società che li offrono, ma in termini di innovazione, per solleticare la curiosità dei clienti, si è visto poco. Secondo: l’inflazione ha colpito anche gli alimenti vegetali, facendo salire il costo di questa “carne vegetale”; i consumatori sembrano aver iniziato a domandarsi perché si dovrebbe spendere tanto per una combinazione di proteine di soia o di pisello rispetto a una fetta di carne. Terzo: la lista degli ingredienti di questa “carne vegetale” è spesso ancora molto lunga; i consumatori sembrano ora interrogarsi sull’effettiva salubrità di prodotti che possono comunque contenere additivi e diversi ingredienti non strettamente necessari (fibre vegetali, amidi, aromi….) usati per rendere più appetibile il prodotto finale – vedi nostra indagine su InSalute di agosto 2022. Insomma, la missione di convincere i consumatori che non hanno una particolare motivazione etica (contro la macellazione animale) a scegliere questi prodotti in modo continuativo e ripetuto sembra essere fallita. Col rallentamento della corsa dell’inflazione atteso nei prossimi mesi, i consumi di questo tipo di “carne vegetale” torneranno a salire, con conseguente ripresa delle azioni delle società del settore in Borsa? Al momento il clima non è dei migliori: McDonald’s ha rinunciato a inserire stabilmente gli hamburger vegetali di Beyond Meat nei menù americani, mentre il produttore canadese Maple Leaf ha deciso di tagliare del 25% gli investimenti nella produzione di “carne vegetale” ammettendo che la prospettiva di un rimbalzo rapido della domanda sembra lontana. In questo contesto e complice una sempre maggiore competizione, le società del settore potrebbero continuare a registrare perdite pesanti di bilancio – e il valore delle azioni è un riflesso della salute economica. Per Beyond Meat, in particolare, non ci sono prospettive di utili aziendali a breve/medio termine. Per quanto detto, nonostante il brusco calo delle azioni in Borsa, non riteniamo che valga la pena fare un acquisto sulle azioni Beyond Meat.
La Tattooed Chef (1,58 Usd; Isin US87663X1028) realizza prodotti surgelati a base vegetale (anche carne). Le azioni hanno perso il 92% nel 2022 dopo che la società ha ridotto le previsioni di ricavi e di redditività. Non ci aspettiamo utili nei prossimi anni (nemmeno a livello industriale): come per le altre società del settore, consigliamo di non acquistare.
l’alternativa in provetta…
Esiste, però, una nuova frontiera delle alternative alla “carne tradizionale”, quella della “carne in provetta”: in pratica si prelevano delle cellule staminali dall’animale – bovini, pollame, pesci… – e le si lascia “crescere” in laboratorio fino ad ottenimento delle fibre – poi lavorate, a volte con una stampante 3D, per l’ottenimento del prodotto desiderato. Non si tratta, dunque, di un’alternativa vegetale, ma di vere proteine animali ottenute, però, in laboratorio. Per i sostenitori si tratta di un modo per ridurre le attività di macellazione e gli allevamenti intensivi, con conseguenti benefici per gli animali e l’ambiente, per i detrattori (come Coldiretti) si tratta di un prodotto senza garanzie di salubrità, che non salva l’ambiente (i laboratori consumano comunque dell’energia per operare) e che porterebbe il controllo della filiera alimentare nelle mani di pochi soggetti. Comunque la si veda, il tema è caldo: per la prima volta, sul finire del 2022, l’autorità sanitaria americana ha dato un primo via libera alla commercializzazione dei prodotti di “carne in provetta” della Upside Foods (americana) e ci si aspetta che lo stesso possa accadere nel corso del 2023 in Europa. Insomma, i tempi per trovare “carne in provetta” sulle nostre tavole sembra più vicino del previsto: sarà questa la nuova tendenza del futuro?
… e le opzioni d’investimento
Vedremo, ciò che è certo è che al momento nessuna delle principali società che si occupano specificatamente di “carne in provetta” – vedi Upside Food, ma anche SuperMeat (israeliana), Mosa Meat (olandese) o Aleph Farms (israeliana) – hanno le azioni quotate in Borsa. Non puoi, dunque, investirci direttamente. Potresti, farlo, però indirettamente comprando azioni della società britannica Agronomics (13,3 pence; Isin IM00B6QH1J21): è una sorta di fondo che acquista quote di società non quotate attive nello sviluppo della “carne in provetta” – nel suo portafoglio ci sono, per esempio, le già citate SuperMeat e Mosa Meat. Anche le azioni Agronomics han perso tanto nel 2022, circa il 48% del loro valore, ma meno delle colleghe della “carne vegetale”. Se, effettivamente, la “carne in provetta” dovesse prendere piede, il valore delle partecipazioni in portafoglio potrebbe salire, trascinando al rialzo le azioni. Vale la pena acquistarle scommettendo su questa prospettiva? Secondo noi, no per tre motivi. Primo: la vera diffusione al pubblico dei prodotti di “carne in provetta” se mai arriverà, non potrà avvenire prima del 2024. Inoltre, l’accettazione del prodotto da parte dei consumatori – previsto un prezzo elevato – è tutta da verificare. Secondo: in un contesto di elevati tassi d’interesse le operazioni di finanziamento (necessarie per sostenere lo sviluppo delle società in cui investe) potrebbero essere complicate, rallentandone ulteriormente lo sviluppo commerciale. Tutto questo potrebbe avere impatti sul valore delle società in portafoglio e, quindi, far contrarre i risultati di Agronomics. Terzo: nonostante il calo già registrato in Borsa, visti i rischi suddetti, il titolo sembra comunque non proprio a buon mercato. Considerando anche che le azioni hanno reagito poco alla notizia dell’approvazione dei prodotti di Upside Food da parte dell’autorità americana – il mercato è scettico che possano arrivarne delle altre? – crediamo che non sia il caso di acquistare le Agronomics ora.
Al momento Singapore è l’unico Paese al mondo in cui la “carne in provetta” è facilmente e liberamente acquistabile dai consumatori. La Upside Food necessita ancora di altre autorizzazioni per iniziare la commercializzazione dei prodotti al pubblico negli Usa.
Anche grandi gruppi della carne “tradizionale” come Tyson Foods (65,72 Usd; Isin US9024941034) hanno investito nella “carne alternativa”: queste attività, però, incidono in modo relativo sul loro andamento in Borsa. Le azioni Tyson Foods non sono adatte per una speculazione specifica sulla “carne alternativa”, ma restano comunque delle buone azioni per un investimento in generale sul settore della carne (vedi n° 1495).
Nell’ambito della “carne in provetta” l’unica società quotata (a New York) è l’israeliana Steakholder Foods (0,95 Usd; Isin US5834351026): ha sviluppo macchine per la stampa in 3D di bistecche edibili. Per quanto stia facendo passi avanti nello sviluppo delle sue attività, la società è quasi ancora un laboratorio: non fa ricavi e rischia di essere in perdita ancora a lungo. I rischi sono elevatissimi (il titolo è piccolo e poco scambiato) e nonostante il calo dell’81% delle azioni nel 2022, non ci sembra il caso di comprare queste azioni.
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