Ottimismo forzato: la settimana delle Borse

La settimana delle Borse
La settimana delle Borse
È stata la Cina a preoccupare i mercati in agosto: la crescita economica è inferiore alle attese, gravata dalla crisi del settore immobiliare. In settimana sono emersi altri dettagli sinistri – Rolex per la prima volta in un anno ha visto calare le vendite di orologi in Cina – ma il mercato ha provato a lasciarsi rassicurare da alcuni interventi delle Autorità cinesi.
Dall’Europa non sono arrivati dati rassicuranti: in Germania gli indici su manifattura e servizi si sono attestati su valori che indicano una contrazione. Ancora una volta, però, il mercato si è lasciato cullare dalla speranza che con questi dati la Banca centrale europea possa procedere con una politica sui tassi d’interesse più morbida – ma l’istituto continua a ribadire l’importanza della lotta all’inflazione.
L’economia Usa sembra più robusta – richieste dei sussidi alla disoccupazione migliori delle attese – ma tra il calo delle vendite di case esistenti (vedi articolo qui) e le tensioni sulle banche (vedi paragrafo seguente) gli elementi di preoccupazione non mancano.
Ecco l’andamento della settimana per le Borse consigliate (prima in valuta locale e poi in euro): Australia: -0,5%; +0,1%; Canada: invariata; +0,4%; Cina: +0,6%; +1,6%; Corea: +0,6%; +2,5%; Giappone: +0,6%; +0,6%; Indonesia: +0,6%; +1,4%; Messico: invariata; +2,4%; Regno Unito: +1,1%; +0,6%; Svezia: +0,1%; +0,1%; Stati Uniti: +0,8%; +1,8%; Svizzera: +1,1%; +1,4%
Continua ad abbattersi la scure delle agenzie di rating sulle banche Usa: dopo Moody’s, in settimana anche S&P ha tagliato il giudizio d’affidabilità su alcune banche di medie dimensioni, con l’effetto che le azioni del settore hanno chiuso mediamente in calo del 2%.
Situazione opposta, invece, per le banche italiane, che mediamente hanno messo su lo 0,6% – è il risultato dell’Etp Wisdomtree Ftse mib banks (243,81 euro, Isin IE00BYMB4Q22). Del resto, in media le banche italiane hanno chiuso il primo semestre con risultati superiori alle attese, con una crescita del margine d’interesse – semplificando, è quanto riescono a guadagnare dalla differenza tra i tassi d’interesse pagati sui depositi e quelli incassi su mutui e prestiti – in alcuni casi anche del 70%.
Che i tassi sui depositi siano rimasti bassi è un dato di fatto (vedi articolo qui) e questo portato il Governo a varare una tassazione extra per le banche, proprio su quel margine d’interesse. Attenzione, però: la norma è stata già addolcita e in settimana è parso possibile che possa esserlo ulteriormente. Questo ha permesso il rimbalzo, ma le nubi che gravano sul settore bancario – dal rallentamento economico al possibile aumento dei crediti deteriorati – ci portano a consigliarti di non investire sulle azioni delle banche italiane.
Solo chi ha comprato in passato in ottica speculativa l’Etp Wisdomtree Ftse mib banks per scommettere su “matrimoni” nel settore bancario europeo, si limiti a mantenere le quote dell’Etp che ha ancora in portafoglio (vedi possibili novità per Mediobanca). Tutti gli altri vendano le azioni delle banche italiane.
A sostenere il mercato ci ha pensato il colosso dei microchip Nvidia (460,18 Usd; Isin US67066G1040), che ha presentato conti trimestrali superiori alle attese e ha chiuso la settimana salendo del 6,3%. È una corsa esagerata: pur ammettendo che possa chiudere l’anno fiscale 2023/2024 (termina a fine gennaio) con utili per azione poco più che triplicati rispetto a quelli del 2022/23, il rapporto tra prezzo e utili attesi è pari a circa 43, cioè 3,4 volte quanto il mercato paga, in media, per gli utili attesi delle altre società del settore. Il rapporto tra prezzo di Borsa e valore contabile atteso di Nvidia è addirittura di 28 contro circa 2 per le altre azioni del suo settore (consideralo un “prezzo al chilo”).
