Prezzo al momento dell'analisi (22/08/2023): 0,276 euro
Nell’immediato, Telecom Italia ha reagito positivamente alla notizia sull’accordo preliminare tra il MEF e il fondo KKR, ma non basta certo a compensare l’andamento negativo degli ultimi anni. Le incognite sulla strada dello scorporo della rete restano numerose, limitati a mantenere il titolo.
Dopo le novità di agosto, di cui vi abbiamo parlato sul nostro sito, cresce l’attesa per le prossime mosse sullo scorporo della rete di Telecom Italia. Ma facciamo un passo indietro: la principale novità emersa in queste ultime settimane è l’accordo preliminare tra il Ministero dell’economia e delle finanze (MEF) e il fondo americano KKR per il potenziale ingresso del Tesoro, con una quota fino al 20%, nella cosiddetta Netco, cioè la società in cui sarà scorporata la rete oggi di proprietà di Telecom. Entro fine settembre KKR dovrebbe presentare un’offerta vincolante per acquistare la maggioranza (si parla del 65%) di questa Netco, mentre la parte restante dovrebbe andare in mano italiana (una parte potrebbe restare alla stessa Telecom); per questo, l’accordo di queste settimane sulla possibile “fetta” acquistata dal MEF rappresenta un tassello importante del puzzle, anche se, come già abbiamo avuto modo di dirti, non c’è ancora nulla di definitivo. Oltre all’attesa dell’offerta di KKR entro fine settembre e della conferma ufficiale del ruolo che avrà il MEF, l’altra incognita che sta tenendo banco in questi giorni è come questa operazione di scorporo, sempre che vada a buon fine, impatterà sull’ingente debito di Telecom. Sicuramente ne uscirà alleggerito, grazie alla suddivisione tra Netco e Telecom e grazie alle risorse apportate dai soci, ma è ancora tutto da vedere se basterà a riportarlo su livelli tali da ridurre gli elevati tassi di interesse che il gruppo deve oggi pagare per convincere gli investitori ad acquistare i suoi bond. Il passo successivo a tutte queste manovre sarà poi capire se ci sono margini per arrivare alla costruzione di una rete unica con Open Fiber (che peraltro è a maggioranza pubblica, tramite il 60% posseduto da Cdp), evitando duplicazioni di costi e investimenti con due reti distinte (quella di Netco e quella di Open Fiber). Nel frattempo, di concreto c’è che il primo semestre dell’anno si è chiuso ancora in rosso per Telecom (perdita di 813 milioni di euro, cioè 0,04 euro per azione, contro i 483 milioni di euro del primo semestre 2022) nonostante alcuni segnali positivi come il ritorno alla crescita dei ricavi domestici per la prima volta da 5 anni. Alla luce di tutte queste informazioni, stimiamo una perdita di 0,03 euro per azione per il 2023 e un utile di 0,02 euro per azione per il 2024. Limitati a mantenere il titolo se già l’hai in portafoglio.