L’avanzata del nucleare

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Il prezzo dell’uranio, materia prima al momento essenziale per la produzione di energia nucleare, continua a viaggiare ormai da diversi mesi tra i 48 e 52 dollari per libbra – l’ultimo dato al momento di questa analisi è di 50,75 dollari americani per libbra. Si tratta di valori lontani dai 64 dollari per libbra toccati poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, ma comunque superiori ai 35 dollari per libbra medi registrati tra il 2010 e il 2020, decade in cui, a seguito del disastro di Fukushima in Giappone, il nucleare ha vissuto una fase di oblio nei piani energetici di molte nazioni. Ora, però, spira un vento nuovo che potrebbe sostenere ancora i prezzi dell’uranio e favorire le società che lavorano su questa forma di energia.
Come spesso accade per le materie prime, anche i prezzi di riferimento dell’uranio sono espressi in dollari americani (e nel loro sistema metrico). Una libbra è pari a circa 450 grammi, quindi il prezzo dell’uranio è ora di poco più di 100 euro al chilo (molto meno di un buon tartufo).
Cosa potrebbe sostenere le azioni del nucleare
Tre i fenomeni a sostegno di una corsa dell’uranio e delle azioni delle società che vi sono coinvolte. Primo: il nucleare comporta emissioni inquinanti di gran lunga inferiori a quelle dei tradizionali combustibili fossili. Non per nulla, se pure con alcune nuance e con alcuni distinguo, è energia contemplata dall’Unione europea per il raggiungimento dei propri obiettivi di ecosostenibilità. Secondo: l’atteggiamento nei confronti del nucleare in alcune popolazioni è molto più favorevole rispetto al passato – in tal senso il caso giapponese è esemplare e il piano di riattivazione di tutte le centrali nucleari nel Paese rappresenterà un sostegno notevole alla domanda di uranio nei prossimi anni. Terzo: per ora le sanzioni nei confronti della Russia non hanno riguardato le forniture di uranio. Non stiamo parlando di cifre piccole: Stati Uniti e Europa importano dalla Russia uranio arricchito che vale tra il 25% e il 30% del proprio fabbisogno complessivo. Se dovessero essere introdotte limitazioni alle esportazioni di uranio dalla Russia, si potrebbe creare uno squilibrio tra domanda e offerta che potrebbe far impennare i prezzi della materia prima.
Come già fatto dall’Unione Europea, anche il Regno Unito dovrebbe a breve inserire il nucleare come fonte di energia ecosostenibile all’interno della sua “tassonomia” – il documento che definisce che cosa è sostenibile oppure no.
Gli elementi per una scommessa
Una scommessa sul mondo dell’uranio e del nucleare, dunque, si può ancora fare – valuta tu, comunque, se conforme alla tua etica e alla tua morale. Attenzione: non è per investitori prudenti. Gli elementi di rischio sono molteplici – su tutti, ci sono i ritardi nello sviluppo dei progetti dovuti, magari, all’opposizione delle comunità locali. Quindi devi dedicare alla scommessa sul nucleare solo una piccola parte dei tuoi investimenti (per maggior dettagli vai su www.altroconsumo.it/investi alla sezione “informarsi”, “metodologia” e consulta l’articolo “La regola 80-10-10”). Il primo modo per puntare sullo sviluppo nucleare è tramite l’Etf Sprott uranium miners (5,676 euro; Isin IE0005YK6564): non solo investe sulle principali società al mondo attive nell’estrazione e vendita di uranio – con tutte le dinamiche di queste azioni legate ai prezzi dell’uranio, ma anche ai costi di produzione e all’andamento delle vendite – ma per poco più del 13% ha in pancia anche quote di un fondo che ha nei suoi forzieri esclusivamente riserve fisiche di uranio (quindi esposto solo al prezzo dell’uranio). Il prodotto si compra facilmente a Piazza Affari anche tramite il trading online della banca presso cui hai attualmente il conto corrente. Per una scommessa secca sulle azioni dei principali operatori dell’uranio suggeriamo le azioni della canadese Cameco (34,03 Cad; Isin CA13321L1085): è il più grande produttore d’uranio nordamericano e, in caso di sospensione delle forniture dalla Russa, potrebbe vedere la domanda impennarsi. Il gruppo ha chiuso il 2022 finalmente in utile (dopo la perdita del 2021 e del 2020) e mantiene buone prospettive di crescita per i prossimi anni. Complice anche il buon andamento degli ultimi tempi (vedi a fianco) le azioni non sono propriamente a buon mercato, ma valgono ancora un acquisto per scommettere sul progressivo sviluppo del nucleare. Puoi comprare facilmente le sue azioni anche sulla Borsa di New York – in questo caso il codice Isin è lo stesso, CA13321L1085, ma il prezzo è espresso in dollari Usa e l’ultimo disponibile al momento dell’analisi è di 25,25 Usd. Limitati, invece, a mantenere le azioni della compagnia kazaka Kazatomprom (27,5 Usd; Isin US63253R2013), la principale fornitrice di uranio al mondo. I risultati del 2022, complice il rialzo dei prezzi, sono stati stellari con ricavi saliti del 45% e utili più che raddoppiati rispetto all’anno precedente. Le prospettive sono positive – il gruppo cerca di aumentare le estrazioni, ma senza eccessi – ma le incognite legate a possibili ulteriori sanzioni alla Russia – da cui transita una buona parte dell’uranio kazako – ci rendono al momento più prudenti col consiglio su queste azioni.
Dall’ultimo consiglio (vedi n° 1490) l’Etf Sprott uranium miners ha perso il 6%, un risultato non dissimile dal -5,6% delle Kazatomprom (in euro e dividendi inclusi). Molto più rilevante il risultato delle Cameco: hanno messo su il 13%, contro il +2% sullo stesso periodo del settore delle materie prime. Dal primo consiglio di ottobre 2021 (vedi n° 1435) le azioni Cameco e Kazatomprom hanno fatto, in euro e dividendi inclusi, rispettivamente +6,6% e -27,5% (su quest’ultimo risultato hanno pesato disordini in Kazakistan). Ai tempi l’Etf Sprott uranium miners non era ancora quotato su Piazza Affari, ma solo su New York (il risultato da allora in euro e dividendi inclusi è di -25% circa).
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