Indicatori fuori giri che si giustificano con la scommessa che il gruppo continui a registrare tassi di crescita stellari grazie all’intelligenza artificiale. Scommessa troppo rischiosa, anche alla luce del peggioramento delle relazioni Usa-Cina – sottolineato dal gruppo. Non acquistare Nvidia.
Sulla scia dell’entusiasmo per Nvidia è vicina allo sbarco in Borsa Arm Holding, società che realizza l’architettura necessaria per tanti microchip (anche quelli di Nvidia). Non si sa né quando il collocamento ci sarà, né il prezzo d’offerta. Sulla stampa, però, si riporta che Softbank (il venditore delle azioni Arm) punti a una valutazione di Arm di circa 70 miliardi di dollari.
È uno sproposito per tre ragioni. Primo: Softbank nel bilancio chiuso a giugno ha valutato Arm 45 miliardi di dollari. Significa un incremento del valore di circa il 50% in circa due mesi, che nemmeno il titolo Nvidia ha fatto sullo stesso periodo (+8,8%). Secondo: Arm sta sì investendo su settori alternativi, ma resta dipendente dal mercato dei telefonini, che è in uno dei periodi più difficili della sua storia. Non per nulla nel periodo marzo-giugno 2023 (primo trimestre dell’anno fiscale 2023/24) Arm ha registrato un calo dei ricavi del 2,4% rispetto a un anno fa (Nvidia, per dire, li ha raddoppiati). Terzo: il gruppo ha chiuso il 2022/23 con utili in calo del 4,5% e il primo trimestre del 2023/24 con utili dimezzati rispetto a un anno prima. Pur ipotizzando un recupero grazie agli investimenti in segmenti alternativi e che possa chiudere il 2023/24 con utili raddoppiati, a una valutazione di 70 miliardi significa pagarne gli utili circa 70 volte, più delle 43 volte di Nvidia.
Insomma, Softbank sta spremendo il limone, cercando di sfruttare la “moda” dell’intelligenza artificiale. Le azioni Arm, per quanto al momento a disposizione, sembrano titoli sopravvalutati e, quindi, da non comprare. Ciò nonostante, proprio per questa “moda” dell’intelligenza artificiale, non escludiamo possibili rialzi nel primo giorno di quotazione, di cui tu, comunque, purtroppo non potrai approfittare (vedi risposte qui sotto).
Sono anni che Softbank prova a vendere Arm. Nel 2020 sembrava fatta perché Arm fosse rilevata da Nvidia, ma poi per questioni di Antitrust non se n’è fatto più nulla. Il gruppo giapponese Softbank nel 2016 aveva rilevato tutta Arm per circa 32 miliardi di dollari.
Per spingere la valutazione di Arm verso i 70 miliardi di dollari, Softbank ha fatto poche settimane fa un’operazione con un suo fondo controllato, chiamato Vision Fund: in pratica, ha ricomprato da quest’ultimo il 25% di Arm che gli aveva venduto in precedenza, pagando un prezzo che valuta tutta Arm circa 64 miliardi di dollari – in questa operazione “di giro”, Softbank ci ha rimesso, ma Vision Fund (sostenuto da investitori sauditi, da anni in perdita) ci ha guadagnato.
@Armando L’operazione con cui una società decide di quotarsi in Borsa prende, in inglese, il nome di IPO. Partecipando all’IPO compri azioni prima dello sbarco in Borsa. Non è da confondersi con l’OPA, acronimo che indica il lancio di un’offerta d’acquisto sulle azioni di una società già quotate e scambiate in Borsa.
@Stefano Le IPO sul mercato americano funzionano in modo diverso rispetto all’Italia: le informazioni rilevanti per una valutazione vengono comunicate al pubblico a collocamento di fatto concluso. Per questo il collocamento avviene a investitori istituzionali. Partecipare alle IPO Usa, per un risparmiatore italiano, è impossibile.
@Vittorio Come spieghiamo a fianco, partecipare alle IPO americane è impossibile. Puoi solo comprare le azioni una volta che iniziano a essere scambiate in Borsa. Attenzione: spesso non puoi nemmeno il primo giorno in quanto gli intermediari hanno bisogno di tempo per “censire” il nuovo titolo e renderlo disponibile.
Prezzi di riferimento alla chiusura del 25/8/23
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