I protagonisti della carne in provetta

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Con il termine di “carne in provetta” o “carne sintetica” o “carne colturale” o “carne coltivata” parliamo di bistecche, polpette, pepite – di maiale, manzo o pollo, ma non solo, si estende anche a pesce, latte… – che non vengono prodotte mediante tradizionali metodi di allevamento, ma in laboratorio, a partire da cellule staminali dell’animale. Il risultato è della vera carne – non è un’alternativa vegana a base vegetale – ma ottenuta in modo differente. Per i sostenitori è un modo per ridurre l’inquinamento generato dagli allevamenti intensivi, per i detrattori è un modo per spezzare il legame alimento-territorio con effetti sulla salute non ancora chiari (questa la motivazione dietro il disegno di legge italiano che vorrebbe bloccare il loro utilizzo invocando il principio di precauzione). Qui non entriamo nel merito della questione, ma andiamo a vedere quali sono le principali società coinvolte e se ce ne sono alcune su cui si può investire.
Si stima che il mondo della “carne alternativa” – da quella colturale a quella a base vegetale – posso arrivare in 10 anni a vare il 10% del mercato complessivo globale della carne. Per approfondire il tema leggi InSalute di giugno 2023.
Il caso italiano
L’unica società italiana attiva nel campo della ricerca della carne coltivata è la trentina Bruno Cell. L’obiettivo della società, nata nel 2019, è fare ricerca affinché la carne colturale possa diventare un’alternativa economica e alla portata di tutti – riducendo i costi di sviluppo. Trattandosi per lo più di un laboratorio di ricerca potrebbe non essere impattata dal disegno di legge (in caso di conversione) – potrebbe lavorare per altre società e progetti in altri Paesi. Le sue azioni non sono quotate in Borsa, quindi, non puoi acquistarle.
Il nome Bruno Cell, oltre a un riferimento allo sviluppo cellulare in provetta della carne, è un omaggio a Giordano Bruno per aver messo in discussione il pensiero della sua epoca.
Da dove tutto è iniziato
Il primo hamburger è stato interamente creato in provetta nel 2013 da un ricercatore olandese al costo astronomico di 250.000 euro. Da quella ricerca è nata l’olandese Mosa Meat, una delle principali realtà nello sviluppo della carne coltivata, con il principale centro di produzione al mondo. Come rivelato dall’UE, non c’è per ora una richiesta ufficiale di autorizzazione alla commercializzazione nel Vecchio Continente – significa che ci potrebbe volere un altro anno e mezzo per vedere sulle tavole europee questi prodotti. Le Mosa Meat non sono quotate, quindi non le puoi acquistare.
La Mosa Meat conta oltre 160 dipendenti. L’Olanda è uno dei Paesi che più punta sullo sviluppo di questo tipo di carne.
L’unico paese dove puoi mangiare carne coltivata…
L’unico Paese dove la carne coltivata è stata approvata per il consumo umano è Singapore. Già nel dicembre 2020 c’è stata l’autorizzazione alla commercializzazione dei bocconcini di pollo dell’americana Eat Just. Benché Eat Just abbia pensato alla quotazione, questa non si è mai concretizzata. Non puoi comprare le sue azioni e sfruttare la prospettiva di vendite a Singapore. Altre società attive a Singapore (ancora senza autorizzazione alla commercializzazione), come la Shioks Meat, la prima al mondo a lanciare carne d’aragosta sviluppata in laboratorio, non sono quotate.
A breve potrebbe ricevere il via libera a Singapore l’australiana Vow – agli onori della cronaca per aver creato una polpetta di carne di Mammut (non per il consumo umano). Vow non è quotata.
… e quelli in cui si potrebbe a breve termine
I due Paesi in cui la carne coltivata potrebbe presto arrivare sulla tavola dei consumatori sono gli Stati Uniti e Israele. Negli Usa, l’autorità sanitaria ha già dato un primo via libera alla commercializzazione dei prodotti delle società Upside Food e GOOD Meat (di proprietà della già citata Eat Just che può vendere i suoi prodotti a Singapore) – in entrambi i casi si tratta di carne di pollo. Ora si attende l’autorizzazione da parte del Ministero, ma al momento nessuna delle due società è quotata in Borsa. In Israele è al momento possibile assaggiare della carne in provetta dopo aver fornito una liberatoria, ma il Paese potrebbe presto approvare i prodotti per il consumo generalizzato. Dopo gli Usa, Israele è il Paese con il maggior numero di società attive nel settore: SuperMeat, Aleph Farms e Believers Meats sono quelle che hanno la storia più lunga e che potrebbero essere le prime a vedere i loro prodotti approvati a breve termine (se non in Israele, a Singapore). Di nessuna, però, puoi al momento comprare le azioni.
L’israeliana SuperMeat ha stretto un accordo con la catena svizzera di supermercati Migros: le attese sono per l’avvio della distribuzione di carne colturale nel 2025.
Investire sulla carne sintetica: come fare
L’investimento in tutte le suddette società è riservato solo ad attori del settore finanziario, spesso fondi d’investimento specializzati che comprano quote nelle suddette società. La britannica Agronomics (12,75 pence; Isin IM00B6QH1J21) di mestiere fa proprio questo: investe in società attive nella realizzazione di alimenti con proteine “alternative”. Ha in pancia, per esempio, quote delle suddette Mosa Meat e SuperMeat, ma anche quote di società che realizzano prodotti a base di proteine vegetali o da fermentazione. È un’attiva che richiede ampi capitali e in un momento di tassi d’interesse in rialzo arranca un po’: non è ancora il caso di investirci su. L’unica società specializzata nella carne coltivata che ha azioni quotate in Borsa, e che quindi potresti comprare, è l’israeliana Steakholder Foods (0,62 Usd; Isin US5834351026). La società ha solo da poco ottenuto il primo brevetto – in parole povere è una stampa 3d di fibre – e ovviamente non realizza utili. Il titolo non ha beneficiato del via libera che è stato concesso negli Usa a GOOD Meat (avvenuto poco dopo la metà di marzo 2023), segno che il mercato non giudica le prospettive così interessanti. Secondo noi non merita un investimento. L’unica alternativa è quella di comprare azioni di un colosso della carne “tradizionale”, ma che sta investendo anche nello sviluppo di quella colturale – un po’ come i colossi del tabacco hanno fatto con le sigarette elettroniche. Tyson Food (61,58 Usd; Isin US9024941034) già da diversi anni investe in società e laboratori per lo sviluppo della carne coltivata, tra cui la già citata Upside Food. L’impatto della carne in provetta sui conti del gruppo è ancora residuale, ma secondo noi una scommessa ci può ancora stare – gli ultimi risultati sono stati un po’ deludenti, ma il piano d’investimenti e di riorganizzazione potrebbe dare i frutti sperati.
Ci siamo occupati per la prima volta di Agronomics e Steakholder Foods in un’analisi del gennaio scorso (vedi n° 1496). In poco più di due mesi questi titoli hanno perso, rispettivamente, il 4,5% e il 35,5%. Non è il caso di acquistarli.
Le azioni Tyson Foods sono state consigliate per la prima volta a gennaio (vedi n° 1495). Da allora, complici gli ultimi risultati trimestrali che hanno un po’ deluso sul piano della redditività, hanno perso circa il 5% Secondo noi, però, le potenzialità di medio-lungo termine ci sono ancora.
Dati al 12/4/2023
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