Toglietemi tutto, ma non la vacanza

Toglietemi tutto, ma non la vacanza
Toglietemi tutto, ma non la vacanza
Secondo i recenti dati comunicati dalle istituzioni europee (Eurostat) a luglio (ultimi dati disponibili) l’inflazione nella zona euro si è attestata su valori in crescita del 5,3% annui: significa che per i consumatori, tutto costa in media il 5,3% in più rispetto all’anno scorso. Il carovita, però, morde in modo differente a seconda delle varie tipologie di beni e il costo dei voli domestici e delle stanze di alberghi e simili – i due servizi per eccellenza delle vacanze – sono saliti in modo particolare: il rincaro medio dei prezzi dei voli domestici è stato di ben il 17,8% rispetto a un anno fa, mentre quello delle stanze d’albergo è salito dell’8,8%. Se guardiamo i dati di aprile (periodo in cui verosimilmente si è prenotata la vacanza), notiamo come i rialzi erano stati ancora più significativi: il rincaro dei voli domestici era stato di ben il 25,3% rispetto all’aprile 2022, mentre il rincaro dei prezzi degli alberghi si situava a +12,5% – anche in questo caso entrambi i valori risultavano superiori a quello medio (+7%) del carovita nella zona euro.
Se ci concentriamo su soli dati per l’Italia di Eurostat, i rincari nel turismo risultano ancora più marcati: a luglio, +26,1% per i voli domestici e +17,5% per gli alberghi contro un’inflazione media del 6,3% annua (in aprile, i dati erano +49,3% in un anno per i voli domestici, +16,6% per gli alberghi contro un dato generale dell’inflazione in Italia dell’8,6%).
Tutto questo, però, non sembra aver frenato la voglia di vacanza. Sempre secondo Eurostat già nel primo trimestre dell’anno le presenze nelle strutture alberghiere europee erano persino superiori a quello dello stesso periodo pre-pandemico (primo trimestre del 2019). Inoltre, stando all’ultimo report della IATA (una sorta di Confindustria delle compagnie aeree), il rialzo dei prezzi in Europa non ha spaventato né i viaggiatori europei (sulle tratte domestiche il progresso del loro numero sui voli è stato di circa il 14% rispetto al giugno del 2019, pre-pandemico), né troppo quelli internazionali, con gli americani, in particolare, che a giugno hanno volato in Europa più di quanto non avevano fatto nello stesso periodo del 2019.
Il tasso di riempimento degli aerei (il cosiddetto load factor) è stato vicino ai massimi storici di giugno per l’intero settore dell’aviazione civile, con punte record in Europa.
Albergatori e compagnie aeree si sono difese dalle polemiche giustificando i rialzi con l’aumento dei loro costi. C’è, in questo, un fondo di verità, ma i bilanci delle società quotate in Borsa del settore dimostrano che i rialzi dei prezzi praticati ai viaggiatori sembrano aver ampiamente compensato il rincaro dei costi: l’utile industriale, ovvero quanto resta dopo che ai ricavi si tolgono i costi operativi (carburante, cibo, pulizie, personale…), a metà agosto risultava su valori superiori a quelli di un anno per circa il 140% per le compagnie aeree e per circa il 40% per gli alberghi. Sono risultati che si sono riflessi nell’andamento in Borsa delle azioni delle società del settore: l’Etf The Travel (6,065 euro; Isin IE00BMFNW783), che abbiamo consigliato in passato per una scommessa sulla voglia di turismo (vedi n° 1457), in quanto punta su diverse azioni del settore, ha guadagno nel 2023 circa il 20%, un risultato che fa impallidire il +9,6% medio delle Borse mondiali (dato in euro e che tiene anche dei dividendi pagati dalle società).
Il dato di utile industriale citato a fianco prende in finanza il nome di EBITDA. Il dato riportato qui è fornito da Refinitiv Datastream e fa riferimento ai valori annuali (ultimi 12 mesi) disponibili alle date indicate.
L’Etf The Travel prima aveva un altro nome (vedi n° 1513). È stato consigliato per una scommessa ad aprile 2022 (vedi n° 1457). Da allora perde circa lo 0,6% a fronte di un calo delle Borse mondiali dell’1,4% (in euro e dividendi inclusi).
