La settimana delle Borse: paure dalla Cina

La settimana delle Borse
La settimana delle Borse
Sono state le notizie arrivate dalla Cina a dare inquietudine ai mercati nel corso della terza settimana di agosto. In prima battuta, sia i dati sulla produzione industriale, sia quelli sulle vendite al dettaglio cinesi si sono dimostrati al di sotto delle aspettative. In seconda battuta, è tornata la paura di una crisi generalizzata del settore immobiliare in Cina: un paio di importanti società non hanno pagato i debiti che avevano nei confronti dei creditori e il colosso Evergrande – che già alla fine del 2021 non aveva pagato i creditori e che da lì in avanti aveva cercato faticosamente di mettere in pista un piano di ristrutturazione – è andato ufficialmente in concordato preventivo a New York (non è un fallimento, ma poco ci manca).
Tutto questo non poteva che spaventare i mercati, che non sono stati rassicurati dalle manovre di sostegno delle autorità cinesi: la Cina è uno dei traini dell’economia globale e sono tante le società che fanno affari con il Dragone e che, quindi, potrebbero registrare un netto calo del giro d’affari se la crescita economica cinese dovesse ulteriormente rallentare.
A questo aggiungici il timore per ulteriori rialzi dei tassi d’interesse in Occidente per spiegare perché i principali listini si stanno avviando a chiudere la settimana con bilanci in rosso. Confermiamo, però, la presenza delle azioni cinesi nelle nostre strategie d’investimento: nonostante l’oggettivo momento difficile, la Cina mantiene degli innegabili punti di forza – citiamo, su tutti, il vantaggio in termini di costi energetici, visto che può contare su forniture a basso costo dalla Russia e ha le tecnologie e le materie prime necessarie alla transazione energetica.
Ecco l’andamento della settimana per le Borse consigliate (prima in valuta locale e poi in euro).
Australia: -2,6%; -3,3%
Canada: -3%; -2,9%
Cina: -4,5%; -3,7%
Corea: -3,4%; -3,8%
Giappone: -3,2%; -3,3%
Indonesia: -0,4%; -0,1%
Messico: -0,1%; -0,3%
Regno Unito: -2,8%; -1,8%
Svezia: -2,2%; -2,3%
Stati Uniti: -2,1%; -1,4%
Svizzera: -1,8%; -1,4%
La tensione sul settore immobiliare cinese non poteva che avere riflessi in generale su tutte le azioni del settore: Atenor (24 euro; Isin BE0003837540) si avvia a chiudere la settimana con un calo di circa il 6,3%. A pesare il timore che il secondo semestre del 2023, complice un ulteriore rialzo dei tassi d’interesse, possa essere anche peggiore del primo – il gruppo lo ha chiuso con una perdita di quasi 8 euro per azione per effetto delle pesanti svalutazioni di valore su 5 progetti immobiliari in Germania e in Europa Centrale.
Non è un momento ideale per il settore, ma il gruppo è già corso ai ripari annunciando un aumento di capitale (ci sarà in autunno, seguici per le novità) e conserva in portafoglio 35 progetti immobiliari in siti eccellenti che garantiscono, a nostro parere, buone prospettive nel medio-lungo periodo. In tale ottica, mantieni le azioni Atenor che già hai.
Settimana da dimenticare anche per il settore finanziario. Le banche americane si avviano a chiudere la settimana con un calo medio del 5% dopo la notizia di possibili nuove regole per cercare difenderne la solidità – bene per i correntisti, ma significa accantonare soldi che non potranno essere distribuiti come dividendi o come acquisto di azioni proprie, quindi non il massimo per quanto riguarda la redditività dell’investimento azionario – e i rischi di possibili ulteriori riduzioni del giudizio d’affidabilità anche su banche importanti.
Il rischio di una frizione tra il Governo italiano e la Banca centrale europea – che pare indispettita dalla tassazione degli extra-profitti delle banche decisa dall’Italia – potrebbe, invece, portare tensioni sul debito pubblico italiano, con rialzo dei rendimenti e calo dei prezzi di titoli di Stato già sul mercato: siccome le banche ne sono piene, anche le azioni bancarie italiane hanno ripiegato sul finire della settimana e si avviano a chiuderla in calo dell’1,2%.
In Svizzera, le azioni UBS (20,37 franchi svizzeri; Isin CH0244767585) si avviano a chiudere la settimana in calo dell’1,6%: tirano il fiato dopo lo scatto del 7,6% della settimana precedente legato alla rinuncia alla garanzia statale svizzera per proteggersi dalle perdite che potrebbero derivare dall’acquisizione del Credit Suisse – un segnale di fiducia – e dall’accordo per mettere fine a delle accuse di frode negli Usa. Le incognite, però, restano e restiamo prudenti col consiglio: mantieni.
Anche il settore assicurativo non poteva che risentire del possibile deterioramento del contesto economico: le Axa (26,98 euro; Isin FR0000120628), per esempio, si avviano a chiudere la settimana in calo del 3,1%. Noi restiamo in attesa del nuovo piano di crescita dopo che il gruppo aveva mostrato dati rassicuranti per il primo semestre – maggiore solidità patrimoniale, ricavi in crescita del 2% e utile operativo in salita del 5% grazie al traino del ramo danni. Se hai le Axa puoi mantenerle.
Non poteva che cedere un po’ il prezzo del petrolio (circa -3%), sulla scia dei timori di una minore domanda cinese. Il prezzo del greggio di qualità brent si avvia comunque a chiudere la settimana ancora su valori superiori agli 80 dollari al barile. Le Exxon Mobil (108,4 Usd; Isin US30231G1022) si avviano a chiudere la settimana in calo del 3,1% continuando negli alti e bassi delle ultime settimane, condizionati anche da risultati trimestrali un po’ al di sotto delle attese di mercato – il gruppo risente più di altre società del settore della debolezza delle attività di raffinazione. Migliori sono stati i risultati semestrali mostrati da Chevron (159,75 Usd; Isin US1667641005), ma il gruppo si avvia a chiudere comunque la settimana in calo del 2,7%. Sono entrambi titoli da mantenere, ma da non acquistare ora.
Variazioni, prezzi e valutazioni sui dati disponibili alle ore 14 CET del 18 agosto 2023.
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