Puntare, dunque, sul settore del turismo acquistando quote dell’Etf suddetto? Noi consigliamo di limitarti a mantenere le quote che già hai, ma, se non le hai, non consigliamo di acquistarle ore. Ci sono, infatti, diverse incognite che gravano sul settore. Prima: un flusso turistico cinese inferiore al previsto, dovuto alla crisi del settore immobiliare nel Paese. Secondo: i consumatori occidentali si sono dimostrati disposti a spendere tanto per le proprie vacanze, ma saranno disposti a farlo anche in un periodo non festivo? C’è il rischio che i risultati dei prossimi trimestri, complice l’atteso ulteriore rialzo del costo del denaro, possano essere peggiori delle attese. Terzo: la clientela “business” sembra aver cambiato le proprie abitudini e i viaggi e le trasferte di lavoro non riescono a ritrovare i valori conosciuti precedenti alla pandemia. Si tratta di clientela pregiata su cui gli attori del settore fanno affidamento per alzare i margini di redditività. Certo, ci sono anche delle prospettive positive – la Cina, per esempio, dopo le restrizioni pandemiche ha, solo poche settimane fa, autorizzato viaggi di gruppo per diverse destinazioni, fatto che, in assenza di crisi nel Paese, potrebbe far ripartire le presenze su quelle tratte internazionali con l’Asia che non hanno ancora ritrovato i valori pre-pandemici – ma in generale riteniamo che il rapporto tra rischi e prospettive sia correttamente valutato.
L’EBITDA del settore aereo è ancora di circa il 15% inferiore a quello della fine del 2019. Quello del settore alberghiero, invece, è di circa il 27% superiore. Il debito netto delle catene alberghiere in Borsa è, però, ancora superiore del 21% rispetto ai valori di fine 2019, mentre per le compagnie aeree è sui valori di allora.
In passato ti avevamo suggerito due scommesse secche su due titoli del settore: l’americana United Airlines (49,4 Usd; Isin US9100471096) per il settore aereo e la francese Accor (32,31 euro; Isin FR0000120404) per quanto riguarda il settore alberghiero. Entrambe le società hanno presentato per la prima parte dell’anno risultati superiori alle attese – United Airlines è tornata in utile nel primo semestre 2023 e nel secondo trimestre ha poco più che triplicato gli utili rispetto al secondo trimestre 2022, mentre Accor ha chiuso il primo semestre con un utile pari a quasi 8 volte quello del primo semestre del 2022 – ed entrambe hanno migliorato le prospettive per il resto dell’anno. Negli ultimi giorni, però, entrambi i titoli hanno ripiegato in modo più marcato del settore: risentono particolarmente del rischio di una crisi immobiliare in Cina che determini una riduzione dei flussi turistici cinesi. Sia le United Airlines, sia le Accor, però, conservano un bilancio molto positivo per il 2023 e migliore di quello del settore di riferimento: +29% per le United Airlines (in euro e dividendi inclusi) e ben +43% per le Accor (dividendi inclusi). In particolar modo, il risultato delle Accor ci sembra non giustificare più i rischi di una contrazione del turismo internazionale nel caso di un rallentamento economico globale innescato dalla crisi immobiliare cinese. Vendi tutte le Accor che ti sono rimaste. Limitati, invece, a mantenere (non acquistarle se non le hai) la United Airlines, che hanno già pagato di più in Borsa i timori degli ultimi giorni.
Ti abbiamo già consigliato di vendere una fetta di azioni Accor a maggio 2023 (vedi n° 1513). Da allora le Accor sono salite del 3,3%, portando il bilancio dei guadagni su questa seconda fetta di vendita tra il +40% (per chi ha comprato a ottobre 2022, vedi n° 1483) e il +6,6% (per chi ha comprato a maggio 2021, vedi n° 1416). Il bilancio (in euro e dividendi inclusi) per le United Airlines al momento oscilla tra una sostanziale parità (+1,1%; per chi ha comprato a maggio 2021, vedi n° 1416) e un guadagno di circa il 18% (per chi ha comprato a luglio 2022, vedi n° 1472).
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